Morgante Patrizia
Interculturalità e leadership
2021/2, p. 1
L’interculturalità è come una buona orchestra dove tutte e tutti suonano sempre per creare la musica del Vangelo. Non si è interculturali, interculturali si diventa! Ma quali sono gli elementi che caratterizzano una comunità interculturale?

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CORSO DI FORMAZIONE ALLA UISG
Interculturalità e leadership
L’interculturalità è come una buona orchestra dove tutte e tutti suonano sempre per creare la musica del Vangelo. Non si è interculturali, interculturali si diventa! Ma quali sono gli elementi che caratterizzano una comunità interculturale?
Se ti chiedessero: ‘a tuo avviso, esistono fenomeni di razzismo nella vita religiosa’, cosa diresti? La risposta, a mio avviso, dipende da diversi fattori: se sono onesta e sincera, se ho paura di chiamare le cose con il loro nome, se sono una vittima o un oppressore, se non sono mai uscita dal mio paese. A proposito: qual è stata la tua risposta?
Questa stessa domanda ce la siamo posta alla UISG (Unione Internazionale delle Superiore Generali) all’inizio del Corso di Formazione Interculturalità e Leadership nella Vita religiosa femminile, che si è svolto online dal 7 al 18 dicembre in collaborazione con le Missionarie dello Spirito Santo e i Missionari Verbiti.
“Come religiose siamo chiamate a essere profetiche e costruire ponti tra le differenze. L’esperienza del movimento Black Life Matters ha messo a tema il razzismo, nella società come nelle nostre congregazioni. È solo un tema del passato o ancora abitano sottili dinamiche razziste nei nostri istituti? Ci sono sorelle che sentono di non poter respirare nel loro istituto per una cultura maggioritaria che le opprime. La diversità culturale sta aumentando e non diventiamo interculturali solo vivendo insieme. Dobbiamo fare un processo consapevole e abbiamo bisogno di competenze.
Questo è un momento prezioso per riscoprire una nuova solidarietà e connessione nel mondo: tra le congregazioni, tra le province, che sono tutte espressioni di tante culture e lingue. Siamo chiamate come religiose ad andare oltre le nostre frontiere e confini (non solo geografici) e di ampliare il nostro orizzonte. Oggi prevalgono le forze che vogliono separare e costruire barriere, sta emergendo sempre più il modello che divide chi è al di qua e chi è al di là del muro”. Ribadisce Sr Patricia Murray, Segretaria Esecutiva della UISG, aprendo il corso.
La vita religiosa è una realtà internazionale e multiculturale. Ma non lo è da ora: se camminiamo idealmente seguendo la predicazione di Gesù e delle comunità cristiane, ci rendiamo conto che il cristianesimo si è sempre lasciato toccare, ‘meticciare’, ‘sporcare’ da sapienze e culture esterne a quella in cui è nato. Possiamo dire che la mondialità ce l’abbiamo nel sangue e nel cuore!
Il punto è che oggi la realtà delle comunità religiose nel mondo è sempre più multiculturale ma non è interculturale. Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni punti.
Impieghiamo alcuni vocaboli come se fossero sinonimi, ma in realtà dicono di realtà diverse:
-Monoculturale: è una comunità composta da una sola cultura, in genere con pochi scambi con altre culture. È la situazione tipica di sorelle che non hanno mai lasciato il proprio paese o comunità, mentre la congregazione si è andata radicando in luoghi e contesti culturali altri, spesso lontani, non solo geograficamente, da quello della Fondazione;
-Biculturale: è il caso di una persona che cresce e vive in un contesto con due culture che hanno la stessa importanza e potere e può passare da una lingua/cultura all’altra senza difficoltà;
-Cross-culturale: è l’esperienza di chi lascia la propria cultura per fare un’esperienza, corta o lunga, in un altro contesto geografico e culturale. È la situazione di molte missionarie e missionari. Questa situazione richiede una preparazione previa alla partenza, durante e un accompagnamento al ritorno. La difficoltà da gestire in questa situazione è non sentirsi a casa né nella propria realtà, né in quella di accoglienza;
-Multiculturale: è la compresenza di più culture nello stesso spazio allo stesso tempo. È la situazione di molte realtà, dove è bassa l’interazione e il dialogo tra culture; dove spesso prevale un modello di tolleranza o di dominio della maggioranza (o minoranza percepita con potere), nel peggiore dei casi. Crediamo che la maggior parte delle comunità oggi si trovino in questa dimensione, se non hanno intrapreso un percorso intenzionale e comunitario di interculturalità. In questo contesto è facile l’emergere di conflitti e ferite legate a una relazione tra culture poco preparata, poco consapevole, lasciata alla volontà e alla personalità di ciascuna.
-Interculturale: è la situazione in cui la presenza di più culture sprona il gruppo a fare un cammino condiviso per costruire uno spazio nuovo, del noi, che non appartiene direttamente a nessuna cultura di quelle presenti, ma nel quale tutte si possono sentire a casa perché accolte e non giudicate. Questo spazio richiede un movimento di reciprocità, una dinamica a non rimanere attaccate al ‘proprio’ per costruire uno spazio sano del NOI, che generi relazioni che permettono a tutte di fiorire, senza perdere la loro differenza.
“Cercare Dio nelle nostre relazioni, nel modo in cui trattiamo le nostre sorelle e come sono trattata da loro. Rompere la logica dell’abuso, della violenza e del dominio. Collaborare e sanare le ferite.” Commenta così, una partecipante, la sfida interculturale nella comunità.
Cosa mi succede quando guardo una sorella di un’altra cultura? Cosa sento emergere: l’ascolto aperto o le generalizzazioni legate alla sua nazionalità? Abbiamo tante pre-comprensioni rispetto alla diversità e all’altro, soprattutto se viene da una cultura diversa dalla mia.
La mia sorella è altra da me, ma io sono altra per lei. Ci sentiamo il centro di tante periferie: invece siamo tutte periferie che si muovono e si trovano al centro in talune circostanze. Dipende da dove guardi il mondo, tutto dipende, cantava Jarabedepalo diversi anni fa.
Come reagisco quando in cucina sento odori ‘non italiani’? Come mi sento quando siamo invitate a pregare in altre lingue e con stili a me estranei?
Pensiamo che l’interculturalità si giochi su grandi sistemi: invece sono le dinamiche comunitarie del quotidiano che ci sfidano. Il cibo; il modo di pregare; il rapporto con il tempo e con l’autorità; la modalità comunicativa (più verbale, più silenziosa); il bilanciamento tra individuo e comunità (culture ego-centriche e culture socio-centriche).
Il passaggio da comunità multiculturale a comunità interculturale è un processo non automatico e naturale: è necessario avviare un percorso intenzionale che richiede tempo, pazienza, acquisizione di competenze interculturali e di comunicazione ecologica e investimento di risorse.
Non si è interculturali, interculturali si diventa!
Quali sono gli elementi che caratterizzano una comunità interculturale?
1.Spazio intenzionale e un progetto comune
2.Impegno individuale
3.Pazienza e tolleranza reciproche
4.Spazio sicuro e protetto dove esprimere la propria frustrazione culturale
5.Correzione reciproca appropriata
6.Attenzione allo stress e al burn-out
7.Chiarezza nella visione (strategica e di struttura)
Così si esprime una delle partecipanti al corso: “Finito il corso sento una chiamata forte a vivere questa sfida, lavorare personalmente e come congregazione sul processo interculturale per poter entrare in un processo di trasformazione e diventare una comunità profetica, capace di ascoltare le minoranze.”
Diamo un po’ i numeri: a questo corso hanno partecipato 230 suore, 53 Superiore generali e 177 Consigliere generali, provenienti da 65 paesi diversi, in rappresentanza di più di 90 congregazioni religiose. La maggioranza di queste congregazioni ha più di una nazionalità presente nel proprio consiglio generale. L’Europa è il primo continente rappresentato, a seguire America Latina e Centrale, America del Nord (USA e Canada), Asia, Africa e Oceania.
Nella valutazione, il 99% delle partecipanti ha detto di aver appreso qualcosa di nuovo che ha trasformato il proprio modo di intendere il tema prima del corso; il 94% ha affermato che ciò che ha appreso sarà utile per tutta la congregazione e che condividerà il materiale con le sorelle. “Questo corso ha rinforzato il bisogno di affrontare l’interculturalità nella congregazione e in questo il governo generale gioca un ruolo essenziale nell’avviare, sostenere e vivere questo processo.” Queste le parole di una Superiora generale.
A tutti i governi generali che hanno partecipato è stato chiesto di rispondere a queste domande per iniziare a progettare un cambiamento intenzionale verso l’interculturalità:
1) In risposta a questo corso, quali sono le aree di particolare attenzione nella tua Congregazione (ad esempio: formazione iniziale e continua, spiritualità, gestione dei conflitti) che richiedono la tua attenzione come leader interculturali, e quali sono i passi che pensi di intraprendere in queste aree?
2) Come colleghi il tuo carisma a questi passi?
Lasciamo queste domande anche a voi per continuare a riflettere sul tema, e ne aggiungiamo due:
Quante nazionalità ci sono nella tua congregazione? Se ti chiedessero: prova a ripercorrere i passi carismatici più significativi del tuo istituto, dove intravedi momenti chiave di interculturalità?
L'interculturalità è un bello e difficile ricamo che viene trasformando la struttura della vita religiosa.
PATRIZIA MORGANTE
UISG Communications Officer