Gellini Anna Maria
Liberararsi dalle false immagini di Dio
2020/2, p. 45
Don Francesco Cosentino, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana, sviluppa le sue riflessioni partendo dalla convinzione che «alla base dell’odierna crisi spirituale vi sia un grande ostacolo per la fede cristiana: abbiamo frainteso Dio». In quale Dio credo? Qual è l’immagine di Dio che mi porto dentro? Quale Dio accompagna la mia giornata, raccoglie le mie paure, accarezza i miei sogni e nutre le mie speranze? Mi rivolgo a un essere perfettissimo che sta lassù nei cieli, a un Dio senza volto da cui ricevere una vaga energia, a un orologiaio, a un severo legislatore? Se è così, c’è bisogno di un importante restauro dell’immagine di Dio impressa nel mio cuore, perché, sollevata la polvere che ne ha oscurato i contorni, ritorni a splendere in tutta la sua bellezza.

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NOVITà LIBRARIA
Liberarsi
dalle false immagini di Dio
Don Francesco Cosentino, docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana, sviluppa le sue riflessioni partendo dalla convinzione che «alla base dell’odierna crisi spirituale vi sia un grande ostacolo per la fede cristiana: abbiamo frainteso Dio». In quale Dio credo? Qual è l'immagine di Dio che mi porto dentro? Quale Dio accompagna la mia giornata, raccoglie le mie paure, accarezza i miei sogni e nutre le mie speranze? Mi rivolgo a un essere perfettissimo che sta lassù nei cieli, a un Dio senza volto da cui ricevere una vaga energia, a un orologiaio, a un severo legislatore? Se è così, c'è bisogno di un importante restauro dell'immagine di Dio impressa nel mio cuore, perché, sollevata la polvere che ne ha oscurato i contorni, ritorni a splendere in tutta la sua bellezza.
Fede e immagini di Dio
«Abbiamo tutti bisogno di riscoprire Dio come il Padre che ci attende sulla soglia della vita; la carezza che mi ridona vigore quando, ferito ai bordi della strada, la stanchezza prende il sopravvento sul desiderio del viaggio; l'amico che mi sorprende nel deserto della banalità o nel grigiore della routine; il mare illimitato di vita rispetto al quale sento di essere solo una piccola isola e verso cui approderò, colmando finalmente la struggente nostalgia che accompagna i miei giorni». La questione delle immagini di Dio richiama una delle grandi frontiere odierne dell'evangelizzazione, della spiritualità e della teologia. Volendo compiere questo viaggio di liberazione dalle immagini di Dio distorte e negative, che rischiano di oscurare la gioia del cuore e di ottenebrare la nostra coscienza, possiamo individuare quelle false figure che, talvolta, hanno finito per sostituire il Dio vivente, non senza ricadute psichiche e spirituali: un dio tappabuchi, un dio giudice che castiga, un dio contabile e legalista, un dio che manda la croce, un dio che chiede sacrifici, un dio che sta in agguato senza un attimo di misericordia, un dio dei sensi di colpa.
Tornare alla Parola
La Scrittura ci mostra molte immagini di Dio intrecciate con le vicende umane; anche le pagine più difficili nascondono non solo una chiave interpretativa dell’esistenza umana, ma anche una mappa per avvicinarsi e conoscere chi è Dio. Il fraintendimento di Dio e le immagini negative che ne derivano, può essere superato ritornando all'esperienza dell'incontro con Gesù, prima e più grande via di guarigione della nostra immagine sbagliata di Dio perché è nel suo volto che si possono cogliere i lineamenti veri del Padre. La rivoluzione che Gesù porta nel cuore dell'uomo, della religione e della società è questa: mentre tu pensi a cosa fare per poter piacere a Dio e non incorrere nella sua ira, Dio ti ama e dona la sua vita per te. Attraverso le parole, i gesti e il comportamento di Gesù noi scopriamo il vero volto di Dio come volto di padre e madre, come amore senza misura, come gioia che permane in mezzo alle tempeste della vita e del mondo, e come promessa di vita eterna oltre ogni morte. Aprendoci con fiducia a Gesù e al suo vangelo, può maturare in noi un'immagine di Dio autentica, che ci permetterà di entrare in relazione con lui e di vivere, così, un'esperienza di fede autentica, sana e liberante. Il desiderio di Gesù, nell'annunciare la novità del Regno, è quello di farci passare da un'immagine di Dio negativa, severa e castrante, fondata sulla paura e sulla sfiducia, all'esperienza di un incontro positivo e benevolo con lui. Nella sua predicazione — e in special modo nelle parabole — Gesù intende infondere coraggio e fiducia alla nostra vita, scacciando ogni paura; più volte ripete ai suoi interlocutori di «non temere», aprendoli alla certezza di essere accompagnati da un Dio vicino, che benedice la vita di ogni uomo e non permette che neanche un capello del nostro capo vada perduto, che ci viene a cercare quando ci siamo smarriti, ci attende sulla soglia di casa scrutando con nostalgia l’orizzonte e spalancando le braccia per noi.
Nessuno può imprigionare Dio
Se Dio non lo si può costringere nelle proprie mani perché sta sempre oltre, una sana spiritualità è quella che sa mantenere la giusta distanza tra noi e lui. L'idolo annulla la distanza con una fusione che vuole manipolare Dio; Dio, invece, la riempie di una presenza d'amore che si chiama Gesù e in lui esalta la nostra originalità e dà respiro alla nostra libertà. Si tratta di una spiritualità che «sa vivere la pazienza dell'attesa dell'incontro, sa aspettare i tempi e i momenti che provengono dall'alto, sa leggere i segni senza catalogarli frettolosamente come miracoli, sa esplorare senza pretendere di possedere, si lascia scomodare dalla presenza di un Dio che talvolta viene nell'assenza e parla nel silenzio, che ci invita a vivere non l'appagante consolazione di una religione tranquilla ma, al contrario, l'umano travaglio del dubbio e dell'insicurezza». Dio è vivo. E chi è vivo non può essere imprigionato in uno schema o in una raffigurazione.
Anna Maria Gellini