Chiaro Mario
L'orrore degli omicidi familiari
2020/2, p. 24
La metà degli omicidi in Italia avviene in famiglia. In crescita l’età media delle vittime e degli autori. Prevalgono i femminicidi e sono in aumento i figlicidi. Sono alcuni fra i dati più allarmanti che emergono dall’ultimo Rapporto Eures sul fenomeno.

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L’orrore degli omicidi familiari
La metà degli omicidi in Italia avviene in famiglia. In crescita l’età media delle vittime e degli autori. Prevalgono i femminicidi e sono in aumento i figlicidi. Sono alcuni fra i dati più allarmanti che emergono dall’ultimo Rapporto Eures sul fenomeno.
L’Eures, Istituto di Ricerche Economiche e Sociali, ha pubblicato nel 2019 il Rapporto Omicidio in famiglia analizzando caratteristiche, dinamiche e profili di rischio di questi delitti. Si tratta della prima analisi in Italia dedicata specificamente a questo argomento, che inquadra l’omicidio familiare nel contesto del fenomeno omicidiario a livello nazionale riportandone la dimensione e l’andamento negli ultimi venti anni.
Dal 2000 si sono registrati nel nostro paese oltre 3.500 omicidi in famiglia. Nel 2018 il 49,5% delle vittime degli omicidi volontari commessi è stato ucciso nella sfera familiare o affettiva (163 su 329 vittime di omicidio totali): è la percentuale più alta mai registrata in Italia. Tra queste vittime, il 67% è costituito da donne (109) e il 33% da uomini (54). L’ambito familiare costituisce ormai il contesto omicidiario quasi esclusivo per le vittime femminili, dal momento che oltre l’83% delle 130 donne uccise in Italia nel 2018 ha trovato la morte per mano di un familiare o di un partner/ex partner. Nel 2018 le vittime degli omicidi familiari aumentano al Sud (da 57 a 65) e al Centro (da 28 a 30), mentre diminuiscono al Nord (da 81 a 68) che comunque si conferma l’area con il più alto numero di vittime. Nel quadro dei femminicidi familiari si evidenzia che il principale movente risulta quello della gelosia e della volontà di possesso della compagna (quasi il 33% dei casi); seguono le liti e i dissapori (16%) e il disagio della vittima (15%).
L’omicidio in famiglia colpisce oggi in misura sempre più frequente anche gli anziani: le vittime dai 65 anni in su raggiungono infatti il 30% circa del totale, a fronte del 18% del 2000. Aumenta nel contempo l’età media delle vittime, che passa da 45 anni nel 2000 a 49 anni nel 2018. Si segnala al riguardo il crescente fenomeno degli omicidi cosiddetti “compassionevoli”, dettati cioè dalla decisione dell’autore di porre fine a una condizione di disagio estremo della vittima (malattia grave o terminale, demenza senile, ecc.) da lui ritenuta insostenibile (23 casi nel 2018). In questo contesto aumenta il numero delle donne anziane vittime di femminicidio (48 le ultrasessantaquattrenni uccise nel 2018), confermando la fragilità di tale componente della popolazione, sempre più numerosa, spesso isolata e maggiormente esposta ai fattori sociali di rischio.
Forme di violenza tra le pareti domestiche
All’interno dell’omicidio in ambito familiare è nella relazione di coppia che si consuma il maggior numero dei delitti: nel solo 2018 sono infatti 80 le vittime (tra coniugi, ex coniugi o ex partner) costituite in più del 90% dei casi da donne (73 donne contro 7 uomini). Purtroppo anche la relazione genitore/figlio presenta una crescente drammatica problematicità: si contano infatti 31 figli uccisi dai genitori nel 2018, con una crescita di più del 47% sull’anno precedente (21 le vittime nel 2017). Questi 31 figlicidi sono stati commessi in 20 casi dai padri e in 11 casi dalle madri.
Nei primi 5 mesi del 2019 si registrano 64 vittime di omicidio in famiglia: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si segnala una nuova crescita del fenomeno (passando il numero delle vittime da 58 a 64), che arriva a rappresentare il valore record di oltre il 51% degli omicidi totali. In relazione al genere delle vittime nei primi 5 mesi del 2019 si rileva un significativo aumento di quelle di sesso maschile (da 15 a 29), mentre risultano in calo le vittime femminili (da 43 a 35). Aumentano, in particolare, anche i genitoricidi e i fratricidi.
Considerando comunque il numero totale degli omicidi volontari commessi in Italia tra il 1 gennaio e il 31 maggio dell’anno passato (dati relativi al confronto 2018-2019), si conferma una flessione del fenomeno (le vittime censite passano da 140 a 125). In molti casi sono stati riscontrati precedenti maltrattamenti a danno delle donne (violenze fisiche, stalking, minacce), confermando come il femminicidio rappresenti l’ultimo anello di un crescendo di vessazioni e violenze che la presenza di un’efficace rete di supporto (amicale, sociale, istituzionale) potrebbe riuscire ad arginare. Tra i reati ascrivibili alla violenza di genere sono i maltrattamenti in famiglia a registrare il maggiore incremento nel 2018, attestandosi nel 2018 a 17.453 delitti denunciati, il valore più alto dell’ultimo quinquennio.
Emergenza armi in casa
Nel 2018 l’arma da fuoco risulta lo strumento più utilizzato negli omicidi in famiglia (65 vittime), prevalendo in misura significativa sull’arma da taglio (40 casi). Nel complesso ammontano a 1.139 le vittime degli omicidi in famiglia uccise con un’arma da fuoco tra il 2000 e il 2018, mentre risultano invece 1.118 gli omicidi familiari commessi con armi da taglio, 550 quelli con armi improprie o percosse e 426 i casi di strangolamento e soffocamento. Sulla base delle informazioni accessibili da fonti aperte (giornali, internet, ecc.), nel 64% dei casi in cui le vittime sono state uccise con armi da fuoco, l’assassino risultava in possesso di un regolare porto d’armi (in diversi casi per motivi di lavoro), confermando quindi la necessità di controlli più accurati, soprattutto in presenza di situazioni stressanti o comunque “a rischio” (ad esempio, una separazione o la grave malattia di un familiare stretto). In particolare le armi da fuoco hanno rappresentato lo strumento principale di morte nei figlicidi (oltre il 50% delle vittime) e negli omicidi di coppia (in tutti i casi sono vittime femminili).
Nonostante la disponibilità legale di armi sia limitata in Italia, il numero di omicidi familiari e di coppia compiuti con armi regolarmente detenute nel 2018 e la loro incidenza sul totale rappresenta senza ombra di dubbio una questione da approfondire con grande attenzione. Come evidenzia il Rapporto, questa disponibilità legale conferma già da ora «la necessità di controlli più accurati, soprattutto in presenza di situazioni stressanti o comunque “a rischio”, come una separazione o la grave malattia di un familiare stretto». La questione è di grande attualità, in considerazione anche delle recenti modifiche alla legge sulla legittima difesa: occorre infatti evitare che le armi da strumento difensivo contro eventuali minacce esterne si trasformino nello strumento offensivo diretto contro i propri cari. Occorre impedire che da mezzo per un’ipotetica legittima difesa si trasformino nell’arnese più usato per l’illegittima offesa.
Mario Chiaro