Sisci Francesco
Le mani della Cina sull'Africa
2021/2, p. 23
Circa due milioni di cinesi vivono e lavorano in Africa, mentre erano poche migliaia due decenni fa. I corrispondenti stranieri affermano che la Cina è lì per gli affari non per migliorare la vita degli africani né per diffondere idee o valori. Ma che significato ha realmente questa presenza?

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VERSO UN NEOCOLONIALISMO?
Le mani della Cina
sull’Africa
Circa due milioni di cinesi vivono e lavorano in Africa, mentre erano poche migliaia due decenni fa. I corrispondenti stranieri affermano che la Cina è lì per gli affari non per migliorare la vita degli africani né per diffondere idee o valori. Ma che significato ha realmente questa presenza?
Il commercio e gli investimenti cinesi in Africa sono i fattori più importanti che hanno permesso a ondate di milioni di africani di permettersi di poter pagare migliaia di dollari ai trafficanti di esseri umani per avere la possibilità di una vita migliore attraverso il Mar Mediterraneo. Questa migrazione, a sua volta, modificando le abitudini sociali e l'antropologia, costituisce un elemento cruciale che altera la politica europea, polarizza le passioni e alimenta i nuovi sentimenti populisti di destra nel vecchio continente.
Tuttavia, a guardare le cose da Pechino, queste sono tutte conseguenze non intenzionali di un semplice incentivo: acquistare materie prime dall'Africa per alimentare la crescita cinese pagandole con infrastrutture, trasferimento industriale e beni manufatti con un rapporto prezzo / qualità migliore di quelli provenienti dai paesi sviluppati.
Un processo che sta modificando l’Africa
Questo processo, che ha richiesto circa 20 anni per svilupparsi, sta modificando per sempre l'Africa con la crescita di una nuova classe media senza precedenti. Di queste persone, le più coraggiose di rango medio-basso si stanno spostando verso nord; i più ricchi rimangono a casa per iniziare una vita nuova e nuove iniziative; e quelli della classe più bassa, che si sentono emarginati, possono ingrossare le schiere religiose e non religiose che vagano per il continente come uccelli rapaci in cerca di facile rapina, vendetta sociale o tutte due le cose.
Per avere qualche riferimento, gli investimenti cinesi in Africa sono aumentati da 75 milioni di dollari USA nel 2003 a 5,4 miliardi di dollari nel 2018. Il valore del commercio Cina-Africa nel 2018 è stato di 185 miliardi di dollari, rispetto ai 155 miliardi di dollari del 2017. Nel 2018, il più grande esportatore verso la Cina dall'Africa è stata l'Angola, seguita dal Sud Africa e dalla Repubblica del Congo. Nel 2018, il Sud Africa è stato il maggiore acquirente di beni cinesi, seguito da Nigeria ed Egitto.
Circa due milioni di cinesi vivono e lavorano in Africa, mentre erano poche migliaia due decenni fa. La Cina ha offerto un imponente aiuto nell'assistenza sanitaria. Il servizio Internet cinese, la piattaforma di mercato Alibaba e i sistemi finanziari e di trasferimento di denaro di Tencent stanno cambiando le abitudini di acquisto e le modalità di fare affari. La vita in Africa si sta evolvendo a causa della Cina. Questo, per l'importanza diretta e indiretta dell'Africa per il mondo intero e per l'Europa in particolare, è un trend positivo per tutti. O almeno dovrebbe esserlo.
La Cina che si è fatta nera
Non è chiaro tuttavia come questo enorme sforzo abbia migliorato, se non del tutto, l'immagine della Cina in Africa e nel mondo. È del tutto possibile che la narrativa comune e la percezione della Cina siano peggiorate. L'impressione che la Cina ha dato al mondo è che si tratti di un nuovo tentativo di colonizzazione paternalistica nel vecchio continente. I corrispondenti stranieri affermano che la Cina non è interessata a migliorare la vita degli africani comuni, che i cinesi non si mescolano con gli africani e non sono interessati a ciò che accade nel continente. Sono lì per gli affari non per migliorare la vita, per diffondere idee o valori. A molti ciò appare indifferente e insensibile.
Sicuramente, questo disinteresse, vero o falso, non è in alcun modo paragonabile all'entità del danno che gli europei hanno inflitto al continente. I colonizzatori europei massacrarono e ridussero in schiavitù molti milioni di africani e distrussero il tessuto e la civiltà del continente. Hanno persino cancellato la memoria di potenti imperi come il regno del Mali o l'impero dell'Etiopia che ha governato quella parte del mondo per secoli, e portato ricchezza e contribuito alla civiltà del Mediterraneo. Nessun cinese ha fatto agli africani ciò che gli europei hanno fatto solo pochi decenni fa.
Tuttavia, il mondo è cambiato completamente in pochi decenni e una mentalità coloniale molto meno oppressiva, che può ancora essere percepita come "coloniale", ora diventa meno tollerabile nella mentalità globale.
Ciò rende la presenza europea e i crimini del passato in qualche modo più facilmente "dimenticabili" e "perdonabili" perché possono essere attribuiti al passato. Tuttavia, il comportamento molto più umano cinese è meno perdonabile ora che l'asticella della buona condotta è stata alzata. E, comunque, i due non possono essere paragonati: un grave errore commesso in passato da X non giustifica un errore minore commesso ora da Y. L'Africa e il mondo non sarebbero disposti ad avere un nuovo colonizzatore che sostituisce quello vecchio.
Inoltre, gli europei hanno esportato valori e affermato che portavano la civiltà a gente non civilizzata. L'affermazione era ovviamente falsa, ma almeno conferiva uno scopo umanitario al vecchio sfruttamento bianco del continente.
Non ha portato valori, ma solo denaro
La Cina non ha preteso di portare valori controversi, ma non ha portato nient'altro che denaro. Inoltre, i cinesi non sono capaci a lavorare servendosi di lavoratori africani e portando nel continente i propri operai dal loro paese. All'inizio, questo ha causato alcuni scontri di culture e abitudini, perciò le autorità cinesi hanno isolato i propri lavoratori in Africa in campi separati con poco o nessuno scambio con la gente del luogo.
Ciò ha reso più facili i rapporti con i leader locali e senza i fronzoli di valori esterni e talvolta ipocriti. Tuttavia, il loro modello di pagamento ha anche creato in tutta l'Africa una nuova modalità di fare gli affari.
Non bastava pagare il presidente o il primo ministro del paese – anche i piccoli capi tribù volevano la loro quota di affari. Un'ondata di rapimenti e sparatorie di lavoratori cinesi in Africa costrinse i cinesi a pagare per le loro vite da cima a fondo.
Alcune imprese cinesi si sono sentite obbligate ad andare avanti attraverso la corruzione tra le file della leadership. Alcuni cinesi si sono lamentati del fatto che alla fine della giornata perdevano soldi in Africa, senza dare nessun guadagno. Inoltre, è stato tutto fatto in modo sporco in cui la gente comune ha beneficiato ben poco da tutti gli affari e dalle buste rosse scambiate a mano e non hanno avuto buona impressione dei cinesi. Rispetto alla passata colonizzazione bianca, che si è fatta strada attraverso l'Africa con la forza bruta, è sicuramente migliore. Ma, ancora una volta, i tempi sono diversi.
Nel frattempo, ora l'Europa e l'America stanno facendo uno sforzo per integrare e promuovere persone di origine africana nella politica e negli affari correnti. Questo è ormai tardi e sicuramente non basta, ma c'è almeno uno sforzo, e manda un segnale importante al continente.
Lo stesso non sta avvenendo in Cina. Ci sono milioni di giovani uomini e donne africani che vivono principalmente nell'area di Guangzhou. Si trovano a disagio ai margini della società cinese, spesso senza documenti e a mala pena tollerati dalle autorità cinesi. È un fenomeno noto sia in Africa, in Europa e in America.
Tutto sommato, questo rafforza l'impressione della presenza cinese in Africa come di una neo-colonizzazione e mancanza di buona volontà nei confronti degli africani. Vero o falso, la Cina a quanto pare non sta tenendo conto di questa impressione, che ovviamente è dannosa per la Cina stessa.
Ma anche gli intellettuali africani possono guardare dall’alto al basso i cinesi. Dopotutto, negli ultimi decenni la Nigeria da sola ha prodotto alcuni degli scrittori più influenti al mondo, tra cui Chinua Achebe e Wole Soyinka. Forse sono più leggibili degli scrittori cinesi moderni.
Nuova concorrenza positiva
Nello stesso tempo, la presenza cinese in Africa sta attirando l'attenzione di nuovi operatori. Il Giappone e l'India si stanno dando la mano per recarsi in Africa. Il Giappone ha muscoli economici e tecnologici che potrebbero rivelarsi utili per i paesi africani. L'India dispone di un enorme mercato potenziale e ha un'esperienza storica condivisa per il fatto che la burocrazia indiana è stata utilizzata per gestire l'impero britannico nel continente.
La Turchia sta facendosi strada nel continente, facendo leva sull'antica eredità musulmana. Anche gli europei e gli americani stanno prestando qui maggiore attenzione dopo decenni di assenza. Questa nuova attenzione di soggetti che vogliono competere con la Cina é di aiuto all'Africa.
Questa competizione crea nuove difficoltà alla Cina. Inoltre, strategicamente, l'Africa è pericolosamente lontana dalla Cina. Se il commercio e gli investimenti crescono in Africa, aumentano anche le passività per la Cina. Le navi cinesi non sono protette dalla marina cinese, che ha poche o nessuna capacità di proiezione, e potrebbe essere facilmente danneggiata o tagliata fuori da un numero qualsiasi di soggetti nel continente o al di fuori.
In altre parole, la strategia africana della Cina col senno di poi è stata troppo semplice. La Cina ha pensato le sue iniziative estere solo in termini di denaro, senza considerare la cultura, l'antropologia, l’ampio fattore della sicurezza. Cioè: la Cina ha dato per scontata la buona volontà che gli Stati Uniti stavano offrendo globalmente alla Cina in tutto il mondo. Siccome la buona volontà degli Stati Uniti sta scomparendo e la Cina non l'ha sostituita creando una buona volontà alternativa globale, l'intero esercizio si sgretola. I vantaggi economici a breve termine si ritorcono contro e alla fine possono costare molto di più dei passati guadagni, e questo potrebbe nascondere alla fine tutti gli elementi positivi che i cinesi hanno portato in Africa, messi in atto dalla spinta allo sviluppo di Pechino.
O forse è una percezione errata. Un film cinese Wolf Warrior è ambientato in Africa e un soldato cinese combatte e picchia una folla di mercenari bianchi impegnati in ogni genere di attività illegali e immorali nel continente. L'immagine che i cinesi volevano mostrare era di essere loro i salvatori dell'Africa dai vecchi saccheggiatori occidentali.
Non è chiaro se gli africani si sentano più a casa a Pechino o a Londra, New York o Parigi, o se i cinesi siano più benvenuti a Lagos o Addis Abeba di un americano o di un europeo, ma se le due percezioni sulla presenza cinese in Africa non saranno riconciliate, questo potrebbe anche contribuire a un continuo scontro con gli Stati Uniti. Allora l'Africa, con le sue risorse, le nuove attività in forte espansione, con i motori di crescita potenzialmente grandi, come l'Etiopia e la Nigeria, potrebbe anche diventare un nuovo campo di battaglia di questo scontro e spingere ancora una volta l'Africa verso il basso.
Francesco Sisci