Giudici Giovanni
Preghiera e vita quotidiana
2020/3, p. 12
L’ambito del nostro impegno quotidiano, qualunque esso sia, si svolge in gesti semplici; vi sono incontri, collaborazioni, gesti, decisioni. Da queste azioni è formato il tessuto concreto dei nostri giorni. Madre Teresa di Calcutta ha scritto: “La preghiera sta in tutte le cose, in tutti i gesti”. Ella ci dà testimonianza che è possibile aprire all’amore di Dio ciò che stiamo facendo.

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Preghiera e vita quotidiana
L’ambito del nostro impegno quotidiano, qualunque esso sia, si svolge in gesti semplici; vi sono incontri, collaborazioni, gesti, decisioni. Da queste azioni è formato il tessuto concreto dei nostri giorni. Madre Teresa di Calcutta ha scritto: “La preghiera sta in tutte le cose, in tutti i gesti”. Ella ci dà testimonianza che è possibile aprire all’amore di Dio ciò che stiamo facendo. Proviamo a immaginare la preghiera nella nostra giornata come un pensiero consapevole, quasi una istantanea, che non sposta la nostra attenzione ma cerca di mettere in relazione la specifica situazione che stiamo vivendo, con una semplice e veloce invocazione, una domanda, in richiamo al dialogo con il Signore.
Il credente sa che “è Dio infatti che suscita in noi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Filippesi 2,13). In tal modo ci è indicato allo stesso tempo un grande dono: vive in noi lo Spirito di Gesù, ma anche una responsabilità: scoprire che non viviamo noi da soli la nostra quotidianità, ma che siamo accompagnati costantemente dal Signore. Non enfatizziamo dunque il principio, tante volte ascoltato, secondo il quale ‘il lavoro è già preghiera’. Piuttosto, il lavoro sia occasione di una preghiera semplice, fatta di un breve sguardo interiore che si fa domanda immediata e concreta, oppure esprime sentimenti di gratitudine, di scoperta della vicinanza del Signore.
Dal punto di vista della maturità cristiana, l’esperienza ci insegna l’importanza di coltivare l’attitudine alla preghiera, riservando uno spazio della giornata per leggere la Parola, e così tener vivo il dialogo con il Signore. I tempi sono scelti da ciascuno di noi: al risveglio, prima del lavoro, a tavola quando ci ritroviamo per i pasti. La modalità più efficace, è la lettura della Parola. Naturalmente la grande maggioranza di noi non è particolarmente esperta della Scrittura. Tuttavia la lettura paziente e continua è un grande aiuto a scoprire e sperimentare quanto di intimità è possibile coltivare con la persona di Gesù, quanto interessanti sono i suggerimenti che possiamo trarre da una lettura ‘artigianale’ della Parola di Dio. È in questo modo che i fatti della giornata hanno richiami al brano che abbiamo letto e sul quale ci siamo soffermati.
La nostra persona sta in rapporto vivo con Dio, Maria e i Santi, in forza della vocazione battesimale, che ci fa partecipare alla condizione di uomini e donne abitati e sostenuti dallo Spirito di Gesù. La spiritualità che deriva dal battesimo ci consente e ci dà la forza di esprimere in ogni gesto della nostra vita l’esperienza di essere presi nel vortice spirituale della Pasqua, -morire e risorgere con il Signore- per vivere di essa.
Un bravo scrittore spirituale –O. Clement- chiama “germi di resurrezione” tutti gli atti di fede, speranza e carità compiuti da ogni viandante nelle ore della sua giornata.
È conforme all’insegnamento del Concilio pensare che questo seminare i germi sia possibile ad ogni persona che agisce con onestà e amore. Il frammentato svolgersi delle nostre giornate può essere paragonato alla tessitura di una rete intrecciata dallo Spirito del Signore. È Lui infatti che sostiene in ciascuno di noi la domanda, serena e non inquieta, di conoscere e attuare la volontà di Dio nel momento in cui inizio un non facile lavoro di gruppo, o quando devo rispondere ad una parola sgraziata, ad una negazione ingiustificata, alla fatica di una specifica situazione umanamente difficoltosa, a una condizione di lavoro non ideale.
La rapida domanda di aiuto, formulata con fede, ci fa affrontare la difficoltà, cambia il cuore; ma anche colui per il quale abbiamo pregato, o invocato l’aiuto di Dio, ne avrà beneficio. Sappiamo che vi è un sogno di Dio su ciascuno di noi, è questo che vogliamo collaborare a realizzare.
La preghiera nella quotidianità ci aiuta a stare con gli uomini e le donne nei luoghi in cui le incontriamo, e a far percepire all’altro che egli per noi è persona, ha la sua dignità; comunque si stia comportando con noi, merita rispetto. Talvolta in un dialogo iniziato a proposito di particolari concreti o addirittura tecnici, ecco che poco alla volta cambia oggetto. È una storia personale che mi viene presentata; magari difficile o segnata da sofferenze. E posso aprire un discorso.
Vi è un afflato di preghiera che avvertiamo presente nelle scelte concrete, quando le risoluzioni sgorgano dall’intimo della persona e hanno come ragione ultima la bellezza della decisione presa. L’accettazione del suggerimento buono che ci viene dal cuore, da un impeto di rispetto per una pena, ci accorgiamo talvolta che ha una certa sua imprevedibilità. L’affidarci a Dio nel passo concreto che stiamo vivendo infatti ci tiene ben saldi nella realtà, e ci consente di fare ciò che è nostro potere per l’altro con tutto noi stessi, con originalità, con dedizione e con disinteresse. E in tal modo il nostro sguardo interiore si volge al Maestro, e da Lui riceve luce e forza.
Giovanni Giudici