Cari lettori e care lettrici,

la straordinarietà del tempo che viviamo, a motivo della pandemia del Covid-19, ci consente – in accordo con il Centro Editoriale Dehoniano – di offrirvi gratuitamente in formato digitale (PDF) il numero di aprile della rivista Testimoni.

Non essendo garantiti i tempi di lavorazione e consegna desideriamo comunque offrire agli abbonati la lettura degli articoli della rivista e dare occasione ad altri di poterla conoscere e apprezzare. 

Testimoni, storica rivista del Centro Editoriale Dehoniano, si propone di accompagnare il cammino delle comunità religiose, dei consacrati e delle consacrate, mettendo al cuore del suo programma le attese di papa Francesco, per aiutare i religiosi a leggere i segni dei tempi, a discernere ciò che oggi lo Spirito dice alla Chiesa.

 

Buona lettura.

La redazione di Settimana News
e il Centro Editoriale Dehoniano

Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2020/4, p. 36
SIRIA “Un cumulo di macerie”. NIGERIA Almeno 70 sacerdoti e religiosi rapiti o uccisi dal giugno 2015 STATI UNITI D’AMERICA Gli americani e la fede
Siria
“Un cumulo di macerie”
Il 15 marzo scorso, la Siria è entrata ufficialmente nel suo decimo anno di guerra. Il nunzio apostolico, card. Mario Zenari, in un’intervista concessa per l’agenzia SIR a Daniele Rocchi, ha definito l’attuale situazione del paese, “un cumulo di macerie”. È una definizione che potrebbe non bastare per raccontare “una lunga serie di atrocità orribili, inclusi crimini di guerra”, perpetrati dalle parti in lotta; “sono stati nove anni di violazioni sistematiche di diritti umani su scala massiva”. Ci troviamo davanti a un conflitto che ha provocato oltre mezzo milione di morti e milioni di sfollati. La più grande crisi umanitaria dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Homs, Aleppo, Ghouta, Maaloula, Raqqa, Deraa, Palmira, fino ad Idlib, e poi l’avvento dello Stato Islamico, sono solo alcuni dei momenti più cruenti di questa guerra… sono le tappe di un lungo Calvario” che dura dal 2011. “Ricordo – ha detto il nunzio – un sacrista di Homs che il Venerdì Santo del 2012 chiese al suo parroco il luogo dove preparare il Calvario per la liturgia. Il parroco gli rispose di prendere una lunga corda e di fare il giro dei quartieri distrutti, di chiudere quindi il perimetro e di apporvi la scritta: ‘Calvario’. Oggi quella corda dovrebbe essere lunga diverse migliaia di chilometri per abbracciare questo moderno Calvario che è oggi la Siria. La Siria, come il viandante della parabola del Buon Samaritano, è stata derubata e lasciata, come il malcapitato della parabola evangelica, mezza morta sul ciglio della strada….
Non dobbiamo dimenticare le sofferenze atroci di questa povera gente, ha affermato il Nunzio. Anche se in molti luoghi non cadono più bombe e mortai, la popolazione combatte una guerra economica. La bomba è quella della povertà che colpisce l’80% della popolazione. La gente è sempre più povera e ammalata. E se fosse colpita dalla pandemia del coronavirus, sarebbe una catastrofe. È stato chiesto al nunzio:Con la guerra entrata nel suo decimo anno, cosa dice la Siria al mondo che il mondo non vuole sentire?La crisi umanitaria che il Paese attraversa è un peso che poggia su tutta la comunità internazionale. Pensiamo solo un attimo alle donne e ai bambini. È una vera strage degli innocenti, abusati, violentati, mutilati, torturati, annegati, morti di fame e di freddo, costretti a combattere, fatti sposare in età precoce. Due milioni di bambini che non possono andare a scuola. La Siria rischia di perdere intere generazioni e la perdita dei giovani è una bomba per la società. Queste donne, questi bambini non sono né contro né a favore dei belligeranti ma appartengono all’intera umanità.
Cosa sta facendo la Chiesa in Siria?, ha chiesto l’intervistatore.Per ciò che ci riguarda – ha risposto il Nunzio – siamo incoraggiati da Papa Francesco ad essere ‘Chiesa in uscita’, ‘Chiesa ospedale da campo’. Questo è il momento di essere presenti con progetti e programmi, grazie all’aiuto dei cristiani sparsi nel mondo, e di essere pronti a sporcarci le mani. Credo che non ci sia mai stato un tempo così favorevole per la Chiesa, “Chiesa di sale”, sale che si scioglie nel cibo, che non si vede, ma che si sente e dà sapore. Ma è anche un Chiesa ferita: più della metà dei cristiani sono emigrati”.
Le chiese, edifici, sono quasi tutte ricostruite ma la Chiesa viva manca purtroppo di diverse pietre vive, soprattutto giovani. Si tratta di una ferita inferta anche alla società siriana: i cristiani, con il loro contributo allo sviluppo del Paese, soprattutto nel campo educativo, della sanità e anche politico, sono per la Siria come una finestra aperta sul mondo. Ogni volta che qualcuno parte, questa finestra tende progressivamente a chiudersi.
Tornerà mai a fiorire quello che un tempo era un giardino e oggi solo un deserto siriano?Sì, se verrà innaffiato da tante gocce di solidarietà. Dopo le pioggerelline di marzo, il deserto pietroso siriano si copre di una incantevole sottile coltre di verde. E questo potrà accadere grazie anche all’impegno fattivo e alla generosa solidarietà di Istituzioni, Organizzazioni Umanitarie e di semplici persone.
Nigeria
Almeno 70 sacerdoti e religiosi rapiti o uccisi dal giugno 2015
In Nigeria non meno di 20 religiosi tra cui almeno otto tra sacerdoti e seminaristi cattolici, sono stati uccisi negli ultimi 57 mesi, e non meno di 50 rapiti. Lo denuncia un rapporto dell’Ong nigeriana, International Society for Civil Liberties and Rule of Law (Intersociety) pervenuto a Fides. Il rapporta afferma che i dati disponibili dimostrano che negli ultimi 57 mesi o dal giugno 2015, quando è entrato in carica l'attuale governo centrale della Nigeria, tra gli 11.500 e i 12.000 cristiani sono stati uccisi. Di questi 7.400 sono stati uccisi dai pastori Fulani, 4.000 da Boko Haram e 150-200 da banditi di strada. Il rapporto precisa inoltre che la maggior parte delle vittime degli attacchi di Boko Haram/ISWAP (Islamic State in West Africa) nel nord-est della Nigeria, sono cristiani. Mentre per quel che concerne le bande di rapinatori/rapitori stradali, sulle strade rurali nel nord della Nigeria, la maggior parte delle loro vittime sono musulmani; sono invece in gran parte cristiani le persone da loro colpite mentre viaggiano da nord a sud o viceversa lungo le autostrade che collegano queste due aree del Paese, in particolare la Birnin-Gwari Federal Road.Proprio sugli assi di collegamento tra nord e sud – secondo il rapporto - si sono intensificati negli ultimi mesi l’uccisione e il rapimento di automobilisti cristiani, in particolare nel nord della Nigeria, principalmente cittadini d’estrazione Igbo. L'ultima vittima della persecuzione cristiana nella Chiesa cattolica in Nigeria è il diciottenne Michael Nnadi, rapito insieme ai suoi tre compagni dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (Fides 13/1/2020). Mentre i suoi tre colleghi sono stati successivamente rilasciati, il corpo del seminarista è stato ritrovato il 1° febbraio (L.M.) (Agenzia Fides 16/3/2020)
Stati Uniti d’America
Gli americani e la fede
Il rapporto degli americani con la Chiesa sta cambiando. Stando ai dati del Barna Group (organizzazione privata non-profit), raccolti tra 96.171 persone, attraverso i sondaggi negli Stati Uniti in oltre 20 anni, si può avere una visione abbastanza approfondita dei cambiamenti avvenuti. In particolare per quanto riguarda la frequenza alla chiesa, la lettura della Bibbia e la preghiera. Il rapporto Barna ha preso in esame tre segmenti: i cristiani praticanti, i cristiani non praticanti e coloro che non si identificano come cristiani.
Coloro che si identificano come cristiani praticanti sono concordi nell’affermare che la fede è molto importante nella loro vita e di avere frequentato la chiesa nell’ultimo mese.
Il secondo gruppo è quello dei cristiani che si definiscono non praticanti.
Il terzo è costituito da persone adulte che non si identificano come cristiani.
Dai sondaggi risulta che il primo e forse il più significativo cambiamento avvenuto è che i cristiani praticanti costruiscono un settore molto più ridotto dell’intera popolazione statunitense. Nel 2000, il 45% di tutti gli inchiestati si definivano cristiani praticanti; negli ultimi 19 anni questa quota è notevolmente diminuita assestandosi al 25%; ciò significa che solo uno su quattro è cristiano praticante. In sostanza, dal 2000 la percentuale dei praticanti si è quasi dimezzata.
Dove sono finiti gli altri cristiani? La metà ha abbandonato l’impegno a vivere la vita di fede, e sono diventati non praticanti; l’altra metà è passata al segmento non cristiano. Questo scostamento ha contribuito anche alla crescita del settore “ateo, /agnostico/ nessuno” che al 2018 è passato dall’11% del 2003 al 21%, in altre parole si è raddoppiato.
Un terzo in meno di americani frequenta la Chiesa settimanalmente, ora rispetto al 1993. Negli anni '90, la frequenza settimanale alla Chiesa si aggirava intorno al 43% degli inchiestati. Questa tendenza generale è continuata con una certa stabilità nei primi anni 2000, e poi c'è stato un evidente cambiamento verso l'alto. Nel periodo dal 2005 al 2010, le presenze settimanali in chiesa sono aumentate. Di recente, tuttavia, i dati di Barna mostrano una tendenza al ribasso.
In numero reale, nel 2010 il 36% in meno di americani frequenta la chiesa settimanalmente rispetto al 1993. Questo cambiamento potrebbe essere correlato a una serie di motivi tra cui il crescente numero di Millennials (nati tra il 1984 e il 1998) della generazione Z ( o post Millennials) della popolazione degli Stati Uniti, gli scandali e il modo di percepire la Chiesa e il suo ruolo in politica, per citarne alcuni.
Se la partecipazione della Chiesa è in declino, come va per le altre pratiche cristiane? La bassa frequenza alla Chiesa coincide con una diminuzione dell'impegno biblico e della pratica della preghiera? I dati indicano che non è necessariamente così. In parole povere, coloro che si impegnano nella pratica spirituale della lettura della Bibbia sono rimasti estremamente coerenti nel corso dei decenni. Nonostante alcuni alti e bassi, quasi la stessa percentuale degli adulti statunitensi oggi afferma di aver letto la Bibbia settimanalmente, come nel 1993 (2020: 35% contro 1993: 34%).Una maggioranza di americani inoltre dice di pregare settimanalmente.Molti trovano più facile recitare una preghiera che partecipare a un servizio liturgico, cosa comprensibile, poiché questa pratica è molto più semplice e può mantenere il fascino in una cultura che rimane aperta alla spiritualità anche se l'affiliazione religiosa e le istituzioni sono diminuite. Kinnaman, presidente della Barna, ha riassunto così le implicazioni della ricerca: "Più di due decenni e mezzo di monitoraggio mostrano che tra gli americani si attenua la pratica della vita cristiana. Sta avvenendo certamente un cambiamento generazionale, ma le generazioni più anziane come i Boomer (nati tra il 1946 e il 1964) e gli anziani (nati prima del 1946) si allontanano dalla Chiesa tradizionale all'incirca allo stesso ritmo delle generazioni più giovani come i Gen X (nati tra il 1999 e il 2015) e i Millennials (nati tra il 1984 e il 1998).
Le domande pastorali davanti alle quali si trovano oggi i leader delle chiese sono: cosa fare per coinvolgere quel quarto di Millennials che praticano attivamente la vita cristiana? In che modo coloro che leggono con costanza la Bibbia possono continuare a formare la base di una Chiesa capace di far fronte al cambiamento? In che modo la preghiera - la più universale delle attività spirituali - può essere di stimolo per un rinnovamento spirituale nell’attuale società? "
a cura di Antonio Dall’Osto