Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2020/3, p. 36
Africa: Nigeria/ Abuja / Brasile: diminuisce la percentuale dei cattolici /Enfine libre! Finalmente libera!

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Testimoni
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Africa
Nigeria/ Abuja
"Con il cuore affranto, desidero informarvi che il nostro caro figlio, Michael, è stato assassinato dai banditi in una data che non possiamo confermare", ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Hassan Kukah Vescovo di Sokoto della Nigeria nell’annunciare il 1° febbraio il ritrovamento del corpo di Michael Nnadi il più giovane (18 anni) dei quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020).Uno dei quattro seminaristi era stato liberato sabato 18 gennaio, dopo essere stato rilasciato dai rapitori lungo l'autostrada della Nigeria Kaduna-Abuja (vedi Fides 21/1/2020). Il 31 gennaio erano stati rilasciati altri due seminaristi, ma mancava all’appello Michael Nnadi. Mons. Kukah ha dichiarato che il seminarista "e la moglie di un medico sono stati arbitrariamente separati dal gruppo degli ostaggi per poi essere uccisi”.La notte dell'8 gennaio, uomini in uniforme militare sono penetrati nel Seminario maggiore del Buon Pastore che accoglie 268 seminaristi. Nel corso dell’operazione durata circa 30 minuti, i banditi dopo aver rubato computer e telefoni cellulari, sono fuggiti portando con loro i quattro seminaristi: Pius Kanwai, 19 anni; Peter Umenukor, 23 anni; Stephen Amos, 23 anni; e Michael Nnadi, 18.La notizia dell’uccisione del giovanissimo seminarista sta suscitando forte emozione in Nigeria. In una dichiarazione pervenuta a Fides, dopo aver espresso la sua “profonda tristezza” per l’assassinio di Michael Nnadi, mons. Alfred Adewale Martins, arcivescovo di Lagos ha ricordato che quello di Nnadi «è solo uno dei numerosi casi di nigeriani innocenti uccisi quotidianamente da uomini armati mentre i nostri servizi di sicurezza e i loro capi rimangono a guardare come se fossero impotenti». Mons. Martins ricorda inoltre la recente uccisione del Lawan Andimi, dirigente locale dell'Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) nello Stato di Adamawa (vedi Fides 22/1/2020), e gli attentati commessi da attentatori suicidi in alcune moschee. «Questa situazione spaventosa deve finire. Non possiamo semplicemente incrociare le braccia e permettere a queste mostruose attività di continuare a prosperare. Le conseguenze di queste malvagità sulla psiche dei nigeriani possono solo essere immaginate. Il governo federale deve agire ora prima che le cose sfuggano di mano» avverte il Vescovo di Lagos che chiede la sostituzione dei capi dei servizi di sicurezza. (L.M.) (Agenzia Fides 3/2/2020)
Brasile
Diminuisce la percentuale dei cattolici
Il Brasile è il paese con il più alto numero di cattolici del mondo. Ma questo potrebbe non durare a lungo. Secondo un sondaggio pubblicato lo scorso gennaio dall’Istituto privato Datafolia, la percentuale dei cattolici è in continua costante diminuzione. Attualmente corrisponde al 51% della popolazione, mentre è in continua crescita quella degli evangelicali, salita al 31%. Un precedente sondaggio del 2013, sempre di Datafolia, dava la percentuale dei cattolici al 57% e gli evangelicali al 28%.
Dalla fine del 19° secolo alla fine del 20° la chiesa cattolica ha perso circa l’1% dei suoi seguaci per decennio. Ma a partire dagli anni ’90 la percentuale ha cominciato a ridursi dell’1% all’anno. Secondo il National Catholic Reporter statunitense, il giornalista Eduardo Campos Lima, dell’università brasiliana di San Paolo, afferma che questo processo di decrescita si sarebbe accelerato dal 2010 e ora egli stima che l’attuale tasso di declino cattolico corrisponda all’1,2% annuale, con lo 0,8% di espansione annuale evangelicale. Se non cambia niente, secondo Lima, entro il 2032, gli evangelicali supereranno i cattolici in Brasile. Anche secondo l’esperto di demografia presso l’Istituto brasiliano, José Diniz Alves, il declino dei cattolici sta crescendo ad un tasso più veloce negli ultimi anni. In questi due ultimi decenni il Brasile ha visto un’enorme crescita degli evangelicali nei media e in politica. In questi ultimi anni hanno eletto centinaia di rappresentanti al Congresso. Il sindaco della città di Rio de Janeiro è un vescovo della cosiddetta Chiesa universale del Regno di Dio, Marcelo Crivella. Il presidente brasiliano Jain Bolsonaro, cattolico ma sposato con una evangelicale, nelle elezioni del 2018 ha avuto un enorme sostegno da parte di chiese e leader evangelicali.
Secondo Alves, il graduale declino del cattolicesimo brasiliano è iniziato con il processo di urbanizzazione. Nel 1970, per la prima volta, erano più coloro che vivevano in città che nelle aree rurali."Il cattolicesimo brasiliano era forte in una società rurale, con relazioni comunitarie e familiari determinate da chiare norme. Con l'urbanizzazione, un alto livello di consumo e una nuova mobilità sociale, gli insegnamenti cattolici hanno smesso di rispondere al nuovo contesto", ha affermato Alves.Allo stesso tempo, l'enfasi sulle soluzioni individuali in molte chiese e denominazioni evangeliche, in particolare con la cosiddetta teologia della prosperità - che mette in relazione il successo finanziario e la presenza di Dio - ha attirato l'attenzione dei poveri appena urbanizzati."La crisi economica [iniziata nel 2014] ha favorito ancora di più gli evangelici, dato che essi offrono soluzioni a problemi concreti come la disoccupazione, la depressione e così via", ha aggiunto Alves.
Secondo il vescovo cattolico di origine italiana, Adriano Ciocca Vasino di São Félix do Araguaia, la Chiesa cattolica ha una grande difficoltà ad essere presente in questo modello attuale di “società liquida”.
Fr. Manoel Godoy, che ha partecipato per diversi anni alla Conferenza nazionale dei vescovi cattolici del Brasile, sostiene che l'effettiva partecipazione dei cattolici brasiliani alla Chiesa è sempre stata molto inferiore al numero di persone che professavano il cattolicesimo. "Quello che sta succedendo è che ora le persone hanno il coraggio di dire che non sono cattoliche o non hanno alcuna religione. È una trasformazione culturale molto forte". Il calo del numero di cattolici, quindi, non sta lasciando vuote le chiese. "In realtà, i cattolici che partecipano alla vita della Chiesa continuano a crescere come presenza e impegno", ha detto Godoy.
Inoltre, come ha spiegato p. José Carlos Pereira, titolare di un dottorato in sociologia e autore di numerosi studi sul cattolicesimo brasiliano, la riduzione della percentuale complessiva di cattolici in Brasile non ha causato una crisi vocazionale, al contrario, "il numero di sacerdoti diocesani ordinati ogni anno è in aumento. Il problema piuttosto sta nella scarsa distribuzione del clero, con una particolare mancanza di sacerdoti nella parte settentrionale del paese", in particolare in Amazzonia.Pereira ha spiegato che la Chiesa brasiliana è preoccupata per il declino dei cattolici e ha recentemente stabilito delle linee guida per affrontarlo. "Nelle ultime tre conferenze episcopali, ha riflettuto sui modi per raggiungere le persone. L'attuale orientamento è quello di costruire una" chiesa di casa ", che raggiunga non solo le comunità, ma anche le case delle persone, recuperando un senso di identità cattolica.
ENFIN LIBRE! – Finalmente libera!
È uscito nello scorso mese di febbraio, per i tipi dell’editrice Le Rocher il libro Enfin Libre! (Finalmente libera), scritto a quattro mani da Asia Bibi con la giornalista televisiva francese Anne-Isabelle Tollet, che si è a lungo battuta a livello internazionale per la liberazione della cristiana pachistana, la cui storia ha commosso il mondo, divenendo un simbolo della condizione di esclusione e delle situazioni di persecuzione contro i cristiani in molti Paesi islamici. Presto il volume uscirà anche in Italia, e in varie altre edizioni in diverse lingue.
Asia Bibi, come si ricorderà, è la donna cattolica assolta dalla blasfemia dopo aver trascorso otto anni nel braccio della morte in Pakistan. Madre di cinque figli era stata condannata a morte con delle prove inconsistenti nel 2010, dopo essere stata accusata di blasfemia in una disputa per una tazza d'acqua con un collega musulmano in una fattoria.Bibi, 47 anni, fu assolta drammaticamente dalla Corte Suprema del Pakistan nel 2018 e ora vive in esilio in Canada in una località sconosciuta dopo essersi trasferita lì lo scorso mese di maggio.Il governatore del Punjab, Salman Taseer e il deputato cristiano Clemente Shahbaz Bhatti furono assassinati per averla sostenuta pubblicamente e criticato le draconiane leggi sulla blasfemia del Pakistan.Nel libro racconta: «Non ho molta memoria per le date, ma ci sono giorni che non si dimenticano. Come quel 14 giugno 2010. Prima del tramonto, sono arrivata per la prima volta al centro di detenzione di Shekhupura, dove ho passato tre anni prima di cambiare prigione, come si cambia domicilio. Non ero stata ancora giudicata, ma secondo tutti ero già colpevole. Mi ricordo di questa giornata come se fosse ieri e quando chiudo gli occhi, ne rivivo ogni istante».
In un estratto del primo capitolo fornito dall’editore, Asia Bibi narra le condizioni disumane subite in cella, evocando così il baratro in cui era precipitata: «I miei polsi bruciano, non riesco quasi a respirare. Il mio collo, che la mia figlia più piccola soleva stringere con le sue piccole braccia, è compresso in un collare di ferro che la guardia può stringere a piacimento con un enorme dado. Una lunga catena si trascina sul terreno sporco, collega la mia gola alla mano ammanettata della guardia che mi tira come un cane al guinzaglio».
Sono alcuni dettagli agghiaccianti. «Nel profondo di me, una sorda paura mi porta verso le profondità dell'oscurità. Una paura lacerante che non mi lascerà mai ”, afferma. “Sono sorpresa dal grido di una donna. "A morte!" Le altre donne si uniscono. "Impiccatela!" "Impiccatela!" le urlano con astio persino diverse altre donne recluse. Un giorno, rivelandosi un aguzzino anche a parole, la sua guardia le dice: «Sei peggio di un maiale. Dovrò sporcarmi al tuo contatto, sorbirmi il tuo marciume, ma non durerà a lungo, Allah akbar».
Eppure, il conforto della fede non l’ha abbandonata: «Accasciata al suolo terroso di questa cella senza speranza, fisso la porta pensando che questa prova è forse inviata da Dio».
Asia Bibi è libera, ma sente tutta la tristezza di aver dovuto lasciare il Pakistan, per ragioni di sicurezza, tuttavia vuole continuare a fungere da portavoce per tutte le persone ingiustamente accusate di blasfemia, soprattutto i cristiani. La sua vicenda infatti è soltanto una delle tante in Pakistan. Basti pensare che dal 1987 al 2017, almeno 1.500 persone sono state accusate di blasfemia in questo paese, e almeno 75 persone accusate di blasfemia sono state assassinate, secondo il Center for Social Justice.
a cura di Antonio Dall’Osto