Dopo 60 anni di storia un Organismo da ridisegnare
2021/1, p. 2
Ci sono già i segnali profetici di un ripensamento generale che apre a nuovi orizzonti di collaborazione e partecipazione, di condivisione delle risorse e delle idee, di ricollocazione sul territorio.
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LA CISM PROGETTA IL SUO NUOVO FUTURO
Dopo 60 anni di storia
un Organismo da ridisegnare
Ci sono già i segnali profetici di un ripensamento generale che apre a nuovi orizzonti di collaborazione e partecipazione, di condivisione delle risorse e delle idee, di ricollocazione sul territorio.
Cosa dire all’apertura di un’Assemblea Generale che celebra i suoi 60 anni in un tempo di pandemia? Cosa richiamare di questo organismo di comunione che si sta rinnovando, mentre mostra i segni del suo invecchiamento? Cosa scrivere di profetico rispetto al futuro che abbiamo dinanzi? Come ridisegnare un organismo che si contrae fortemente in molte aree del nostro Paese, vive le unificazioni delle Circoscrizioni provinciali, registra l’insorgere di tante forme nuove di vita religiosa che non hanno ancora varcato il livello giuridico del riconoscimento diocesano, mentre è chiamato sempre più a confrontarsi e far presenti le proprie istanze a livello ecclesiale e civile? Come conciliare la contrazione di rilevanza della nostra Conferenza a livello diocesano e regionale, mentre a livello nazionale cresce la stima e la collaborazione tra CISM e CEI, tra CISM ed USMI? Come decifrare il fatto che mai, come in questi ultimi anni, la collaborazione tra i due organismi più importanti della vita religiosa del nostro Paese (CISM ed USMI) sono in un virtuoso crescendo?
Era una Conferenza pensata in altri contesti
Certo, è sotto gli occhi di tutti la debolezza strutturale della nostra Conferenza, struttura pensata in altri contesti ecclesiali e sociali di cui abbiamo solo venerata memoria, eppure, dentro questa debolezza ecclesiologica di cui noi siamo un frammento, altrimenti la crisi sarebbe da addebitare solo alle nostre incapacità organizzative e di prospettiva storica, ci sono già i segnali profetici di un ripensamento generale che apre a nuovi orizzonti di collaborazione e partecipazione, di condivisione delle risorse e delle idee, di ricollocazione sul territorio.
È vero, i Superiori Maggiori, almeno in questi ultimi dieci anni, sono stati molto assorbiti da problemi interni ai loro Istituti, problematiche legate alla formazione iniziale e permanente, alla penuria di vocazioni, invecchiamento dei religiosi, abbandoni e separazioni dall’Istituto di giovani religiosi e di giovani sacerdoti (e non solo), gestione nuova delle opere pastorali/sociali, chiusura di alcune presenze, unificazioni delle circoscrizioni provinciali, perdita di contatto con quei territori e Chiese particolari che facevano l’humus esistenziale ed ecclesiale delle Province religiose, condivisione di progetti formativi a livello nazionale, complessità nell’amministrazione dei beni, confronto più serrato con le rispettive curie generali.
Un’epoca ormai esaurita
Tutto questo ha reso l’esercizio di governo di un Superiore Maggiore complesso e frenetico, l’agenda dei lavori ha incominciato ad escludere tutto quello che era legato ad un orizzonte di senso valoriale più allargato: i rapporti ecclesiali, le relazioni con i PP. Provinciali della stessa Regione ecclesiastica, gli impegni della CISM a livello regionale e nazionale. Non si tratta di una colpa, ma è la necessità di sopravvivere alla sovraesposizione istituzionale. Cioè, nella impossibilità di reggere una agenda sempre più fitta e sempre più legata alle esigenze del proprio Istituto, si è preferito allentare nella partecipazione e nel coinvolgimento, a livello regionale e nazionale, per tutto quello che riguarda la CISM e le altre istanze ecclesiali. Da questo crinale si può comprendere perché le nostre Conferenze regionali sono disertate, le Assemblee regionali non celebrate e il Consiglio regionale, che è l’organo direttivo della CISM a livello locale (Statuto CISM, Art. 21) fa fatica ad essere costituito.
La stessa sorte, purtroppo, subisce la Segreteria Regionale (Statuto CISM, Art. 25), dove non si trova la disponibilità di un religioso – giovane o anziano che sia – che possa dedicare alcune ore della settimana al servizio di questo organismo di comunione e di rappresentanza ecclesiale.
Da qui al corto circuito ecclesiale lo spazio è poco. Infatti, se a livello regionale non abbiamo chi coordina le attività regionali, dirige le attività degli uffici, mantiene i collegamenti con gli organismi CISM nazionali e con i Segretariati diocesani, in conformità agli orientamenti e deliberazioni del Consiglio regionale (Statuto CISM, Art. 25§2), si perde il significato ecclesiale della nostra Conferenza, diveniamo invisibili sul territorio ecclesiastico e irrilevanti rispetto ai cammini delle Conferenze Episcopali Regionali (Commissione mista, partecipazione alle commissioni regionali, promozione dei religiosi a Vicari episcopali per la Vita religiosa, etc.).
Certo, in questa lettura, non trascuro la generosità di tanti Presidenti regionali che, insieme ai loro Consigli, stanno mantenendo alta la natura e il servizio della nostra Conferenza, non tralascio la generosità di chi ha continuato a partecipare ai Consigli nazionali nonostante la povertà della propria Conferenza a livello regionale, anzi, parto proprio da questa gratuità per affermare, come presidenza CISM, che è proprio nel tempo della debolezza che gli organismi di comunione, come il nostro, esprimono la vera natura del loro servizio e la loro necessaria presenza.
Un’eccellente collaborazione con l’UISG
Mai come in questi anni, infatti, abbiamo avuto riconoscimenti ecclesiali dovuti al servizio propositivo e dialogico della nostra Conferenza e degli Uffici ad essa collegati: eccellente è stato ed è il servizio svolto nella Commissione Mista (CEI/CISM/USMI/CIS) tanto da chiedere ed ottenere la costituzione di un tavolo tecnico comune per rivedere le convenzioni tra le diocesi e gli Istituti religiosi. L’intento non riguarda solo le convenzioni delle parrocchie affidate ai religiosi, ma apre ad una prospettiva che rimanda al rapporto tra l’Ente ecclesiastico diocesano e l’Istituto religioso; unico si è rivelato il tavolo tecnico aperto tra la CEI, la CISM e l’USMI per tutto quello che concerne la riforma del Terzo Settore. Stare a quel tavolo con tre nostri tecnici, ha significato poter agire direttamente sulle proposte che sono state fornite al Governo per redigere, in maniera adeguata e conforme alla natura dei nostri Enti, una riforma che toccherà profondamente la gestione delle nostre opere, piccole o grandi che siano;
importante è stata la battaglia civile che abbiamo condiviso con l’USMI, e con tutte le forze che lo hanno voluto, sulla Scuola pubblica paritaria. Abbiamo marcato stretto il Governo stando sul tema per mesi. Non siamo stati ascoltati. Il disastro dell’Istruzione pubblica è sotto gli occhi del Paese e le famiglie gridano vendetta. La disponibilità dei nostri spazi, la collaborazione nella mobilità degli studenti, la cura dei nostri ambienti avrebbero dato un’ulteriore possibilità di far ripartire il Paese perché, come sempre abbiamo scritto, “Se non riparte la scuola non riparte il Paese”; bellissima la collaborazione e condivisione con l’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI). Sono anni che le due Conferenze, con gran rispetto e stima, si stanno frequentando, conoscendo e condividendo percorsi possibili. Non abbiamo solo cambiato sede, ma abbiamo messo le premesse per collaborare in maniera armonica e condivisa. Tante sono le iniziative che le due Presidenze hanno già condiviso. Continueremo questo cammino di avvicinamento istituzionale portando, speriamo entro il 2021, la unificazione delle due Segreterie nazionali. Sarà un passo fondamentale perché creerà la premessa per un’unica sala di regia delegata a coordinare i lavori dei due Consigli di Presidenza e Nazionali.
LUIGI GAETANI, ocd
Presidente CISM Nazionale