Matté Marcello
Ascoltare e comunicare. Le riviste di vita consacrata
2020/3, p. 27
"Ascoltare, discernere, comunicare, animare e accompagnare» sono i verbi che hanno tessuto la trama del VI incontro internazionale dei direttori delle riviste di vita consacrata (Fatima, 27-29 gennaio).

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Ascoltare e comunicare. Le riviste di vita consacrata
«Ascoltare, discernere, comunicare, animare e accompagnare» sono i verbi che hanno tessuto la trama del VI incontro internazionale dei direttori delle riviste di vita consacrata (Fatima, 27-29 gennaio). Il tema compendia e rilancia le indicazioni emerse dai precedenti incontri.
Il progetto ha preso l’avvio nel 2008 in risposta alla sollecitazione scaturita dal Congresso mondiale della vita consacrata (Roma 2004). Nel 2005 l’Unione dei superiori generali ha definito le linee guida dell’organizzazione e la Conferenza dei religiosi del Cile si è assunta l’incarico di organizzare il primo incontro (Santiago de Chile 2008).
Dalla storia...
Principale obiettivo del primo incontro era tentare di rispondere alla domanda «Di cosa deve parlare una rivista indirizzata alla vita religiosa consacrata?». Ne sortirono ben 76 temi ritenuti interessanti.
Il secondo incontro (Madrid 2010) ha messo in evidenza la diversità complementare di interessi fra le riviste europee e quelle latinoamericane. Queste ultime prevalentemente orientate a dar voce a «una Chiesa impegnata con i poveri e le vittime di ingiustizia»; quelle europee caratterizzate da «una riflessione teologica senza grande impatto sulla vita pratica delle comunità ecclesiali». Le parole d’ordine consegnate furono: consolidare, modernizzare (compreso digitalizzare), centrarsi sul lettore.
Il terzo incontro (Roma 2012), introdotto dalle relazioni di p. Lorenzo Prezzi e p. Bruno Secondin, ha messo al centro il confronto con il Vaticano II, nell’intento di ricavare dalla storia le linee guida e le sfide del futuro.
Il quarto incontro (Colombia 2014) risente già dell’impulso del pontificato di Francesco e si è interrogato su «La gioia della comunicazione, per una cultura dell’incontro, nella cultura digitale». Ha approfondito la dinamica del linguaggio e ha promosso le relazioni tra le riviste. «Abbiamo bisogno di assumere la missione in forma nuova, appassionante, sempre in ricerca... Dobbiamo imparare a evangelizzare “in rete”, riconoscendo con umiltà che nessuno è solo in questo compito e abbiamo bisogno di unire sforzi, risorse e sinergie». In questa direzione, si sono concordate le forme di partecipazione al portale Relipress ed è stata costituita una Commissione dinamizadora.
Il quinto incontro (Brasilia 2016) ha voluto raccogliere le sfide di una “cultura dell’immediato”. Occhi e orecchi aperti all’ascolto della realtà, fiducia nel proprio lavoro, abbandono dell’autoreferenzialità per andare incontro alle periferie. Le riviste vogliono essere una voce profetica, mistica e di speranza.
... la proposta
Concludendo l’incontro del gennaio scorso, i partecipanti si sono detti: «Riconosciamo che la realtà sociale ed ecclesiale, in questo momento della storia, ha alcune caratteristiche speciali che non possiamo ignorare e che devono essere affrontate per portare una parola amica e vicina alle comunità di fratelli e sorelle nei diversi ambienti in cui siamo presenti. Ci sentiamo impegnati nello sradicamento di ogni tipo di abuso e nei processi di riorganizzazione e formazione per l’interculturalità, l’intergenerazionalità, l’intercongregazionalità e condividere la missione che molti istituti hanno adottato come stile di vita» (Messaggio finale).
Come consacrati, siamo invitati ad accogliere «le cinque conversioni che all’interno della Chiesa, della società e della vita consacrata ci spingono a riflettere, approfondire e considerare la persona e la comunità come sono: conversione integrale, pastorale, culturale, ecologica e sinodale».
La “conversione ecologica” ha ricevuto particolare attenzione in una riflessione proposta da José Domingos Moreira da Costa Ferreira, scj. Ampio riferimento alla Laudato si’ per dire che la sensibilità ecologica interroga profondamente la vita consacrata, in quanto implica contemplazione (testimonia la passione per la cura delle creature), accompagnamento (testimonia una nuova relazione tra creazione, essere umano e Creatore), stile di vita (testimonia l’insufficienza dell’avere, del potere e del valere), spiritualità («invito a un nuovo modo di concepire Dio e il nostro rapporto con lui. Si tratta di fare il salto dal Dio dominatore al Dio che è una relazione di comunione trinitaria, che è un compagno, padre e madre, amico»).
Alla sequela di Gesù, insieme a tutti i figli di Dio, non dobbiamo “accomodarci” al mondo, ma siamo chiamati a «vivere processi continui di trasformazione e rinnovamento della mente, per discernere e distinguere la vera volontà di Dio ed essere in grado di offrire ai consacrati e alle consacrate del mondo ciò che è buono, gradito e perfetto e contribuire alla costruzione di vere comunità religiose che, con le loro opere pastorali, apostoliche e missionarie, possono essere semi del Regno di Dio nei diversi luoghi in cui è presente la vita consacrata nel mondo» (Messaggio finale).
Marcello Matté