Alfieri Anna Monia
Il futuro del Paese parte dalla scuola
2021/10, p. 3
La pandemia ha chiarito che la scuola statale e la scuola paritaria sono reciprocamente collegate e servono entrambe a generare un sistema scolastico di qualità. Trasparenza, valutazione, meritocrazia, soldi alle famiglie e non alle scuole: sono concetti acquisiti e conditio sine qua non per salvare il Paese.

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PLURALISMO EDUCATIVO
Il futuro del Paese parte dalla scuola
La pandemia ha chiarito che la scuola statale e la scuola paritaria sono reciprocamente collegate e servono entrambe a generare un sistema scolastico di qualità. Trasparenza, valutazione, meritocrazia, soldi alle famiglie e non alle scuole: sono concetti acquisiti e conditio sine qua non per salvare il Paese.
Il Covid ha accelerato alcuni processi già in atto da tempo, facendo emergere tutti i limiti di un sistema scolastico che tende ad alimentare le disparità fra il Nord e il Sud.
Chiaro ed inevitabile l’impatto negativo della didattica a distanza (DAD) sugli studenti più esposti a fenomeni di povertà educativa. L’Istat stima, infatti, che tra i 14-17enni, impegnati con la DAD, solo il 30,2 % presenta alte competenze digitali. Il nostro sistema scolastico nasconde ancora molte sacche di esclusione. Dalla relazione di monitoraggio del settore dell’istruzione e della formazione 2020 della Commissione europea si evince che la percentuale di giovani, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, che abbandonano precocemente l’istruzione e la formazione, è stata del 13,5 % nel 2019, ben al di sopra della media UE del 10,2 % e si situa a notevole distanza dal parametro di riferimento UE 2020 del 10 %.
In alcuni territori del Mezzogiorno si rilevano i picchi più alti di dispersione scolastica; in Calabria, ad esempio, la percentuale dei dispersi è del 21,5 % e le diseguaglianze digitali sono molto accentuate.
Povertà improvvisa, paura per il futuro, demotivazione: una miscela esplosiva di fattori che rischia di gravare come una pesante eredità sulle spalle degli studenti, aumentando i già importanti divari di apprendimento che caratterizzano il nostro Paese (A. M. Alfieri, “La scuola del futuro: una scuola per tutti. La scuola di oggi: una scuola d’élite. Il modello Lombardo della Dote scuola”, Dossier Istituto Bruno Leoni, n. 338, 1° ottobre 2020).
Va richiamato che l’art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ha per primo riconosciuto la gratuità e l’obbligatorietà dell’istruzione elementare, atteso che l’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Le conferenze USMI e CISM hanno promosso una ricerca sul costo medio studente delle scuole paritarie (https://istruzioneveneto.gov.it/20210429_10974/), che non solo applicano rette inferiori ai costi per non dividere in due la società ma tendono ad aiutare numerose famiglie che non riescono a sostenere i costi. Ma, per abbattere le rette e rendere possibile la fruizione del servizio scolastico alle famiglie, le Congregazioni religiose devono indebitarsi. Evidentemente sono destinate a morire le scuole dei poveri, con rette dai 3.500 euro ai 4.000 euro. O le scuole si indebitano e chiudono o necessariamente escludono alcuni, applicando rette pari a 5.550/6.550 euro, tanto è il costo standard di sostenibilità. O peggio: intercettate dalla malavita, diventano diplomifici.
La pandemia, in particolare in Italia, ha chiarito che la scuola statale e la scuola paritaria sono reciprocamente collegate e servono entrambe a generare un sistema scolastico di qualità. Un Paese nel quale i genitori non possono esercitare liberamente la propria responsabilità educativa e dove agli studenti, anche disabili, non è garantito il diritto di apprendere, un Paese che nega ai docenti il diritto all’insegnamento a causa di una reale discriminazione economica, è un Paese a rischio: traditi i diritti, compromessa la qualità del sistema scolastico, sprecati i danari pubblici. Conseguenza: il sistema scolastico da ingiusto diventa elitario, poiché esclude i poveri e i disabili, in una parola, i fragili.
Sin dal 2007, l’attuale premier Draghi, allora presidente della Banca d’Italia, ebbe ad indicare: la bassa collocazione del nostro sistema scolastico nelle graduatorie internazionali, con la nota evidenza del problema del divario fra il Nord e il Sud; e l’anomalo reclutamento dei docenti, la loro distribuzione geografica fra le varie scuole, i percorsi di carriera governati da meccanismi che mescolano stadi diversi, di precarietà e inamovibilità.
Patti di comunità
In una realtà come questa, arriva, come una boccata d’aria fresca, il “Piano scuola estate 2021. Un ponte per il nuovo inizio”, con la proposta dei Patti di comunità che diventano la risposta concreta all’appello del Papa. Mediante i Patti di comunità, le scuole possono avvalersi del capitale sociale espresso da realtà differenziate presenti sul territorio - culturali, educative, artistiche, ricreative, sportive, parti sociali, produttive, terzo settore - arricchendosi in tal modo dal punto di vista formativo ed educativo.
In altri termini, essi favoriscono l’esercizio del principio di sussidiarietà e costituiscono occasioni di costruzione di comunità fra i cittadini, andando a ricostruire la socialità negata e interrotta dal Covid.
Per completare il percorso verso Autonomia, Parità e Libertà di scelta educativa una sfida era rappresentata dalla trasparenza.
La legge 106 del 23/07/2021 “Misure urgente in tempi di covid”, all’art. 5, ha segnato un cambiamento epocale: i fondi sono destinati agli allievi e non più alla scuola, a fronte di una trasparente rendicontazione. La scuola paritaria ha raccolto la sfida, a ulteriore riprova che la trasparenza fa paura solo alle scuole malavitose. Le scuole paritarie serie, ancora una volta, scendono in campo per garantire una scuola libera, per tutti.
La legge di Bilancio 2021, di conseguenza, deve favorire la rifondazione del pluralismo educativo in Italia, agendo lungo la linea seguente: stabilizzare i docenti per avere un organico definito a settembre: sono 150 mila le cattedre coperte da precari. Occorre a questo scopo un censimento sia dei docenti che delle cattedre, per non illudere chi si aspetta la cattedra nel luogo di residenza; realizzare patti educativi territoriali per una scuola che viene incontro a studenti e famiglie: un’esperienza positiva che apra ad un sistema scolastico integrato, perché tutti sono coinvolti: scuole statali, paritarie, enti pubblici e privati, mezzi di trasporto; completare il percorso dell’autonomia per la scuola statale e della libertà per la paritaria, per andare a comporre quel costo standard di sostenibilità per allievo che arriva a 3.500 euro per l’infanzia, a 4.000 per la primaria, a 5.000 per la scuola secondaria di I grado e a 5.500 per la scuola secondaria di II grado.
Trasparenza, valutazione, meritocrazia, soldi alle famiglie e non alle scuole: sono concetti acquisiti e conditio sine qua non per salvare il Paese.
SR. ANNA MONIA ALFIERI