Fraccaro Antonella
Discepole del Vangelo diocesane per la missione
2020/9, p. 15
Come Discepole del Vangelo ci siamo sentite interpellate dall’importanza di annunciare il Vangelo quando, nel 1973, le prime sorelle hanno raccolto le loro prime intuizioni, in ascolto del Concilio Vaticano II.

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UN CARISMA NATO NEL CUORE DEL VATICANO II
Discepole del Vangelo
diocesane per la missione
Come Discepole del Vangelo ci siamo sentite interpellate dall’importanza di annunciare il Vangelo quando, nel 1973, le prime sorelle hanno raccolto le loro prime intuizioni, in ascolto del Concilio Vaticano II.
Nel desiderio di vivere una vita religiosa radicata nella preghiera, nella Parola di Dio e con i poveri ci siamo, a poco a poco, ritrovate nell’esperienza spirituale di Charles de Foucauld: “ritrovate”, poiché prima ancora di aver scelto di seguire le sue orme, riconosciamo di essere state, in qualche modo, scelte da lui. Fin dalla fondazione del nostro Istituto ci è stato, infatti, suggerito di andare a Spello, per condividere alcuni giorni con i Piccoli fratelli del Vangelo. In questo luogo siamo entrate a contatto con l’esperienza di Charles de Foucauld e ci siamo confrontate con gli aspetti della sua spiritualità, mediati dalla ricca esperienza spirituale di Carlo Carretto e da quella dei suoi fratelli.
Ci siamo trovate in sintonia con i principi ispiratori della spiritualità di Charles de Foucauld, figura a noi, appunto, quasi sconosciuta: un uomo alla continua ricerca della verità, innamorato di Vangelo, di deserto e di cura della vita spirituale, appassionato dei piccoli e dei poveri. Affascinate dalle proposte conciliari, abbiamo scelto di vivere con radicalità la vita religiosa ispirandoci a questa spiritualità, che era coerente con le attitudini spirituali e comunitarie che già vivevamo. Abbiamo fatto nostre tre caratteristiche della via seguita da frère Charles: la preghiera e la contemplazione; l’accoglienza e la condivisione; l’evangelizzazione secondo lo stile ordinario e semplice della vita di Nazareth. Dimensioni che viviamo in piccole fraternità e in comunione con la diocesi.
La nostra dimensione diocesana
È stato nostro desiderio, fin dalle origini, vivere inserite nella vita parrocchiale e diocesana. La lettura dei documenti conciliari e postconciliari ci hanno condotto a fare nostra la dimensione della Chiesa particolare, per il fatto che la vita religiosa nasce nel cuore della Chiesa ed è da essa custodita: «Spetta ai vescovi, quali maestri autentici e guide di perfezione per tutti i membri della diocesi, essere i custodi anche della fedeltà alla vocazione religiosa nello spirito di ciascun istituto» (MR 28).
Scegliamo di mantenere viva la comunione ecclesiale accogliendo la speciale cura del vescovo della diocesi di Treviso in cui siamo state fondate e ci impegniamo a vivere questa comunione con i vescovi delle sedi nelle quali sono presenti le nostre fraternità. Attualmente siamo presenti nelle diocesi di Treviso, Belluno, Milano, Torino, Viviers, Marsiglia, Tirana e a breve anche ad Algeri. Il dialogo con i Pastori di queste diocesi è aperto e collaborativo, nella disponibilità ad accogliere le esigenze pastorali delle Chiese nelle quali siamo inserite, conformemente alle caratteristiche del nostro carisma e nell’impegno cordiale a proporre esperienze di accoglienza e di annuncio del Vangelo, secondo lo spirito di frère Charles. Cerchiamo di fare nostre le linee guida della porzione del popolo di Dio in cui siamo inserite e di approfondire il contesto sociale, culturale e religioso in cui ci troviamo. Frère Charles diceva: «La tua vita di Nazareth puoi viverla ovunque: vivila nel luogo più utile al prossimo».
L’essere diocesane è, dunque, una nostra specificità ecclesiale e spirituale, prima che essere una nostra condizione giuridica. Ci riconosciamo, infatti, chiamate a vivere con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa, con specifico riferimento alla Chiesa particolare in cui siamo inserite. Così come siamo, vogliamo essere un segno di speranza per le donne e gli uomini di oggi. Con l’aiuto dello Spirito, in comunione con i pastori, cerchiamo di essere sorelle di contemplazione e di ascolto, facendoci carico delle esigenze profonde della persona umana.
La dimensione missionaria
La progressiva conoscenza di Charles de Foucauld ci ha introdotte nell’esperienza missionaria di questo santo dal cuore universale, il quale giunto nel Sahara scriveva: «Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani ed ebrei e idolatri, a considerarmi come loro fratello, il fratello universale… Cominciano a chiamare la casa ‘la fraternità’ (la khaoua in arabo), e questo mi è caro». Voleva essere «il fratello di tutti gli uomini senza eccezione né distinzione».In una lettera enciclica di Paolo VI, Charles è ricordato per la sua opera missionaria, appunto, come “fratello universale”: «In parecchie regioni, essi [i missionari, n.d.r.] sono stati i pionieri del progresso materiale come dello sviluppo culturale. Basti ricordare l’esempio di Carlo de Foucauld, che fu giudicato degno d’esser chiamato, per la sua carità, il “Fratello universale”, e al quale si deve la compilazione di un prezioso dizionario della lingua tuareg».
Il nome che abbiamo scelto, “Discepole del Vangelo”, connota lo spirito e la finalità delle nostre fraternità: rimanere alla sequela di Gesù e “gridare il Vangelo” con la vita, in uno stile semplice e umile, nascosto, in totale adesione alla volontà del Padre. Charles stesso scriveva: «Tutta la nostra esistenza, tutto il nostro essere deve gridare il Vangelo sui tetti, tutta la nostra persona deve respirare Gesù; tutti i nostri atti, tutta la nostra vita devono gridare che noi apparteniamo a Gesù, devono presentare l’immagine della vita evangelica». Nella consapevolezza che la missione di portare il Vangelo è la grazia e la vocazione propria della Chiesa (cfr. EN 14), c’è in noi sorelle il desiderio di annunciare a tutti l’amore di Dio, testimoniando la Buona Notizia a ciascun uomo e donna, con la vita e con la parola, secondo lo stile ordinario e semplice di Gesù a Nazareth.
L’esperienza missionaria di frère Charles è cresciuta nella nostra Fraternità anche grazie alla condivisione fraterna con diverse famiglie religiose che in varie parti del mondo si ispirano a frère Charles. È sorprendente la sintonia e la comunione con questi Piccoli fratelli e Piccole sorelle, laici e sacerdoti che spesso vivono nelle periferie esistenziali, in attenta contemplazione della storia.
Nate in un contesto ricco di risorse, abbiamo avvertito l’esigenza di vivere più profondamente lo spirito di frère Charles aprendo fraternità in contesti più poveri materialmente e spiritualmente. Dopo aver aperto alcune fraternità nel Nord Italia, abbiamo così fondato a Viviers (Francia), a Marsiglia nei quartieri nord, in periferia di Tirana e a breve ad Algeri.
Si fa sempre più presente in noi l’invito rivolto ai discepoli: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). L’annuncio del Vangelo con la vita richiede grande contemplazione della storia e in contesti di missione arricchisce e rende fecondo anche lo spirito missionario delle fraternità in Italia.
Inserite in realtà anche pienamente musulmane o in cui vivono persone di diverse culture e religioni, vogliamo essere donne di dialogo fraterno. E poiché la missione è nella natura della Chiesa e intrinseca ad ogni forma di vita consacrata, è nostro desiderio essere anche là dove il Vangelo non è conosciuto, convinte che la ricchezza del dialogo coinvolge i diversi piani dell’esistenza umana, individuale e sociale, e si concretizza nella condivisione della vita, della comune ricerca della giustizia e della pace, nel dialogo dell’esperienza religiosa. Sull’esempio di Charles de Foucauld, appassionato del dialogo con credenti e non credenti, abbiamo a cuore la costruzione del Regno, nell’edificazione della casa comune in compagnia di altre persone, per affrontare insieme le sfide comuni, attraverso legami di fiducia e di amicizia.
Dal particolare all’universale
La partecipazione alla vita parrocchiale e diocesana ci ha condotto, in questi ultimi anni, a maturare sempre più la convinzione che l’universalità dell’annuncio evangelico è tale se vissuta nella relazione personale di ogni giorno con quanti incontriamo. Non si tratta di una fraternità teorica, ma totalmente immersa nelle situazioni belle e tristi di ogni giorno, come scriveva Charles: «Mio Dio, come siete buono! […] Amate talmente gli uomini, volete talmente che si accordi loro tutto ciò che chiedono, che si vada incontro ai loro bisogni […]. Volete veder regnare tra tutti loro, che prediligete come un padre i suoi figli, una pace, una carità, una tenerezza celeste, […] assicurare il regno di questa pace, di questo amore universale nella Vostra famiglia umana».
Vivere il Vangelo significa, allora, cercare di voler bene ad ogni persona con l’amore universale di Gesù, con il suo Cuore che ama tutti perché ama ciascuno. È l’esperienza che facciamo nel lavoro, in parrocchia o nell’accoglienza di donne bisognose nelle nostre fraternità. Solo nella personale cura delle relazioni possiamo essere sorelle universali. Charles richiamando «l’universale carità» di Gesù scriveva: «Sei venuto “ad accendere un fuoco sulla terra” [cfr. Lc 12,49], il fuoco dell’amore degli uomini per Dio, e poi il fuoco dell’amore degli uomini tra di loro... “Accendere questo fuoco”, è la tua opera, come dici tu stesso, è l’opera di tutta la tua vita, è l’opera che lasci fare dopo di te alla tua Chiesa...».
Ciò che ci proponiamo nelle nostre giornate, è di essere sorelle che cercano con umiltà di nutrirsi ogni giorno di Vangelo, di confronto ecclesiale, di sincera fraternità, facendoci carico dell’accoglienza fraterna di tutti e di ciascuno, di quanti hanno bisogni materiali o spirituali, in particolare dei fratelli e sorelle che, come diceva Charles, non conoscono Gesù e il suo Vangelo, per testimoniare loro l’infinita bontà di Dio con la nostra stessa vita.
sorella Antonella Fraccaro
Discepole del Vangelo