Ghini Emanuela
Donne vere. Annalena Tonelli
2020/7, p. 28
Secondo il cardinal Tonini Annalena Tonelli (Forlì, 1943 – Borama 2003) appartiene al “genere di persone che ricevono da Dio il suo stesso sguardo e guardano prima del tempo e al di là del tempo”. Annalena può suscitare in chi l’accosta due riferimenti: Charles de Foucauld e Teresa di Calcutta. Persona totalmente fuori norma per intelligenza, fortezza, attitudine profetica, senso pratico, talento organizzativo, capacità di coinvolgere chiunque nei suoi progetti di salvezza dei più poveri. Qualità poste sempre a servizio del suo carisma, percepito fin da bimba: l’accoglienza dell’amore divorante di Dio in Gesù Cristo, vivo in ogni essere umano, trasparente soprattutto nei brandelli di umanità ferita che riempiono il mondo.

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Donne vere. Annalena Tonelli
Secondo il cardinal Tonini Annalena Tonelli (Forlì, 1943 – Borama 2003) appartiene al “genere di persone che ricevono da Dio il suo stesso sguardo e guardano prima del tempo e al di là del tempo”. Annalena può suscitare in chi l'accosta due riferimenti: Charles de Foucauld e Teresa di Calcutta.
Persona totalmente fuori norma per intelligenza, fortezza, attitudine profetica, senso pratico, talento organizzativo, capacità di coinvolgere chiunque nei suoi progetti di salvezza dei più poveri. Qualità poste sempre a servizio del suo carisma, percepito fin da bimba: l'accoglienza dell'amore divorante di Dio in Gesù Cristo, vivo in ogni essere umano, trasparente soprattutto nei brandelli di umanità ferita che riempiono il mondo: per loro Annalena ha vissuto nella gioia prove inenarrabili, a loro e per loro ha dato la vita: prevedeva che sarebbe stata uccisa.
Ciò che forse più l'assimila ai due straordinari innamorati di Cristo è un grande distacco da se stessa per un ascolto di Dio assoluto, che richiama il deserto di fr. de Foucauld e le lunghe ore di preghiera di madre Teresa. Come loro, Annalena ha vissuto il bisogno, non solo il desiderio, di scomparire, di non essere visibile, di fuga da ogni sguardo che non fosse quello dei suoi poveri.
Appena poteva correva in qualche angolo remoto a pregare, bere il silenzio, nutrirsi del deserto dei suoi nomadi. Per questo amava i veri monaci, la loro apparente lontananza dal mondo per sprofondare – nascosti – nel suo cuore. Anche nel testamento ha raccomandato: Non parlate di me,....piuttosto date gloria a Dio.
Questa volontà di essere ignorata era assimilazione a tutti quelli che non contano, i poveri di ogni povertà, i miliardi di senza voce.
L'amore divorante per loro nasceva in Annalena dall'amore a Dio, a Cristo, alla sua parola. Aveva il culto della Parola di Dio, unico alimento spirituale che saziasse la sua fame. Aveva d'istinto la percezione della pura realtà del cristianesimo: una Chiesa povera, di veri discepoli, testimoni di Gesù Cristo immersi nel mistero, capaci di neutralizzare il mysterium iniquitatis con l'amore e la speranza.
La persona che ha conosciuto meglio Annalena è stata Maria Teresa Battistini<p> <p/> che per quarant'anni ha vissuto in rapporto con lei, dopo aver condiviso per un decennio la sua vita in Kenia e aver accompagnato in seguito il suo percorso in Somalia e in Somaliland.
La passione della vita di Annalena è stata il suo amore all'uomo, il suo profondo umanesimo cristiano, la valorizzazione vissuta e testimoniata della laicità. Ha voluto essere una cristiana anonima, senza alcuna appartenenza religiosa, vivere il suo battesimo in un'apertura totale a ogni vivente, ai credenti di ogni religione a quanti non professano alcuna fede. Ha intuito l'immenso bisogno di comunione dell'umanità e la ricchezza dirompente del Vangelo nella sua tensione ad attuarla in Cristo, l'uomo più uomo perché Dio.
La vera laicità è povera e anonima. Annalena ha desiderato e vissuto alla lettera il nascondimento evangelico. L'ha difeso con radicalità, ha amato una marginalità che la rendeva libera e felice. Non a caso si è riconosciuta in Nazarena, la monaca camaldolese reclusa che ha vissuto la vita eremitica nei nostri giorni febbrili.
"Nazarena mi affascina nella sua totalità; il desiderio di radicalità è identico, solo che lei l’ha anche vissuta. È meraviglioso averla conosciuta.... …eppure aveva ragione lei quando supplicava di lasciarla stare. Sarebbe stato molto bello anche se non fosse mai venuta alla luce. Attraverso i secoli, i millenni tante e poi tante creature hanno fatto e vissuto cose e vite mirabili; bastano loro per essere patrimonio, ricchezza, tesoro per il mondo; non è necessario aggiungervene altre. Anzi! Forse sarebbe bene che molte non fossero conosciute se non a DIO. Ciò che conta è che lei sia stata capace di vivere il ‘sogno’ della sua entrata in reclusione. “Possa realizzare il mio sogno: vivere e morire solitaria, ignota a tutti. E predicare la predica che DIO mi chiede di predicare in quella cella: LUI SOLO BASTA” e più tardi aggiunge: “Voglio predicare, non a parole ma con la vita da un pulpito nascosto, la predica più breve, densa, divina, feconda: DIO SOLO”.... Senza mai sapere se il sacrificio della vita abbia giovato a un solo fratello. Seminare, faticare, coltivare nel nascondimento e, quando è il tempo dei frutti, sparire per lasciare che altri li vedano, li colgano, li gustino, ricevano da essi ricompensa e lodi. La bellezza del puro amore”<p> <p/><p> <p/>.
Un filo invisibile e fortissimo lega tra loro gli spiriti assetati di infinito. Annalena, come Nazarena, richiama, insieme ad altre donne innamorate di Cristo e dell'umanità, che hanno vissuto la follia della croce - da Teresa di Lisieux a Marie Noël, da Adrienne von Speyr a Edith Stein, da Madeleine Delbrêl a Etty Hillesum, ad altre non conosciute - la passione di Simone Weil, la sua sete di nuda verità: “Accettare di essere anonimi, di essere materia umana – eucarestia – rinunciare al prestigio, alla considerazione significa rendere testimonianza alla verità”.
Emanuela Ghini
Cf. Relazione sulla vita di Annalena, Fiesole, settembre 2006, manoscritto.
2 Annalena Tonelli, -Lettere dalla Somalia EDB 2016, pp. 262-263