Dell'Oca Paolo
CasArché
2021/11, p. 16
Un luogo di rigenerazione. Il già Vicegerente della Diocesi di Roma, nominato a ottobre Vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri, ha definito così CasArché alla sua inaugurazione di inizio settembre a Roma: “Questo è un luogo dove si viene rigenerati, donne con i loro bambini che hanno avuto il sospetto o l’esperienza di essere sole. Sentono che per loro è impossibile essere rigenerati e questa rigenerazione non è semplicemente opera degli educatori o dei volontari, ma è opera di tutta questa rete che adesso p. Giuseppe (N.d.A. Bettoni, Presidente di Fondazione Arché) ci ricordava: la rete delle mamme tra di loro, la rete dei volontari, ma la rete della comunità cristiana e della società civile che è qua intorno”.

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CasArché
Un luogo di rigenerazione. Il già Vicegerente della Diocesi di Roma, nominato a ottobre Vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, Mons. Gianpiero Palmieri, ha definito così CasArché alla sua inaugurazione di inizio settembre a Roma: “Questo è un luogo dove si viene rigenerati, donne con i loro bambini che hanno avuto il sospetto o l’esperienza di essere sole. Sentono che per loro è impossibile essere rigenerati e questa rigenerazione non è semplicemente opera degli educatori o dei volontari, ma è opera di tutta questa rete che adesso p. Giuseppe (N.d.A. Bettoni, Presidente di Fondazione Arché) ci ricordava: la rete delle mamme tra di loro, la rete dei volontari, ma la rete della comunità cristiana e della società civile che è qua intorno”.
Mons. Palmieri si è rivolto in primis alle donne in condizione di difficoltà con figli che saranno accolte e potranno tornare a guardare al futuro con speranza nella struttura romana di Fondazione Arché. In via Monte Pramaggiore 8 (Municipio III, zona Montesacro), infatti, ci sarà spazio non solo per la comunità educativa mamma-bambino “Casa Marzia” ma anche per tre appartamenti di semiautonomia e per una sala polivalente aperta al territorio.
Una sfida educativa
Un luogo che incarna la sfida educativa proposta alle donne affiancate: “Non un ghetto, non un’isola ma un modello aperto alla relazione tra le mamme accolte e il quartiere”, ha spiegato il presidente, nonché fondatore di Arché, p. Giuseppe Bettoni. “Perché a questo poi dobbiamo accompagnarle: a ricostruirsi una vita. È importante l’accoglienza nel momento del trauma, dell’emergenza, ma poi quando si instaura un rapporto di alleanza terapeutica, di complicità educativa è necessario guardare al futuro: il lavoro, la casa, la rete territoriale sono fondamentali perché non si ritorni indietro”.
Proprio la sinergia con le altre realtà del territorio ha consentito l’apertura di CasArché: l’edificio in via Monte Pramaggiore, infatti, è stato messo a disposizione di Arché dalle Suore Francescane Missionarie del Bambin Gesù, per tramite della Fondazione Summa Humanitate, che con questo gesto hanno voluto dare continuità alla loro missione in favore del bene comune.
Papa Francesco due giorni prima aveva incontrato in udienza privata parte della grande famiglia di Arché, quasi 200 persone: “Le vostre comunità accoglienti sono un segno di speranza prima di tutto per loro, per queste donne e per i loro figli. Ma lo sono anche per voi stessi che condividete la vita con loro; e per i volontari, i giovani, le giovani, le giovani coppie che in queste comunità fanno esperienza di servizio non solo per i poveri – cosa molto buona – ma più buono è con i poveri”, ha detto il Pontefice che ha dedicato un pensiero anche a CasArché a Roma e alla comunità “Casa Marzia”: “Che sia un luogo in cui si vive lo stile di Dio, che è vicinanza, tenerezza e compassione. E che la struttura sia sempre al servizio delle persone, non al contrario”.
Una storia di solidarietà e vicinanza
Una persona è stata anche al centro della scelta del nome per la comunità di CasArché, un nome femminile come per Casa Carla e per Casa Adriana, operative sul territorio milanese. Si chiamava Marzia una delle prime bambine incontrate e affiancate da Arché nella Capitale. All’inaugurazione è stata ricordata con parole commosse da Elena Barbieri, volontaria che l’ha accompagnata in quegli anni: “Marzia subiva spesso ospedalizzazioni e lunghe cure perché gli effetti delle cure all’inizio erano devastanti. Di certo avrebbe voluto stare più a fianco dei suoi coetanei a scuola ma affrontava le difficoltà della sua vita con grande coraggio e senza mai lamentarsi”.
Erano gli anni dell’AIDS quando 30 anni fa Arché nacque a Milano su iniziativa di p. Giuseppe, giovane Padre Sacramentino di origini bergamasche che mobilitò giovani e meno giovani nel sostegno ai bambini malati e alle loro famiglie. Una storia di solidarietà e vicinanza che continua, mettendo radici nei cuori di una comunità solidale di volontari e sostenitori che hanno voluto partecipare anche alla nuova avventura romana.
All’inaugurazione, oltre a p. Giuseppe Bettoni e a Mons. Palmieri, erano presenti anche esponenti del mondo aziendale, del terzo settore e della politica romana: l’ex assessora del Comune di Roma ai servizi sociali, Veronica Mammì, il neo consigliere comunale Giovanni Caudo, e l’ex assessora ai servizi sociali del Municipio III, Maria Concetta Romano. Dopo i loro interventi, che hanno rimarcato il valore del lavoro in rete tra istituzioni e realtà del terzo settore, è intervenuta Suor Silvana Piro, economa generale delle Suore Francescane Missionarie del Bambin Gesù.
È stata lei a consegnare a p. Giuseppe Bettoni, e idealmente a tutte le donne che verranno accolte a Casa Marzia e a tutte quelle che attraverseranno i locali di CasArché a Roma, una riproduzione del crocefisso di San Damiano, perché la nuova struttura di Arché “non è l’ultima casa ma lo sarà un’altra, in cui la maturità e la pienezza della vita prenderanno corpo”.
PAOLO DELL’OCA