KROEGER H. JAMES
Il canto di Natale di Maria
2021/11, p. 10
L’Avvento e il Natale costituiscono un unico “tempo mariano”. I cristiani ricordano che fu Maria, in attesa della nascita del figlio, a celebrare il primissimo avvento. Maria compì un viaggio di fede unico, preparandosi alla natività di Cristo per nove mesi interi. I filippini compiono la loro preparazione prossima al Natale durante l’Avvento, in particolare con la novena di nove giorni delle messe mattutine, conosciuta come Simbang Gabi o “Messa del Gallo”.

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Il Canto di Natale di Maria
L'Avvento e il Natale costituiscono un unico "tempo mariano". I cristiani ricordano che fu Maria, in attesa della nascita del figlio, a celebrare il primissimo avvento. Maria compì un viaggio di fede unico, preparandosi alla natività di Cristo per nove mesi interi. I filippini compiono la loro preparazione prossima al Natale durante l'Avvento, in particolare con la novena di nove giorni delle messe mattutine, conosciuta come Simbang Gabi o "Messa del Gallo".
Nella novena delle messe dell'alba, la maggior parte delle letture del Vangelo sono tratte dal "biografo di Maria", l’evangelista Luca. Il settimo giorno della novena (22 dicembre), i fedeli ascoltano come proclamazione del Vangelo la bella preghiera del Magnificat di Maria durante la sua visita alla cugina Elisabetta (Lc 1,46-55). Si può sentire Maria che canta il suo canto di Natale, quello stesso che probabilmente cantò ripetutamente durante i nove mesi della sua gravidanza, originaria stagione dell'avvento.
Intuizione spirituale
“Il canto di Maria è l’inno più antico dell'Avvento”, disse Dietrich Bonhoeffer, il teologo tedesco ucciso dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. “È allo stesso tempo l’inno dell'Avvento più appassionato, più sconvolgente si potrebbe dire, il più rivoluzionario mai cantato.
Questa, continua Bonhoeffer, non è la Maria sdolcinata, tenera, sognatrice che a volte vediamo nei dipinti; questa è la Maria appassionata, impegnata, fiera, entusiasta che qui parla”. “Questo canto non ha nessuno dei toni dolci, nostalgici o anche gioiosi di alcuni nostri canti natalizi. È invece un canto duro¸ energico, inesorabile sui potenti che vengono rovesciati dai troni, con la potenza del braccio di Dio e l'impotenza dell'umanità”. Sì, Maria canta una canzone che proclama la compassione benevola ed efficace di Dio e la liberazione!
È opportuno ricordare il contesto dell'inno del Magnificat. Maria ha detto generosamente fiat all'invito rivoltole dall’angelo Gabriele a diventare Madre di Dio (Lc 1,26-38). La sua fede profonda e la sua disponibilità a servire l'hanno indotta a compiere l'arduo viaggio ad Ain Karim, distante oltre cento chilometri da Nazareth. La Visitazione di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-45) è un generoso atto di servizio; pur essendo lei stessa incinta, non esita a mettersi a servizio di un'altra donna ebrea molto più anziana, incinta di sei mesi del suo primo figlio. Che scena di grande gioia! Maria ed Elisabetta, entrambe fedeli donne d'Israele, sono state benedette in modo unico dall'Altissimo. Nel Vangelo di Luca, il Magnificat di Maria è la lunga e bella preghiera-poesia da lei pronunciata in questa commovente occasione.
Due momenti
Il canto del Magnificat di Maria, strutturato come salmo di ringraziamento, si snoda in due parti. La prima parte esalta la misericordia di Dio; lo sguardo di Maria è rivolto al Signore (Lc 1,46-50); “l'anima mia magnifica la grandezza del Signore”. La seconda parte riflette sulle azioni vittoriose di Dio a favore degli oppressi. Lo sguardo di Maria contempla tutta l'umanità, specialmente i poveri e gli emarginati (Lc 1,51-55); “ha innalzato gli umili”. Le due parti sono unite da un senso profondo della fedele compassione di Dio, verso Maria ed Elisabetta, come anche verso i poveri e i bisognosi liberati. Emergono due temi integrati: spiritualità e giustizia sociale.
Maria inizia concentrandosi sul Signore, magnificandolo, proclamando la sua grandezza, esultando nel suo salvatore. È ricolma di gioia. Guardando dentro il suo cuore, riconosce ciò che il Signore ha fatto in lei; ha guardato l’umiltà della sua serva. Tutte le generazioni la chiameranno beata, perché «grandi cose ha fatto in lei l'Onnipotente».
Con uno sguardo penetrante Maria coglie il paradosso della sua piccolezza e della sua grandezza. Nello stesso tempo è l'umile schiava, totalmente posta al servizio del Signore; tuttavia è così grande che tutte le generazioni future la proclameranno beata, profezia che si realizza in ogni “Ave Maria” recitata attraverso i secoli. Nel Magnificat Maria ci dona il frutto del suo far “tesoro” e meditare” per vari mesi il mistero dell'incarnazione che si dispiega nel suo grembo. Il suo canto gioioso ci permette di intravedere le profondità del suo cuore materno.
Un'altra dimensione
Il secondo momento del canto di Maria esalta la radicale rivoluzione spirituale che ella proclama. Il Signore capovolge tutto. I potenti, i superbi, i ricchi vengono detronizzati e gli umili, i poveri e i deboli ora sono esaltati. Il cantico di Maria è davvero il canto di una "rivoluzionaria spirituale".
Il canto di Maria è la preghiera di una donna povera che riflette la sua stessa situazione in quanto membro di un popolo oppresso che ora sperimenta la compassione e la liberazione di Dio. Dio l'ha favorita proprio come donna umile per manifestare il suo amore che abbraccia il mondo intero. La preghiera del Magnificat riflette anche il grande tema biblico del "capovolgimento finale", in cui gli ultimi diventano i primi, gli ultimi diventano i più grandi, gli sterili diventano i fecondi e gli umili di cuore (anawim) diventano i prediletti di Dio. Nel disegno di Dio, la gerarchia sociale della ricchezza e della povertà, del potere e dell’assoggettamento è invertita, capovolta.
Unirsi al cantico di Maria
Il Magnificat, che tutta la Chiesa recita ogni giorno durante la preghiera della sera, deve essere per noi una sfida – a Natale e sempre. I cristiani devono sempre integrare la preghiera e la lode a Dio (culto) con l'impegno per la trasformazione sociale (giustizia). Glorificare Dio richiede di sforzarsi di essere anawim, optare per i poveri, gli affamati, i deboli. Essere cristiani esige un capovolgimento dei valori; bisogna diventare “controculturali”, sfidando lo status quo. Noi ci uniamo a Maria nel lodare Dio per la sua benevolenza e nel generoso abbraccio dei poveri di questo mondo. Infatti, solo in questo duplice modo la nostra celebrazione del Natale sarà autentica!
Due approfondimenti papali
Nell’enciclica Redemptoris Mater papa Giovanni Paolo II ha parlato in maniera eloquente della visione olistica del disegno di salvezza di Dio manifestato nel Natale. L’amore preferenziale della Chiesa per i poveri è inscritto mirabilmente nel Magnificat.... Maria è profondamente permeata dello spirito dei «poveri di Iahvé»... Ella, in effetti, proclama la venuta del «Messia dei poveri» (Is 11,4; 61,1). Attingendo dal cuore di Maria, dalla profondità della sua fede, espressa nelle parole del Magnificat, la Chiesa rinnova ancor di più consapevolezza che non si può separare la verità su Dio che salva, la verità di Dio che è fonte di ogni dono, dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili, da quell’amore che, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di Gesù.
Anche papa Francesco ci fornisce alcuni approfondimenti sul ruolo di Maria e sul suo «eccezionale pellegrinaggio di fede» nella Evangelii Gaudium (287-288): «C'è uno 'stile' mariano nell'opera di evangelizzazione della Chiesa …. Contemplando Maria, percepiamo che colei che lodava Dio per “aver rovesciato i potenti dai troni” e “rimandato a mani vuote i ricchi” (Lc 1,52-53) è anche… un “modello di evangelizzazione” per tutti i cristiani.
JAMES H. KROEGER, MM
James H. Kroeger, MM, Professore alla Loyola School of Theology, ha recentemente pubblicato Go, Teach, Make Disciples: Sourcebook for Mission Education and Animation (Pontificial Mission Societies-Filippines) e The Gift of Mission (Orbis Books – New York).