Giudici Giovanni
Realizzare la femminilità nella Chiesa
2021/11, p. 26
È opinione consolidata che la donna si esprime soprattutto attraverso alcune qualità specifiche: l’intuizione, la mitezza, la tenerezza, il coraggio nel dolore. Sue sono spesso le decisioni ardite, la dimenticanza di sé per promuovere la vita e andare oltre ogni volontà di egoismo, di vendetta, di potere esercitato a danno dei piccoli, dei deboli, dei poveri.

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Realizzare la femminilità nella Chiesa
È opinione consolidata che la donna si esprime soprattutto attraverso alcune qualità specifiche: l’intuizione, la mitezza, la tenerezza, il coraggio nel dolore. Sue sono spesso le decisioni ardite, la dimenticanza di sé per promuovere la vita e andare oltre ogni volontà di egoismo, di vendetta, di potere esercitato a danno dei piccoli, dei deboli, dei poveri.
È significativo che Maria, nel libro dell’Apocalisse, sia presentata come la «Donna vestita di sole» e certamente si tratta di una immagine che non solo rivela chi è la Madre del Verbo, ma ci dice l’importanza e il significato della vita della donna, e illustra in maniera affascinante la sua presenza nella storia.
La prima reazione che si prova quando si affronta l’argomento della donna nella Chiesa, è un sentimento di fatica. Come possiamo cogliere segni di novità su questo tema? Si tratta di un aspetto per il quale ciascuno di noi è chiamato a riconoscere che dobbiamo attuare un mutamento di mentalità e questo non può che chiedere tempi lunghi. Sono necessari atteggiamenti adatti; uno sforzo di inventiva così che appaiano esperienze di attenzione nuova alla dinamica del rapporto uomo/donna. E proprio nella relazione personale che si attua, per tutti noi, il cammino spirituale, cioè il cammino di una persona che voglia diventare veramente discepolo/a del Signore.
La Chiesa è da molti, oggi, considerata maschilista; viviamo in una società che ha certo fatto passi da gigante nel riconoscere i diritti delle donne, ma più a livello legislativo che non di costume. Ad esempio le differenze tra uomini e donne sono minime in termini di occupazione, ma rimangono significative in quanto a trattamento economico.
In questi ultimi tempi, è sotto agli occhi di tutti il problema della violenza sulle donne, che è determinato da più fattori, ma che comunque rivela l’idea, non affermata a parole, ma largamente condivisa, che la donna è proprietà dell’uomo maschio. L’atteggiamento descritto ha come conseguenza che la posizione della donna nella Chiesa tende ad essere una posizione di subalternità.
Ma è sempre stato così? Anche Gesù ha discriminato le donne?
Gesù porta anche alle donne la Buona Notizia: la donna non appartiene a nessuno; sarà solo di se stessa! Ecco che quando Gesù è interrogato, non per conoscere ciò che Egli insegna, ma per metterlo in difficoltà, ha parole limpide e luminose sul tema della uguale dignità tra la donna e l’uomo.
….dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; l'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". … i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio". (Mc 10, 2-6. 9-12)
Gesù risponde ai farisei, non si appella al Deuteronomio, ma alla Genesi: «"Non avete letto: il Creatore da principio maschio e femmina li creò?". E continuò: "Per questo un uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla moglie e i due saranno una carne sola"». Poi aggiunge di suo: «Così che non sono più due, ma una carne sola. Dunque ciò che Dio ha congiunto, uomo/essere umano non separi» (Mc 10,9).
Gesù giustifica la concessione di Mosè a causa della durezza del cuore. Ma, soprattutto, Gesù chiama tutti, donne e uomini, alla sua sequela. Le donne fanno parte dell’assemblea del Regno convocata da Gesù.
Nel vangelo di Luca in particolare sentiamo riconoscere le sante donne come discepole di Cristo. Luca esplicita il nome di quelle donne che Matteo qualifica non solo come coloro che servono Gesù, ma anche come coloro che seguono Gesù; le mette sullo stesso piano degli Apostoli in (Luca 8, 1-9): «Lo accompagnavano i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità, Maria, soprannominata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre che li assistevano con i loro beni.»
Gesù ha tra i suoi amici delle donne: Marta e Maria. Queste donne non appartengono al gruppo di discepole itineranti che «seguono Gesù». Maria, sorella di Lazzaro, viene descritta nella posizione del discepolo: ai piedi di Gesù. Questa donna sceglie l'ascolto della Parola proprio in un momento sarebbe richiesta la sua presenza.
Maria e le donne sono serve come è servo Gesù: in uno spirito di libertà, che può comportare l'affrancamento dai servizi materiali a vantaggio dell'«unico necessario», della «parte migliore» (10,42).
La descrizione della chiesa primitiva in Atti 1,14, riprende queste affermazioni: «Tutti questi [i Dodici enumerati al versetto precedente] erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui» (Atti 1,14). Tra le persone nomina in modo speciale delle donne e Maria, l'unica ricordata personalmente. Queste donne riceveranno lo Spirito Santo e i carismi.
Sono ancora le donne che stanno sotto la croce e vanno di buon mattino al sepolcro. Ma, soprattutto, è una donna che Gesù incontra per prima dopo la Sua resurrezione e a lei affida questa impensabile notizia.
Paolo nella lettera ai Romani, cap.16 ci ricorda delle donne: «Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù;…Salutate Maria, che ha faticato molto per voi ... Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia … Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro».
Come si vede chiaramente, i doni dello Spirito sono dati alle donne e agli uomini.
Non si diventa realmente discepoli del Signore senza la fatica della relazione. Nella nostra comunità ecclesiale si incontra anche una difficoltà in relazione al rapporto tra il clero e la donna. Però penso che chiunque di noi abbia esperienza della comunità ecclesiale, sa che già nel laicato stesso c’è una difficoltà riguardo al problema del rapporto tra le persone.
Ascoltarci e interagire sul rapporto che in concreto si vive oggi nella nostra comunità a questo proposito, ci consente di operare quelle trasformazioni, almeno iniziali, che ci sembrano importanti. Sarà determinante che ciascuno di noi si giochi molto liberamente, in umiltà e semplicità, con atteggiamento di ascolto, di pace e di crescita di una mentalità nuova. Lo Spirito certamente ci aiuterà a trovare e dare questi segni di novità.
GIOVANNI GIUDICI