Giudici Giovanni
Il Signore ogni giorno sulla nostra strada L’adorazione eucaristica
2020/9, p. 24
È sempre lui che viene a noi. Dio si fa nostro prossimo. A queste pecore senza pastore, a questi malati senza medico, a questi uomini spogliati delle loro speranze ma ancora abitati dal suo ricordo e che lo cercano anche là dove sanno bene di non trovarlo; proprio in questo povero tesoro dei sogni perduti, Gesù si avvicina. Essi lo rimpiangono ed egli è là che cammina con loro. “Lui” e “loro”: Luca inquadra la sua frase in queste due parole che riassumono la storia, ogni storia. Lui con noi».

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Il Signore ogni giorno sulla nostra strada
L’adorazione eucaristica
«E’ sempre lui che viene a noi. Dio si fa nostro prossimo. A queste pecore senza pastore, a questi malati senza medico, a questi uomini spogliati delle loro speranze ma ancora abitati dal suo ricordo e che lo cercano anche là dove sanno bene di non trovarlo; proprio in questo povero tesoro dei sogni perduti, Gesù si avvicina. Essi lo rimpiangono ed egli è là che cammina con loro. “Lui” e “loro”: Luca inquadra la sua frase in queste due parole che riassumono la storia, ogni storia. Lui con noi». (Michele de Certeau)
Rinnovare il discorso con questo compagno di viaggio, con il pellegrino che non riconosciamo e che ci cammina accanto ogni giorno anche quando i nostri occhi spenti non lo vedono, è il dono che chiediamo al Signore scegliendo il gesto di devozione che chiamiamo ‘adorazione eucaristica’.
Gesù che condivide con noi la mensa quando spezza il pane, rimane presente e vivo nella custodia eucaristica. Egli rinnova dentro di noi, che ci cibiamo di Lui, il mistero della sua morte, che è vita. Quando ci poniamo di fronte a Lui in adorazione, noi contempliamo il Signore vivo, presente in carne e sangue, in corpo e anima, con l’umanità e la divinità.
Ci viene spontaneo adorare, benedire, ringraziare. Il pane consacrato ci unisce al Padre, parliamo con il Figlio, Parola eterna del Padre. Ci siamo cibati di un pane che condanna il nostro egoismo, e ascoltiamo il Signore che ci nutre della forza dell’amore. È il voler bene che rende liberi e raccoglie tutti in unità. Ci viene spontaneo confrontare il vissuto quotidiano con il mistero davanti al quale siamo in preghiera: ci siamo cibati di un medesimo alimento spirituale, e con realismo riconosciamo anzitutto le distanze, tanto faticose da scoprire e eliminare, tra le persone che si sono cibate alla stessa mensa e che addirittura fanno parte della medesima comunità cristiana.
È dunque importante la preghiera di adorazione dell’Eucaristia; fa parte di quei mezzi posti dal Signore a presidio della novità di Vita a cui Egli ci ha introdotti mediante la fede. All’inizio dunque sta la memoria della nostra condizione di credenti risanati dallo Spirito del Signore; siamo persuasi che il battesimo e la santa cena ci hanno strappati a noi stessi, ci hanno consentito un passaggio per vivere nella invisibile fiamma dello Spirito che conserva il mondo, lo santifica e lo redime in Dio.
Entriamo nell’esercizio della adorazione e per prima cosa dobbiamo fare in modo che il nostro spirito trovi quiete. Lo sappiamo bene che come allarghiamo, per così dire, la tela compatta del nostro agire, emergono le difficoltà, si presentano immediatamente le prove grandi o piccole. Si fanno presenti le preoccupazioni che abbiamo. Un passaggio dunque necessario per entrare in preghiera è il quietare l’anima, facendo riferimento alla bella immagine del Salmo 131: «Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia».
L’adorazione al Santissimo Sacramento ci pone davanti alla umanità del Signore; Egli che ha vissuto in pienezza le verità umane, in tutte le forme; è la sua grazia che ci aiuta a riconoscere la verità autentica che si cela in ogni singolo comportamento, in ogni verità umana. Così ci è dato far scorrere tutta la nostra storia, recente o lontana, ed esplorare quello che siamo in verità quando, nel silenzio e con spirito di adorazione, ci poniamo di fronte a noi stessi, alla luce del Dio immolato per amore.
Il Pane consacrato, dinanzi al quale ci soffermiamo in preghiera, vive in noi che ci siamo nutriti alla mensa della Parola quando, con il sacerdote e l’intera comunità, è stato spezzato il pane. L’adorazione eucaristica è il momento in cui chiediamo con tutto il cuore di poter trovare risposta a quella inquietudine che ci spinge a desiderare tutta quanta la verità. È in questo spazio di silenzio, di adorazione, di domanda che ci viene dato di attingere alla verità più alta che è presente in ogni verità umana, e in ogni comportamento dei fratelli e delle sorelle. Non l’esercizio della critica o del giudizio prevale in noi, ma l’accoglienza delle diversità di caratteri o di giudizi e comportamenti.
L’esporci alla luce misteriosa che irradia dal Santissimo Sacramento ci dona la grazia di porre nella nostra vita quei segni che consentano il rivelarsi dell’Amore redentore a coloro che vivono con noi, o che incontriamo nella nostra quotidianità. La dimensione missionaria di ogni vita cristiana è presente nella preghiera di adorazione.
Il Santissimo Sacramento ci accompagni sulle strade di questo mondo, rinnovi in noi lo stupore dei due discepoli che alla tavola di Emmaus riconobbero che il Signore era stato con loro lungo la via. E il dialogo frequente con il pane consacrato nel sacrificio della Messa, aiuti a ravvisare il Volto del Signore nei nostri incontri quotidiani.
Giovanni Giudici