Cabra Piergiordano
Pandemia dantesca
2020/9, p. 7
Il coronavirus è arrivato in un momento in cui si stava lanciando l’anno dedicato a Dante Alighieri, ricorrendo nel 2021 il settimo centenario della morte del Sommo Poeta. E così anch’io ho ripreso in mano il vecchio Dante, scoprendolo, questa volta, come maestro di vitaù spirituale, anche per l’oggi, compreso l’oggi della vita religiosa. Un maestro attendibile, per la sua sofferta autobiografia, un maestro realista per la sua conoscenza del mondo e dei suoi drammi, delle sue miserie e delle sue potenzialità, un maestro affascinante per l’inarrivabile bellezza della sua poesia.

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PANDEMIA DANTESCA
Il coronavirus è arrivato in un momento in cui si stava lanciando l’anno dedicato a Dante Alighieri, ricorrendo nel 2021 il settimo centenario della morte del Sommo Poeta.
E così anch’io ho ripreso in mano il vecchio Dante, scoprendolo, questa volta, come maestro di vita spirituale, anche per l’oggi, compreso l’oggi della vita religiosa.
Un maestro attendibile, per la sua sofferta autobiografia, un maestro realista per la sua conoscenza del mondo e dei suoi drammi, delle sue miserie e delle sue potenzialità, un maestro affascinante per l’inarrivabile bellezza della sua poesia.
Dante dedica ampio spazio alla vita religiosa, ai suoi problemi (vedi i canti IV e V del Paradiso dove affronta la questione dei voti e della loro serietà (Non prendan li mortali il voto a ciancia. Par. V,65).
Presenta grandi figure di santi religiosi, come sostegni della Chiesa (Francesco e Domenico furono inviati “a mantener la barca di Pietro in alto mar per dritto segno” Par. XI,18-19). Senza non ricordare, con terzine sferzanti, che non basta appartenere alle loro famiglie religiose per essere santi ( ‘U’ ben s’impingua se non si vaneggia Par. XI,139).
Da qui sorge un’idea che può essere una proposta: perché non fare entrare Dante nel programma di formazione permanente, negli incontri e nei ritiri del prossimo anno?
Il programma potrebbe comprendere una rivisitazione del tradizionale percorso delle tre età della vita spirituale, attraverso i tre regni, partendo dalla “selva oscura”, ove si è bloccati dalle tre fiere della lussuria, dell’orgoglio e dell’avidità, passando attraverso la purificazione del desiderio che permette di unirsi a Dio nella partecipazione alla sua gloria.
Il percorso comprenderebbe la ripresentazione dei vizi, e l’acquisto delle virtù, oltre alla considerazione dei grandi santi (Benedetto, Pier Damiani, Bernardo e altri) che hanno permesso alla vita religiosa di essere, in tempi tumultuosi, di sostegno alla Sposa di Cristo.
C’è poi il tema della preghiera ecclesiale, splendidamente rivisitata sia in Purgatorio che in Paradiso. A questo proposito basta l’inizio del XXVII Canto del Paradiso: “Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo /cominciò ‘gloria’ tutto il paradiso/,sì che mi inebriava il dolce canto. / Ciò ch’io vedeva mi sembrava un riso/de l’universo; per che mia ebbrezza /entrava per l’udire e per lo viso./ Oh gioia, oh ineffabile allegrezza!/Oh vita integra d’amore e di pace!/ Oh sanza brama sicura ricchezza!
Oltre la proposta, viene una sfida: la necessità di preparare uno strumento che aiuti le comunità ad arricchirsi della sapienza e della bellezza profuse a piene mani dal Sommo Poeta della cristianità.
Chi ha forze, competenza e passione, si rimbocchi le maniche! Sarebbe un buon servizio a concretizzare quella via pulchritudinis, che permette al vero e al bello di camminare assieme. Senza un tocco di poesia la vita religiosa rischia di inaridirsi…e perdersi dietro alle favole mondane.
Buon lavoro!
Piergiordano Cabra