Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2020/5, p. 39
GERMANIA Coronavirus e fantasie apocalittiche; ROMA – ARABIA DEL NORD Ricordo di mons. Camillo Ballin; La Bibbia integrale tradotta in 694 lingue;

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Testimoni
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Germania
Coronavirus e fantasie apocalittiche
L'esperto di fondamentalismo Christoph Urban, pastore protestante tedesco, giornalista, teologo e membro del sinodo regionale della Renania, ha messo in guardia dalle fantasie apocalittiche diffuse, in questo momento di crisi dovuta alla pandemia del coronavirus, da sedicenti profeti che preannunciano la fine del mondo. L’attuale crisi, ha affermato nel servizio stampa della chiesa evangelica tedesca (epd), porta acqua al mulino di questi profeti di sventura. Effettivamente, questa pandemia globale può scatenare immagini apocalittiche sulla fine del mondo che ricordano quelle bibliche. Ma la religione non deve costituire una minaccia, bensì essere una fonte di speranza e di consolazione.
Urban – che tra l’altro è anche autore di un libro sul fondamentalismo religioso – ha messo in guardia anche dalle cosiddette preghiere di guarigione contro il virus, ritenute in grado di sostituire il trattamento terapeutico oppure di rendere le persone invulnerabili. Si tratta – ha affermato Urban – di atteggiamenti irresponsabili e di un vero e proprio abuso della religione. Queste convinzioni sono molto diffuse tra gli evangelicali e tra i movimenti delle chiese pentecostali degli Stati Uniti e anche tra i Testimoni di Geova. Hanno un influsso persino sui politici, per esempio sul presidente brasiliano Jair Bolsonaro e sull’ambiente che circonda il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’apocalittica – ha spiegato Urban – non è soltanto una realtà del passato, ma un fenomeno che riaffiora ogni volta che si attraversano tempi di crisi. Oggi attinge nuova linfa dal declino sociale, dal modo liberale di trattare l’omosessualità, dalle guerre, dalle catastrofi e, naturalmente ora, dalla pandemia del coronavirus. Su questo sfondo apocalittico, il fondamentalismo costruisce il suo programma politico, religioso e sociale. I primi fondamentalisti nel sec. XIX erano seguaci di una fede escatologica. Pensavano che un’epoca storica venisse sostituta da un’altra solo attraverso una catastrofe. Oggi, coloro che professano queste teorie ritengono che l’umanità si trovi nell’era che precede la crisi dei tempi ultimi prima della fine mondo.
Il numero dei cristiani evangelici è stimato nel mondo a 300 milioni e il doppio o il triplo se si tiene conto del movimento carismatico. Secondo infatti stime affidabili, gli evangelici, comprese le chiese pentecostali e carismatiche o le comunità religiose, rappresentano circa il 28% dei circa 2,2 miliardi dei cristiani organizzati nel mondo. Si ritiene che rappresentino anche il 3/4% dei cristiani organizzati in Europa e particolarmente in Germania (epd).
Roma – Arabia del Nord
Ricordo di mons. Camillo Ballin
È scomparso proprio il giorno di Pasqua mons. Ballin vescovo del Vicariato dell’Arabia del Nord. Così lo ricorda un suo confratello comboniano, Manuel A. Lopes Ferreira.
I miei primi incontri con padre Camillo Ballin (24 giugno 1944 –12 aprile 2020) ebbero luogo a Roma, nel contesto dei suoi soggiorni romani per la collaborazione al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (PISAI) e per la preparazione della sua tesi dottorale.
L’Istituto Comboniano deve a mons. Camillo questo contributo alla conoscenza di un periodo drammatico della storia della prima generazione di missionari e missionarie comboniani che soffrirono la prigionia durante la rivoluzione madhista (1881-1898) nel Sudan.
Poi mi sono incrociato di nuovo con lui, agli inizi degli anni 2000. Lui era in Egitto e dava il suo meglio al funzionamento di Dar Comboni, il Centro per gli Studi Arabi e d’Islamologia, per il Dialogo con l’Islam, che i comboniani stabilirono al Cairo.
P. Camillo stava spendendo la sua vita missionaria tra il Sudan (dal 1969 al 1972 e poi dal 1990 al 2000) e l’Egitto (dal 1972 al 1990 e poi dal 2000 al 2013) e per molti di noi incarnava la figura del missionario comboniano identificato con la missione primigenia dell’Istituto, appunto la presenza missionaria in terre d’Egitto e Sudan.
La sua consacrazione episcopale e l’assegnazione al Vicariato dell’Arabia del Nord (2 settembre 2005) hanno portato ancora più lontano e ad una donazione totale questa sua identificazione con la missione cristiana nel mondo islamico.
Nel 2012 l’ho rivisto a Kuwait, in una visita che gli ho fatto per preparare un dossier sulla Chiesa negli Emirati Arabi, per la rivista missionaria portoghese Além-Mar, di Lisbona. È stato il momento in cui mi sono avvicinato di più a lui, alla sua visione missionaria e ho potuto apprezzare il suo impegno apostolico e il suo sentire ecclesiale. Mi ha accompagnato nei soggiorni nei vari Emirati e ho potuto vederlo pastore in contatto con i suoi sacerdoti, con le comunità cristiane. Lo guidava una preoccupazione: aiutare a radicare la Chiesa in quei contesti islamici, aiutando i migranti cristiani a sentirsi Chiesa locale, localizzata in un contesto di sfida, come è appunto il contesto islamico.
Durante il mio anno sabbatico del 2015 e nell’anno seguente, per una felice coincidenza, ho potuto soggiornare a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, durante la quaresima, e accompagnare le comunità cristiane in preparazione alla Pasqua. Una volta, lui ha potuto venire: viveva il sogno di costruire il centro cattolico e la cattedrale nel Barhein, il che faciliterebbe anche la sua presenza in Arabia Saudita. Questo sogno ha avuto un felice natale e illuminava il suo attuale impegno missionario… fino al momento in cui gli sviluppi della sua salute (l’evoluzione del tumore) lo fermarono, in modo improvviso, proprio a Riad.
E così mi son trovato di nuovo con lui, stavolta nell’ospedale Gemelli di Roma dove fu ricoverato d’urgenza. Prima, nelle visite durante la settimana per gli esami medici; poi, portandolo all’ospedale per gli incontri con i medici per vedere eventuali percorsi da seguire. La serenità e la fiducia in Dio lo accompagnavano, come il desiderio di poter ritornare al Vicariato, tante erano le cose, le persone, le urgenze che lo aspettavano. Lui non si sbilanciava e scherzava. Diceva: «Sembra che (invece di ritornare) io debba scrivere l’omelia per il mio funerale!».
Mons. Camillo Ballin era un missionario che non temeva di avanzare, sempre sul filo del rasoio, affrontando situazioni incresciose, fiducioso in Dio. Si è spinto in avanti fino alla fine… fin dove il suo Signore lo aspettava, sorprendente come sempre, per accoglierlo col suo abbraccio d’amore, che lo ha riscattato dalla sofferenza, per la vita eterna: era il giorno di Pasqua, il 12 aprile dell’anno 2020, la pasqua del coronavirus.
Mondo
La Bibbia integrale tradotta in 694 lingue
Un numero sempre maggiore di persone può oggi leggere la Bibbia nella propria madrelingua. La Bibbia integrale è attualmente disponibile in 694 lingue, due in più rispetto allo scorso anno. Lo ha comunicato il 31 marzo scorso la Società biblica tedesca di Stoccarda. Le due nuove traduzioni sono in Ellomwe e Cho-Chin. La lingua Ellomwe si dice sia parlata da quasi 2,3 milioni di persone del Malawi e la Cho-Chin da circa 15.000 nel Myanmar.
La popolazione mondiale nel novembre 2019 era costituita da circa 7,75 miliardi di abitanti. Le Nazioni Unite prevedono per il periodo che va del 2015 al 2020 una crescita di circa 78 milioni all’anno.
Il Nuovo Testamento è attualmente accessibile in altre 1.542 lingue e alcuni singoli libri biblici in altre 1.159. Complessivamente vi sono 3.395 lingue, vale a dire 33 in più rispetto allo scorso anno, in cui è disponibile almeno un libro della Bibbia.
L'Associazione mondiale delle società bibliche stima che esistano nel mondo circa 7.350 lingue, nel cui numero vengono conteggiate anche 245 lingue dei segni dei non udenti e in Braille per i non vedenti. Ciò significa che finora nessun libro della Bibbia è stato tradotto in quasi 4.000 lingue. Negli ultimi cinque anni, secondo altri dati, 1,7 miliardi di individui hanno potuto accedere a testi biblici nella loro lingua madre. Le Società bibliche si propongono, entro il 2038, di preparare sul piano mondiale traduzioni in altre 1.200 lingue. Attualmente sono in corso 277 progetti di traduzione.
Vaticano
I cattolici nel mondo
La Chiesa cattolica diminuisce come numero in Europa e in Nordamerica, mentre registra soprattutto in Africa e in Asia un aumento sia di fedeli sia di sacerdoti. Sono dati dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa cattolica pubblicati il 25 marzo scorso.
Secondo questa fonte, dal 2013 al 2018 il numero dei cattolici nel mondo è aumentato soltanto del 6% e, stando ai calcoli più recenti, ammonta ora a 1.329 miliardi. La maggiore percentuale di cattolici è data dalle Americhe con circa due terzi del totale mondiale (63,7%). In Europa sono cattolici quasi quattro persone su dieci (39,7), in Oceania uno su quattro (26,3) e in Africa uno su cinque (19,4). L’Asia si colloca all’ultimo posto con il 3,3% ogni cento abitanti.
I sacerdoti. L’andamento del numero dei sacerdoti sul piano mondiale è definito “piuttosto deludente”. Dopo una leggera crescita a partire dal 2013, il loro numero è di nuovo diminuito negli ultimi tre anni fino al 2018, con una perdita complessiva dello 0,3%. È cresciuto invece in Africa del 14,3% e in Asia dell’11%. Secondo l’Ufficio vaticano, a incidere sulla diminuzione globale è soprattutto l’Europa dove vive il 41,3% di tutti i sacerdoti del mondo e dove il declino continentale ha un’incidenza del 7%.
Vocazioni. Una diminuzione analoga riguarda anche il numero dei candidati al sacerdozio. In Europa è calato del 15,6%, mentre in Africa è aumentato dello stesso importo. Globalmente, il numero dei seminaristi è diminuito del 2%, ed è ora di 115.900 unità.
Una crescita significativa ha visto invece nel corso di questi cinque anni il numero dei diaconi permanenti, che è aumentato del 10%. Secondo i dati, nel 2018, sul piano mondiale, era di circa 47.500 unità.
Diminuzione dei religiosi/e. Preoccupante è la forte diminuzione del numero dei religiosi/e la cui crisi non sembra arrestarsi. Il settore maschile, sempre tra il 2013 e il 2018, denota un calo che va da oltre 55.000 a meno di 51.000. Si tratta di una perdita dell’8%, in parte compensata da un 6,8% in più in Africa e del 3,6% in Asia.
Anche il settore femminile ha fatto registrare una forte diminuzione del 7,5% passando a 642.000. Come per il settore maschile, è l’Europa a denotare la maggiore perdita con il 15%; in Oceania ha toccato il 14,8% e in America il 12%. In controtendenza invece l’Africa dove le religiose sono cresciute del 9% e l’Asia del 2,6%. Ciò significa che attualmente quattro religiose su dieci si trovano in questi due ultimi continenti.
Abbandoni della Chiesa in Germania. Ai margini di questi dati, l’agenzia KNA ha riportato anche le cifre del drammatico aumento del numero dei cattolici che escono dalla Chiesa cattolica tedesca, come è stato riferito dalla Conferenza episcopale. Nel 2018 sono stati 216.078 coloro che hanno dichiarato davanti all’autorità statale competente la loro uscita, con un aumento di circa il 29% rispetto al 2017 (167.504).
Il numero dei cattolici in Germania, nel 2018, era di 23.002.128 (nel 2017. 23.311.321). Circa 28% della popolazione globale tedesca faceva parte della Chiesa cattolica.
Il numero dei sacerdoti cattolici, sempre nel 2018, era di 13.285 (nel 2017, 13.560). Si registra invece una lieve crescita per quanto riguarda i diaconi permanenti: 3.327 (nel 2017, 3308). Nel 2019, secondo le ricerche, il numero delle uscite dalla Chiesa potrebbero risultare ancora in forte aumento.
a cura di Antonio Dall’Osto