UN ANNO GIUBILARE DEI MISSIONARI SAVERIANI
Una missione più semplice, più povera, libera
I Missionari Saveriani si preparano a celebrare il centenario delle loro Costituzioni e i 125 anni dalla fondazione della loro Famiglia missionaria. Tre sono le ragioni di questo anno giubilare: ringraziare, verificare, impegnarsi.
Il 5 novembre 2019 la Direzione generale dei Missionari Saveriani ha indetto un anno giubilare che inizierà il 2 luglio 2020 per concludersi lo stesso giorno del 2021. Scopo di questa celebrazione è il centenario dalla pubblicazione della Lettera di presentazione delle prime Costituzioni dell’Istituto. Il 2 luglio del 1921, infatti, il nostro Fondatore, san Guido M. Conforti, scriveva la sua quinta lettera circolare ai confratelli in Italia e in Cina per comunicare loro la notizia, attesa da sedici anni, dell’approvazione delle Costituzioni. Questa Lettera si apre con queste parole: “La Suprema Autorità della Chiesa, come ben vi è noto, ha approvato definitivamente le Costituzioni della Pia nostra Società, in data del 6 Gennaio u.s., ed io ora ve le trasmetto novellamente ristampate con quelle lievi modificazioni che vi furono introdotte dalle Sacre Congregazioni Romane”. E qualche paragrafo dopo, parlando della vocazione missionaria esce in una contemplazione estatica della bontà di Dio: “Ognuno di noi sia quindi intimamente persuaso che la vocazione alla quale siamo stati chiamati non potrebbe essere più nobile e grande come quella che ci avvicina a Cristo, autore e consumatore della nostra Fede ed agli Apostoli che, abbandonata ogni cosa si diedero interamente senza alcuna riserva alla sequela di Lui e che noi dobbiamo considerare come i nostri migliori maestri. Dio non poteva essere più buono con noi!”
Cento anni dall’approvazione delle Costituzioni
L’approvazione delle Costituzioni è per ogni istituto religioso un avvenimento importante, ma per il giovane Istituto Saveriano era la conclusione di una lunga attesa, quasi la conclusione della fondazione dell’Istituto iniziato nel 1895. Da sedici anni il Fondatore aveva introdotto a Roma la bozza delle sue Costituzioni, molto apprezzate per il loro contenuto dai revisori della Santa Sede, ma ritenute non conformi alle norme delle Congregazioni romane. Le quali ritenevano il progetto del Conforti troppo innovativo, perché il Conforti chiedeva che i suoi missionari fossero religiosi e non solo missionari e questo allora non era accettato. Da alcuni anni ormai l’Istituto Saveriano aveva avuto il decretum laudis, l’approvazione cioè dalla Santa Sede, ma le Costituzioni attendevano ancora l’approvazione. Mons. Conforti però era così convinto della bontà della sua scelta che pazientemente rivedeva, correggeva e riscriveva il suo testo secondo le richieste della Santa Sede finché ad un certo punto “sorprendentemente” (così dice il biografo del Conforti, Angelo Manfredi) le difficoltà scomparvero e la pazienza e l’obbedienza del Conforti furono ripagate.
La Lettera testamento del 1921
La soddisfazione e la gioia del Fondatore traspaiono dalla Lettera del 1921: era il sigillo finale e autoritativo sulla sua opera e la certezza di aver costruito qualcosa di bello e di buono per il regno di Dio.
All’inizio della sua lettera il Fondatore invita i suoi missionari a ringraziare il Signore e poi richiama la loro attenzione “sopra l’impegno grave e solenne che noi veniamo ora a contrarre per esso dinanzi a Dio ed alla sua Chiesa”. La Lettera è un piccolo gioiello di mistica e ascetica per i Saveriani, ed è insieme un autoritratto del Padre e Fondatore offerto alla contemplazione dei Saveriani. Noi chiamiamo questa lettera la Lettera testamento perché dallo stesso Fondatore siamo invitati a considerarla come “il testamento del Padre”. In essa il Fondatore pensando ai Saveriani presenti e futuri si augura che essi abbiano sempre come tratto caratteristico e distintivo della loro spiritualità “la risultante di questi coefficienti: spirito di viva fede che ci faccia veder Dio, cercar Dio, amar Dio in tutto acuendo in noi il desiderio di propagare ovunque il suo Regno; spirito di obbedienza pronta, generosa, costante in tutto e ad ogni costo; spirito di amore intenso per la nostra religiosa famiglia che dobbiamo considerare qual madre e di carità a tutta prova pei membri che la compongono”.
È una nota caratteristica di questa Lettera e segno della grande onestà intellettuale del Fondatore il fatto che egli non si azzardi a dare alcuna indicazione concreta di pastorale missionaria, non avendo lavorato nel campo missionario. Nella Lettera si limita a dare delle indicazioni di vita spirituale che, tuttavia, ritiene il fondamento della fecondità della vita missionaria dei Saveriani affidati per altro all’Ordinario del luogo della loro attività missionaria.
Dal poco che qui abbiamo visto ci si rende conto che la Lettera testamento, come i Saveriani l’hanno sempre chiamata, ha un significato del tutto particolare tra le lettere del Fondatore ed è rimasta come testo ispiratore anche nella riscrittura delle Costituzioni del 1983 secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II.
Gli obiettivi dell’anno giubilare
Consapevoli che l’impegno assunto dal Conforti è valido anche oggi, la Direzione generale nella sua lettera di indizione del giubileo afferma che tre sono le ragioni di questo anno giubilare: ringraziare, verificare, impegnarsi.
Anzitutto siamo invitati a ringraziare Dio per il dono del carisma saveriano nella Chiesa e insieme riandare a questi 125 anni di vita e di storia saveriana fatti di aperture e chiusure di missioni, di percorsi felici e gloriosi ed insieme di momenti dolorosi segnati dalle espulsioni, dalle sofferenze e dal martirio di quei confratelli che hanno testimoniato fino al sangue la missione. Di tutto ringraziamo Dio e il nostro Fondatore per tutto il bene fatto dai confratelli che ci hanno preceduto e per quello che si fa anche oggi nelle numerose circoscrizioni da parte dei confratelli anziani e giovani, italiani e provenienti dalle varie nazionalità. Tutto è grazia!
Nello stesso tempo vogliamo verificare la fedeltà della nostra risposta al dono ricevuto. Il carisma saveriano è chiaro e preciso: missione ad gentes e ad extra, vissuta nella consacrazione religiosa, inserita nel contesto più globale dell’unica missione della Chiesa. Riconosciamo che il carisma saveriano ha un proprio posto, specifico nella vita ecclesiale sia nelle giovani chiese della missione che nelle chiese d’origine dei missionari. In questa stagione di rapidi cambiamenti, che abbiamo vissuto e che continua a svolgersi sotto i nostri occhi, dobbiamo verificare se siamo stati fedeli al carisma e alla fiducia che la Chiesa ha posto in noi 100 anni fa quando ha approvato il progetto presentato dal Fondatore.
Infine l’anno giubilare deve essere occasione per impegnarci di nuovo “prontamente e con determinazione”, come scrive il Superiore generale nella sua lettera d’indizione del Giubileo, a rispondere in maniera adeguata al dono ricevuto per essere significativi nella nostra specificità nell’oggi della missione della Chiesa.
L’impegno più urgente è quello di portare avanti il cammino avviato in questi anni per riposizionarci soprattutto là dove c’è più bisogno di missionari. Da anni notiamo che è difficile per noi andare là dove ci chiama il nostro carisma e cioè verso i non cristiani coloro che effettivamente non conoscono ancora il Vangelo e/o non sono ancora in grado di crescere nel loro essere-comunità-cristiana. Siamo legati a situazioni conseguenti al nostro lavoro di impianto della Chiesa. Oggi ci sono comunità cristiane da noi fondate che potrebbero camminare con le loro gambe e dalle quali – per ragioni che qui non possiamo spiegare – non riusciamo a staccarci. D’altra parte, capitolo dopo capitolo, la nostra Famiglia ha detto e ribadito che noi siamo per la missione fra i non cristiani. Non potrebbe essere questa l’occasione favorevole per far un passo nella giusta direzione?
Un altro obiettivo da perseguire, pure questo da raggiungere con una certa urgenza, è quello di impostare una missione più semplice, più povera, libera cioè dalla dipendenza economica e finanziaria dall’estero, affinché la nostra attività missionaria mostri la sua verità e riveli la presenza della grazia e dell’azione dello Spirito e non l’intraprendenza nostra; una missione che sia libera da ogni forma di potere e di superiorità occidentale. In questo campo le nostre Costituzioni sono chiare e inequivoche, ma la pratica è ancora – senza colpa di nessuno – contaminata di colonialismo che i nostri destinatari tuttavia sentono in modo pesante e che non è certamente in linea con le indicazioni di Gesù ai suoi discepoli inviati in missione.
Ultimo obiettivo, che è certamente tanto importante quanto impegnativo da raggiungere, è la formazione dei nostri futuri confratelli che vengono oggi quasi esclusivamente dalle giovani chiese. Sono confratelli che vengono da esse e ci portano confratelli di diverse culture: sono indonesiani, bengalesi, filippini, congolesi, burundesi e sierraleonesi, camerunesi e ciadiani e tra qualche tempo probabilmente anche mozambicani, messicani, colombiani e brasiliani. Questi confratelli già sono presenti e sempre più lo saranno nelle comunità missionarie e anche nelle nostre comunità del mondo occidentale. Sono una straordinaria ricchezza che rendono la nostra Famiglia una famiglia autenticamente cattolica. Non occorre molto per comprendere che questa nuova realtà richiede una formazione che rispetti le culture e insieme le integri in comunità che siano segnate da un’autentica comunione cattolica dove la comunione sia l’unità delle differenze armonizzate. Queste comunità composte da Saveriani di diversa provenienza culturale e nazionale sono una prima efficace evangelizzazione, la testimonianza del Vangelo della fraternità e della Chiesa mistero di comunione in un mondo spesso diviso e conflittuale. La sfida è quindi grande e ineludibile ma di grande valore missionario.
Il programma dell’anno giubilare
La Lettera della Direzione generale continua dicendo che “la preparazione si farà a quattro livelli di responsabilità: a livello personale, a livello di comunità locale, di circoscrizione e a livello generale. Il più importante è senz’altro il livello personale: senza questo tutto il resto sarebbe puro folklore, vuota consuetudine e perdita di tempo”. Nessun trionfalismo o spettacolarizzazione … questo giubileo non è un anno di propaganda ma di umile ripresa della nostra identità saveriana nella fedeltà al nostro Padre e Fondatore che ci ha insegnato il senso della Chiesa e della missione nell’amore del Crocifisso e nello spirito tracciatoci oggi dall’esortazione Evangelii gaudium di Papa Francesco.
In questa celebrazione giubilare vogliamo sentirci in comunione con tutta la Famiglia saveriana: con le Missionarie di Maria anzitutto, ma anche con i laici saveriani e con le suore Giuseppine, fondate in Cina dal Vescovo Luigi Calza e sopravvissute alla rivoluzione cinese,le quali vivono in Cina e che si sentono legate ai Missionari Saveriani. Celebreranno con noi quest’anno anche i nostri famigliari, amici, e benefattori che ci accompagnano in questa bella e straordinaria missione che il Signore ci ha affidato.
Gabriele Ferrari s.x.