Antoniazzi Elsa
La ricchezza delle diversità
2021/2, p. 46
La presentazione del testo “Sinfonia di ministeri”, di mons. Fabio Fabene con prefazione di papa Francesco, risente della promulgazione del Motu proprio “Spiritus Domini”. Prima di quella data uno dei punti d’interesse era il fatto che parlasse esplicitamente di ministeri per uomini e donne, senza specificare, ma anche senza indicare, ministeri che fossero femminili, piuttosto che maschili.

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NOVITÀ LIBRARIA
La ricchezza delle diversità
La presentazione del testo “Sinfonia di ministeri”, di mons. Fabio Fabene (Edizioni San Paolo e Libreria Vaticana), con prefazione di papa Francesco, risente della promulgazione del Motu proprio “Spiritus Domini”. Prima di quella data uno dei punti d’interesse era il fatto che parlasse esplicitamente di ministeri per uomini e donne, senza specificare, ma anche senza indicare, ministeri che fossero femminili, piuttosto che maschili. Questo è già un dato importante, perché si sa che quando si caratterizza con maschile e femminile si rischiano stereotipi di genere.
“Una Chiesa poliedrica”
Nondimeno il testo ci offre suggestioni per prassi innovative. Senza mezzi termini il primo capitolo si intitola «Un sinodo speciale con un risvolto universale». Il richiamo è alla ricchezza delle diversità delle Chiese particolari e delle loro culture «formando una Chiesa poliedrica» (p. 24). L’immagine di papa Francesco (Evangelii gaudium 236) ci ha affascinato per un po’, ma forse è troppo difficile per l'immaginario e soprattutto per la prassi, così ormai assente dal discorso ecclesiale corrente.
E invece essa è immagine forse non bella da rappresentare, a prima vista non armonica, ma preziosa per creare lo spazio di percorsi diversi con reciproci influssi.
Se l’immagine del poliedro vale per la Chiesa tutta, vale anche per la singola comunità locale, che può così pensare alla comunità cristiana come realtà molto variegata.
Una varietà che non è semplicemente espressione di molte individualità, piuttosto è frutto dello sforzo comune di essere fedeli alla tradizione della stessa Chiesa locale, della stessa comunità e nello stesso tempo creativi per poter vivere il Vangelo all’interno di ogni tempo e per aiutare ogni essere umano ad incontrare il Signore.
Per questo i ministeri sono realtà profondamente laicale, perché nascono dalla condivisione dei problemi affrontati nelle società in cui i cristiani desiderano essere presenti. Che diverse attenzioni pastorali diventino ministeri, aiuta a configurare il volto della comunità e del servizio, degli altri ruoli nella Chiesa, senza trasformare la vita ecclesiale in una macchina complessa.
Per una prassi coraggiosa e creativa
Il testo si impegna a suggerire come dal Sinodo amazzonico siano nate parole che valgono per tutti, con l’evidente approvazione del Papa, visto che ne ha scritto la prefazione.
I temi di Querida Amazonia coinvolgono tutta la Chiesa. Un po’ è così per definizione, se restiamo fedeli all'immagine del poliedro proposta da papa Francesco “che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità (EG 236).” E infatti, scorrendo il ricco elenco di ministeri proposti, vediamo che essi non sono certo esclusivi dell’Amazzonia: il ministero per la promozione della giustizia, per la difesa del creato, quelli legati alla pastorale familiare e giovanile. Un elenco provvisorio che potrà essere arricchito da una prassi coraggiosa e ricca di fantasia, già sottolineata da papa Francesco (QA,66). Nell’elenco offerto da mons. Fabene appare chiara la dimensione laicale dei ministeri. I capitoli dedicati alla definizione dei ministeri istituiti e del loro rapporto con il ministero sacerdotale aiutano a fare chiarezza e a muoversi, dunque, con grande libertà e consapevoli dei diritti e dei doveri dei ministri, per dirla con il diritto canonico.
Abitualmente nel discorso ecclesiologico non amiamo vocaboli giuridici; questa volta il richiamo aiuta a ricordare che dietro ad ogni figura ecclesiale c’è l’opera dello Spirito di cui ciascuno e la comunità tutta, sono chiamati all’accoglienza. Per questo il diritto di ciascun ministro è legato alla possibilità di porre se stesso a servizio della comunità, così come suggerito dallo Spirito. E il dovere, viceversa, ricorda a tutti il compito di obbedienza.
L’attenzione che l’autore dà alla presenza dello Spirito in ordine ai ministeri è importante perché, a parere di chi scrive, aiuta a offrire il buon legame tra la vita di ciascuno, nella sua ferialità e l’azione pastorale.
Se i diversi ambiti di servizio nascono dallo Spirito e sono custoditi come sguardo spirituale, trasformano la prosaicità dei diversi aspetti in elemento utile per servire gli uomini e le donne del proprio tempo. Esplicitamente mons. Fabene scrive: «Senza questo sguardo crismale si corre il pericolo, a cui spesso richiama papa Francesco, di fare della Chiesa una ONG o di essere gnostici e pelagiani, eresie sempre in agguato nella Chiesa».
Il volume è agile e trasmette il senso di urgenza a compiere passi significativi in questo senso. Un sentire che ci ha spesso trasmesso papa Francesco e che sottolinea anche nella prefazione: «È l’ora che i laici facciano un passo in avanti, un passo in più» (p.5).
Forse non tutti sono convinti dell’utilità dell’istituzione di molti ministeri, quasi a cadere nell’esasperata attenzione alla struttura; le parole conclusive della prefazione ci conducono alla forza vitale che genera la riflessione sui ministeri: «Una Chiesa tutta ministeriale manifesta un Popolo dai mille volti. È una Chiesa dove il ruolo della donna è centrale. È una Chiesa perennemente fecondata dallo Spirito, che «con la forza del Vangelo fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo» (LG 4).
ELSA ANTONIAZZI