Una nuova sintesi fra tradizione e presente?
2021/2, p. 4
C’era una volta un tascabile, considerato il quinto Vangelo, amato e letto e riletto, venerato e meditato da dotti e da popolani per oltre otto secoli, un libretto che insegnava a diventare cristiani, attraverso una severa disciplina su se stessi, nella ricerca dell’interiorità e del distacco fino al disprezzo delle cose di questo mondo. “Vanità delle vanità e tutto è vanità, all’infuori dell’amare Dio e servire a lui solo”.
Stiamo parlando dell’”aureo libretto” dell’Imitazione di Cristo ...
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Una nuova sintesi fra tradizione e presente?
C’era una volta un tascabile, considerato il quinto Vangelo, amato e letto e riletto, venerato e meditato da dotti e da popolani per oltre otto secoli, un libretto che insegnava a diventare cristiani, attraverso una severa disciplina su se stessi, nella ricerca dell’interiorità e del distacco fino al disprezzo delle cose di questo mondo. “Vanità delle vanità e tutto è vanità, all’infuori dell’amare Dio e servire a lui solo”.
Stiamo parlando dell’”aureo libretto” dell’Imitazione di Cristo, che ha formato generazioni di cristiani, non solo cattolici, impegnati a diventare tali.
Non è che avesse il consenso di tutti. Ricordo d’essermi imbattuto negli anni del liceo in un autore che faceva dipendere il pessimismo del Manzoni dall’influsso di questo libretto. Come pure di aver intercettato i versi di un poeta messicano che si lamentava con il Kempis, il presunto autore, “per quel tuo libro che m’ha fatto male” … Ma per i più era considerato il manuale ideale per la ricerca di una vita cristiana autentica.
Poi il silenzio. Le critiche si fecero sempre più frequenti anche nel mondo cattolico, dopo che il Concilio aveva rivalutato le realtà umane stendendo la mano al mondo moderno, con il quale occorreva dialogare e nel quale bisognava inserirsi. Dall’anatema al dialogo, dalla fuga mundi all’incontro con il mondo: una vera rivoluzione che contribuì a mettere in soffitta quel libretto medioevale, ormai anacronistico.
Ma qualcuno recentemente ha rotto il silenzio e ha rilanciato il nostro libro, pubblicandolo in una nuova traduzione da lui riveduta, con l’aggiunta di un quinto libro sulla Sequela di Cristo.
Sorprendentemente l’autore di questa inedita operazione culturale è un teologo della liberazione e massimo esponente dell’eco-teologia, Leonardo Boff (Imitazione di Cristo e sequela di Gesù, Gabrielli editori) il quale intende compiere in tal modo la sutura fra la spiritualità tradizionale e quella contemporanea.
Con quale metodo? QQQuello di collegare, anziché separare, le realtà che il Kempis aveva contrapposto. Quello di praticare l’et-et in luogo dell’aut-aut. Basta un esempio: il testo originale latino diceva: “Somma sapienza è tendere al regno celeste attraverso il disprezzo del mondo”; la sua traduzione recita: “La suprema saggezza è questa: “attraverso il mondo, arrivare al Regno dei cieli”. Non è una sfumatura, ma una vera revisione, in nome della nuova e diversa visione teologica.
Ma l’autore va ben oltre con l’aggiunta di un suo interessante capitolo, o libro quinto, che tratta della Sequela di Gesù, considerando insufficiente la categoria della Imitazione.
“Il cammino dell’Imitazione di Cristo pone l’accento sul Cristo della fede e sulle sue virtù divine: la sua umiltà, la sua capacità di sopportare le sofferenze con pazienza infinita, la sua fiducia nel Padre”. Il che presuppone il porre al centro l’interiorità.
“Il cammino della sequela di Gesù pone l'accento sul Gesù storico, sulla sua prassi liberatrice, sul suo lavoro per il Regno fatto di amore, di misericordia, di perdono, sulla sua opzione per i poveri e gli ultimi, sul suo coraggio nell'affrontare le minacce di morte, le torture, la crocefissione”. Il che presuppone mettere al centro la prassi storica.
“Così ampliato e attualizzato (sono parole dell’Autore), il libro continuerà sicuramente a produrre gli stessi buoni frutti generati nel corso dei secoli”.
Bisogna riconoscere che l’Autore è un teologo sperimentato, e uno scrittore creativo, che sa muoversi nelle questioni più complesse, con mano sicura e sintonizzata sulla sensibilità culturale e teologica del nostro tempo.
Resta da vedere l’efficacia pratica della proposta, che tenta una non impossibile, anche se difficile, alleanza tra primato dell’interiorità e primato della prassi. La brillante sintesi culturale, è da sperimentare sul campo, dove le oscure forze del male insidiano anche i più impegnati promotori della giustizia, forze che non possono essere esorcizzate senza un combattimento spirituale personale, senza un impegnativo agere contra, che nasce e si alimenta di una frequentata interiorità. Specie in un momento come il nostro caratterizzato dalla facile distrazione del cuore.
Intanto, cominciamo a leggerlo. Poi si vedrà.
PIER GIORDANO CABRA