Cortesi Alessandro
I tratti caratteristici dell’Ordine oggi
2021/10, p. 26
Predicazione, amore per la Scrittura, testimonianza, spirito di riforma autentica, scelta di povertà e semplicità costituiscono elementi che hanno segnato la storia dell’Ordine e che ancora costituiscono gli orizzonti presenti nella vita quotidiana.

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Testimoni
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I DOMENICANI A 800 ANNI DALLA NASCITA DI S. DOMENCO
I tratti caratteristici dell’Ordine oggi
Predicazione, amore per la Scrittura, testimonianza, spirito di riforma autentica, scelta di povertà e semplicità costituiscono elementi che hanno segnato la storia dell’Ordine e che ancora costituiscono gli orizzonti presenti nella vita quotidiana.
“Domenico rispose all’urgente bisogno del suo tempo non solo di una rinnovata e vibrante predicazione del Vangelo, ma anche, altrettanto importante, di una testimonianza convincente dei suoi inviti alla santità nella comunione viva della Chiesa. Nello spirito di ogni riforma autentica, egli cercò di ritornare alla povertà e semplicità della comunità cristiana dei primordi, riunita intorno agli apostoli e fedele al loro insegnamento (cfr. At 2, 42). Allo stesso tempo, il suo zelo per la salvezza delle anime lo portò a costituire un corpo di predicatori impegnati, il cui amore per la sacra pagina e integrità di vita potesse illuminare le menti e riscaldare i cuori con la verità donatrice di vita della parola divina”. Con queste parole papa Francesco ha delineato il profilo di Domenico ed insieme dell’Ordine da lui fondato, nella lettera dal titolo Praedicator gratiae che ha indirizzato a fra Gerard Francisco Timoner, OP Maestro Generale dell’Ordine dei Predicatori per l’VIII Centenario della Morte di san Domenico di Caleruega (1221-2021).
Predicazione, amore per la Scrittura, testimonianza, spirito di riforma autentica, scelta di povertà e semplicità costituiscono elementi che hanno segnato la storia dell’Ordine e che ancora costituiscono gli orizzonti presenti nella vita quotidiana di tante e tanti che camminano sulla via evangelica sulle tracce della testimonianza di Domenico.
Un Ordine complesso
L’ordine domenicano è realtà complessa: comprende infatti la componente femminile, che risale al primo gruppo di donne convertite dal catarismo e riunite da Domenico a Prouilhe a partire dal 1206 mentre stava svolgendo la sua missione di predicazione nel sud della Francia e che attualmente vede continuità nella vita dei monasteri femminili di vita contemplativa. Comprende i conventi e le province dei frati disseminate in tutto il mondo dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’America del Sud, dal Nordamerica all’Australia e alle isole del Pacifico. Comprende la componente dei laici riuniti in fraternite che condividono il carisma della predicazione attuandolo in modalità assai diverse nelle diverse aree del mondo in particolare nel rinnovamento della presenza laicale nella Chiesa dopo il Vaticano II. Infine in relazione profonda con l’Ordine stanno le moltissime congregazioni religiose femminili di vita attiva che coltivano soprattutto il riferimento alla testimonianza di santa Caterina da Siena e di altre donne che nella storia hanno saputo interpretare in diversi contesti storici la chiamata ad annunciare e testimoniare il vangelo.
In situazioni diverse
Per quel che riguarda le comunità dei frati l’Ordine vive nel mondo attualmente situazioni diverse: vi sono regioni di presenza storica, ad esempio in Europa, in cui il numero dei frati va progressivamente diminuendo con problemi di invecchiamento, di fatica e difficoltà nell’abbandonare luoghi e ambiti di predicazione e missione, e talvolta con le difficili decisioni da assumere in relazione all’utilizzo di strutture conventuali e di azione apostolica ereditate dal passato.
Vi sono altre regioni in cui si vivono situazioni diverse, ad esempio in alcuni paesi dell’Asia, in alcune province dell’Africa, regioni in cui la popolazione è prevalentemente giovanile e si sperimentano insieme fecondi dinamismi ecclesiali insieme a situazioni di difficoltà. I giovani che giungono all’Ordine sono numerosi e si pongono allora diverse questioni relativamente alla formazione, ad offrire una adeguata preparazione di studio, ad accompagnare in percorsi formativi e di missione.
Vi sono province dell’Ordine molto sensibili alle situazioni di vita del proprio contesto sociale come in America latina; altre realtà, ad esempio in Asia, sono profondamente coinvolte nel dialogo interreligioso e nella predicazione in mondi segnati da profonde disuguaglianze. Altre ancora, ad esempio in Nordamerica ed in Europa sperimentano l’ingresso nell’Ordine di persone adulte che ricche di diversi percorsi di vita hanno accolto la chiamata ad una dedizione piena nella predicazione del vangelo nella comunità. Altre, ad esempio in Europa, offrono particolare impegno a coltivare centri di vita spirituale, di studio e ricerca, coltivano nuove forme di predicazione, di dialogo culturale in contesti di secolarizzazione avanzata, di vicinanza a chi soffre. Forse le realtà più vive sono quelle ai margini, le presenze nei paesi segnati dalla guerra e devastazioni, i piccoli nuclei in contesti di minoranza delle comunità cristiane o tra le popolazioni indigene discriminate e oppresse.
Profondi cambiamenti
Alcuni dati sono certamente segnali di profondi mutamenti come ad esempio la drastica riduzione di presenze in alcune province europee - benché non in modo generalizzato - e d’altra parte tali fenomeni sono da leggere nel quadro di cambiamento d’epoca, di fine della cristianità, di configurazione di una Chiesa mondiale che stiamo vivendo. Come ha ricordato Jesus Sariego da poco rieletto provinciale dell’attuale unica provincia di Spagna – che riunisce quelle che erano fino a pochi anni fa quattro province dell’Ordine e che ha visto un cambiamento radicale rispetto ad alcuni decenni fa –: “Siamo in buona salute? Sì, siamo in buona salute, perché nella provincia di Spagna c'è ancora molta vita da offrire. Non uniamoci ai profeti di sventura. Sono convinto che si sbagliano. Lo sguardo fiducioso di Dio ci aiuta piuttosto a guardare la nostra realtà secondo un'altra prospettiva. Non dobbiamo dimenticare una cosa: la vita non è data sempre allo stesso modo. Ogni momento storico ha i suoi modi di dare vita. Mi rattrista notare che alcuni non sono capaci di scoprirlo”.
Nella realtà della Chiesa
In tal senso la sua osservazione sposta il punto di vista da cui osservare l’Ordine, - ma il discorso si allarga alla realtà di Chiesa e oltre -: “Non ci siamo costituiti in un'unica provincia per durare più a lungo come istituzione, ma per garantire meglio la nostra missione come Ordine dei Predicatori. Il nostro obiettivo è di essere presenza di lievito qualificato più che un numero. Ciò che importa è la qualità delle nostre persone e della nostra vocazione, non il numero”. (In https://alfayomega.es/jesus-diaz-sariego-op-pretendemos-ser-mas-levadura-cualificada-que-numero/?fbclid=IwAR0dxMrdCm5T5Pcb29q5HCdghzcBepDpLmnenz5PP-Kd7Il_ExBryxuoU1E)
Ci sono tre ambiti in cui penso che i domenicani oggi possano offrire qualche servizio alla Chiesa. Il primo è una attitudine di vita comune che si configura in una struttura di vita insieme. Fr. Timothy Radcliffe, che è stato maestro dell’Ordine, in un recente scritto ha ricordato: “La nostra forma di governo incarna il Vangelo che noi siamo inviati a predicare. È un’espressione della nostra fraternità, prima ci sono i fratelli, ci sono le sorelle. “Fratello” e “sorella” sono i più antichi e più importanti titoli nel cristianesimo, dicono la nostra appartenenza alla famiglia di Cristo. Una della prime biografie di san Domenico si deve cercarla nelle Vitæ Fratrum, “Le vite dei fratelli”. È assolutamente coerente che l’Ordine dei Predicatori sia stato fondato da qualcuno che dichiarava di non voler essere altro che uno fra i fratelli (…) al confuso e turbolento mondo della città, i primi frati portavano la sorprendente offerta di un’amicizia fra uguali. Il nostro modello di governo incarna l’amicizia dell’Ordine, che è espressione di quell’amicizia che è la vita stessa di Dio”. Tale orientamento a vivere una fraternità che trova espressione concreta nella ricerca continua, attraverso la modalità sinodale dei capitoli, conventuali, provinciali e generali costituisce oggi un luogo importante per vivere il ‘coraggio della relazione’. Così anche ricorda fr. Bruno Cadoré ex Maestro dell’Ordine: “la comunione – si potrebbe forse anche dire lo stesso per la fraternità – è un lento, paziente, a volte difficile lavoro. Come quel “travaglio” di generare di nuovo di cui parla così bene l’apostolo Paolo a proposito della creazione che geme nei dolori del parto”. In un mondo in cui la grande questione è come vivere insieme nel riconoscimento della dignità e secondo giustizia e in una Chiesa in cui è presente una esigenza di riforme in senso sinodale, l’esperienza dell’Ordine ha un suo dono da offrire.
L’ascolto degli altri e delle sofferenze
C’è un secondo tratto dell’esperienza dei domenicani oggi che costituisce un ambito da custodire e coltivare con attenzione ed anche un contributo da proporre nel cammino di Chiesa: si tratta dell’orientamento all’ascolto degli altri e delle sofferenze come ha fatto Domenico. È l’attitudine che si può rilevare nella disponibilità a lasciarsi ferire dalle situazioni di vita, e lasciarsi interrogare dalla sofferenza delle persone concrete, dei volti riconosciuti e incontrati. È quanto visse Domenico quando decise di vendere i suoi libri nella esperienza della carestia che segnò i sui anni giovanili e che ripropose ai suoi frati nella scelta della povertà come condizione di consapevolezza della vita e della fede stessa come dono e della esigenza di condividere ogni dono ricevuto con gli altri. È quanto visse ancora in un incontro con compagni di viaggio di cui non conosceva la lingua e con i quali, dopo aver pregato, continuando a camminare insieme, trovò modo di comunicare scoprendo come l’incontro stesso, con le differenze, apre ad andare oltre i confini culturali, religiosi.
L’attenzione alla Parola di Dio
C’è un terzo tratto che continua ad essere presente nella variegata e plurale esperienza dell’Ordine oggi, nei diversi contesti culturali e geografici. È l’attenzione alla Parola di Dio. Quando la Parola di Dio è ascoltata e accolta genera il superamento di barriere e paure e la scoperta di orizzonti nuovi. Tale apertura implica ascolto di un parlare di Dio che s’incontra nelle parole umane e nelle storie: le storie dell’alleanza con Israele, le storie dell’esistenza umana, le storie dei movimenti umani e delle persone, le storie di chi è vittima dell’ingiustizia e dell’iniquità che caratterizza il mondo della globalizzazione e dello scarto, le storie di un ambiente naturale devastato che grida per nuovi stili di vita. Sono varie, innumerevoli, sorprendenti le storie di uomini e donne oggi, che traendo luce dalla testimonianza di Domenico scorgono come seguire Gesù significhi ascoltare la vita umana, le sofferenze, raccogliere le attese umane e del cosmo, e portarle nella preghiera, e farsene compagnia nella condivisione e nella compassione.
Una sfida oggi per i domenicani, come indica l’immagine utilizzata per la celebrazione dell’anniversario della morte di Domenico, è quella di imparare a condividere la tavola con Domenico, come faceva Gesù con i suoi amici, rendendo la tavola luogo di accoglienza di chi è escluso e discriminato, segno della possibilità di una gioia condivisa, attorno all’essenziale, in attenzione alla fame e alla sete, ad accompagnare ad una vita buona, nel dono della vita come pane spezzato.
ALESSANDRO CORTESI, OP