Boni Elena a cura
Partecipazione civica per le scuole paritarie: petizioni, iniziative e proposte in cantiere
2020/5, p. 32
Dopo i primi decreti-legge sul coronavirus, che di fatto escludevano le scuole paritarie dal novero degli aiuti statali, anche i diretti interessati (genitori, insegnanti, gestori) hanno provato a sollecitare la politica sul tema. Poiché riunioni e manifestazioni sono vietate, sono sorte alcune iniziative «dal basso» che si diffondono soprattutto via internet e social network: catene e gruppi di whatsapp, petizioni lanciate tramite twitter o mailing list scolastiche.

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Partecipazione civica per le scuole paritarie:
petizioni, iniziative e proposte in cantiere
Dopo i primi decreti-legge sul coronavirus, che di fatto escludevano le scuole paritarie dal novero degli aiuti statali, anche i diretti interessati (genitori, insegnanti, gestori) hanno provato a sollecitare la politica sul tema. Poiché riunioni e manifestazioni sono vietate, sono sorte alcune iniziative «dal basso» che si diffondono soprattutto via internet e social network: catene e gruppi di whatsapp, petizioni lanciate tramite twitter o mailing list scolastiche. Sono iniziative spesso informali, non sempre destinate al successo, ma che testimoniano la vitalità delle scuole paritarie e delle comunità educanti che le costituiscono.
Fra le più partecipate vi è la petizione «Coronavirus: a rischio l’educazione di milioni di studenti italiani» lanciata da Anna Monia Alfieri, religiosa marcellina, tramite la piattaforma di partecipazione civica CitizenGO. Rivolta al Presidente della Repubblica e al governo, la petizione chiede la detraibilità integrale del costo delle rette versate alle scuole pubbliche paritarie dalle famiglie nei mesi di chiusura delle scuole, tenendo conto del costo standard di sostenibilità per allievo già da tempo definito dal Ministero economico. A partire dal 2017 i genitori possono detrarre dalle tasse una parte delle spese per l’istruzione scolastica dei figli; per l’anno 2020 l’aliquota è fissata al 19% per un tetto massimo di 800 euro. Si tratta di un aiuto insufficiente, specie durante la crisi. Nel momento in cui scriviamo la petizione ha superato le 64.000 firme.
Un’altra iniziativa parte da un gruppo di gestori di servizi educativi 0-6 anni della Liguria e si sta diffondendo in altre Regioni. Si tratta della fascia di età più critica per le famiglie, divisa fra i servizi socio-educativi (asili nido, di competenza comunale) e quelli pre-scolastici (scuole dell’infanzia, che rientrano nel sistema di istruzione ma non costituiscono scuola dell’obbligo). In molti Comuni questi servizi essenziali sono garantiti da gestori privati, ecclesiastici e non, in regime di convenzione, di parità o completamente in proprio sotto la supervisione delle Regioni. Tali servizi sono messi gravemente a rischio dalla chiusura per coronavirus. La petizione, creata sulla piattaforma Change.org dalla rete unitaMente, chiede al governo aiuti concreti perché sia le imprese, sia i posti di lavoro possano sopravvivere all’emergenza Covid19. Finora ha raccolto poco meno di 5.000 firme.
Sul versante politico, alcuni partiti hanno presentato emendamenti al decreto Cura Italia a favore delle scuole paritarie. Forza Italia ha chiesto «che le famiglie che affidano l’istruzione dei propri figli agli istituti paritari possano detrarre dall’imposta lorda le rette scolastiche per un importo non superiore al costo standard di 5500 euro per alunno» (on. Gallone). La Lega ha chiesto la restituzione da parte dello Stato dei pagamenti effettuati alle scuole paritarie per servizi non usufruiti dagli studenti durante lo stato di emergenza sanitaria, come mense e doposcuola (on. Ribolla). Fratelli d’Italia ha proposto di istituire, tra le altre cose, un fondo straordinario per coprire il mancato versamento delle rette e dare la possibilità alle scuole paritarie di accedere a un credito d’imposta del 60% sugli affitti dei locali. Nel PD l’ex-ministro dell’istruzione Valeria Fedeli ha sostenuto l’emendamento dell’on. Iori a favore delle scuole paritarie, che considera «un pezzo fondamentale dell'intero sistema scolastico».
Sul fronte sindacale, infine, sorgono gravi perplessità sull’opportunità di utilizzare il FIS e la CIGD per i docenti delle scuole paritarie. Se inizialmente questa era sembrata una via d’uscita almeno per le scuole dell’infanzia, le linee guida pubblicate dal ministero lo scorso 17 marzo hanno chiarito che la DaD deve riguardare anche le scuole dell’infanzia, ovviamente con modalità adatte all’età degli alunni. Come si possono mettere, quindi, in cassa integrazione docenti che di fatto stanno lavorando in regime di smart working, come i loro colleghi degli ordini di scuola superiori? (fonte CISL)
Un panorama di istanze variegato e complesso che mette in luce l’insorgere di modalità partecipative nuove e che il governo dovrebbe tenere nella giusta considerazione.
a cura di Elena Boni