Gellini Anna Maria
L'incontro con la vita
2021/11, p. 42
Due aspetti si int r e c ciano continuamente nelle riflessioni proposte al lettore da Luigi Pellegrino, parroco a Taranto, già missionario fidei donum in Guatemala, dove ha realizzato opere sociali per la formazione culturale e pastorale. Il primo aspetto sottolinea la rilevanza del metodo nell’azione pastorale e il valore teologico della narrazione e dell’ascolto delle persone e delle comunità. Il secondo offre una rilettura narrativa ancorata alla vita e alla storia dell’autore.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
NOVITÀ LIBRARIA
L’incontro con la vita
Due aspetti si intrecciano continuamente nelle riflessioni proposte al lettore da Luigi Pellegrino, parroco a Taranto, già missionario fidei donum in Guatemala, dove ha realizzato opere sociali per la formazione culturale e pastorale. Il primo aspetto sottolinea la rilevanza del metodo nell'azione pastorale e il valore teologico della narrazione e dell'ascolto delle persone e delle comunità. Il secondo offre una rilettura narrativa ancorata alla vita e alla storia dell'autore. Il testo può essere letto sia nella sua totalità incrociando i due livelli, che si alternano secondo tappe successive, ma anche tenendoli separati e considerandoli in momenti distinti. A partire dal versetto biblico di Esodo 3,7 («Ho visto la miseria del mio popolo, ho ascoltato le sue grida, conosco le sue sofferenze, per questo scendo a liberarlo»), il volume si snoda in tre tappe. La prima si sofferma sul metodo vedere-giudicare-agire, proprio della teologia latino-americana; la seconda sulla forza e la qualità del conoscere come risultato essenziale del vedere e dell'ascoltare; la terza sullo sbocco naturale di un processo di azione pastorale che viene a contatto con una conoscenza più autentica e profonda della realtà.
Storie di vita
L'incontro con la vita, segnalato dal versetto biblico sopra citato, apre all'altra genealogia del lavoro di don Pellegrino, che potrebbe anche riassumersi nell'espressione «storie di vita». Un'espressione divenuta classica, sulla quale c'è pure una vasta bibliografia. In questo libro è indicato anche l'ottimo lavoro di Duccio Demetrio il cui titolo coniuga l'autobiografia con la cura di sé, ambedue temi importanti. Duccio Demetrio, già professore ordinario di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche della narrazione presso l’Università Bicocca di Milano, ha fondato la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari unitamente a Saverio Tutino nel 1998 mentre 10 anni dopo fondava, unitamente a Nicoletta Polla-Mattiot, l’Accademia del Silenzio. Attualmente è Direttore del Centro Nazionale di Ricerche e Studi Autobiografici ‘Athe Gracci’.
Raccontare a Dio
Nel Messaggio di papa Francesco per la 54ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (24 gennaio 2020), è evidenziato un aspetto che conferma quanto l’A. sviluppa in poco più di 100 pagine, suddivise in quattro capitoli: «raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano
il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi».
Il valore di ogni storia
Nell’esperienza del camminare come comunità cristiana, è importante ricordare che la Chiesa non è il luogo dei perfetti, dei già santi, ma il luogo dove impariamo alla scuola del Figlio di Dio a essere e a formarci «sale della terra e luce del mondo». In questo processo si comprende come il nostro tempo e la nostra storia siano il luogo privilegiato e unico dove vivere la nostra identità.
Ogni persona trova le sue motivazioni quando si mette a servizio degli altri, della comunità, con quell’attenzione particolare che fa sperimentare e credere come sia importante la singola storia di ogni compagno di viaggio.
L'autobiografia della fede
È la dimensione dell'invisibile, di ciò che è nascosto a noi stessi e agli altri il fulcro che dà forza alla vita. Proprio come ricorda la volpe al piccolo principe: «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo». Non si vede bene che con il cuore. Ma prima di lui anche la Parola di Dio, nella lettera alla comunità di Corinto (2Cor 4,18), attraverso l'apostolo Paolo, ci ricordava: «Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne».
Il nuovo paradigma che deve essere assunto nella pianificazione pastorale, espandendo il metodo vedere- giudicare-agire, è il paradigma biografico-narrativo, che viene assunto come un nuovo «vedere», come la capacità di entrare profondamente nella realtà, per accoglierla e accompagnarla durante tutto il processo di costruzione e di speranza. E allora, «oltre a parlare di Gesù, devo anche parlare di me stesso. Il mio diventa un atto di evangelizzazione quando dirò che credo che Gesù è risorto. E se credo che sia risorto, dovrò anche dire come conta per me la sua vita e la sua storia. In una parola, devo dire quello che penso, dire la storia della mia fede, per dire perché faccio certe cose che altrimenti non farei».
Tante storie di vita, tante autobiografie sono in grado di orientare una prassi pastorale, sempre e quando si sia in grado di ascoltarle e di accoglierle come presenze partecipative e come manifestazione della storia di Dio, che continua a mostrarsi nel qui e ora della nostra realtà.
ANNA MARIA GELLINI