Callebaut Bernhard
Un secolo di Chiara
2020/2, p. 19
A cent’anni dalla nascita, mentre il processo di canonizzazione supera l’esame diocesano (10 novembre 2019), il movimento dei Focolari ricorda e rinnova il dinamismo spirituale della fondatrice.

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Testimoni
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C. Lubich (22.1.1920 – 14.3.2008)
Un secolo di Chiara
A cent’anni dalla nascita, mentre il processo di canonizzazione supera l’esame diocesano (10 novembre 2019), il movimento dei Focolari ricorda e rinnova il dinamismo spirituale della fondatrice.
Diverse sono le iniziative: una mostra a Trento e a Tonadico, l’uscita, il 1 dicembre, per i tipi di Città Nuova di una biografia, scritta da un giovane storico trentino (Gentilini); una messa trasmessa dalla Rai dal Santuario Maria Theotokos di Loppiano; la partecipazione del presidente della Repubblica Italiana all’incontro tra la città di Trento e una rappresentanza dei Focolari proveniente da tutti i continenti il 25 gennaio; un convegno di quattro giorni sull’impegno per la città; un incontro per 150 vescovi a Trento e poi a Loppiano. E poi, non mi pare azzardato includere in questa lista due eventi che vedono papa Francesco al centro, che mirano ad avere dimensioni spiccatamente internazionali, e non solo ecclesiali: l’Economia di Francesco (Assisi, marzo 2020) e il Global Education Compact (Roma, maggio 2020). Saranno occasioni che vedono, con tante altre realtà, i Focolari a servizio di sfide globali anche con il loro apporto di pensiero, oltre che fornendo l’aiuto di personale per rendere tutto possibile… ! Chi va a guardare sul sito del centenario www.centenariolubichtrento.it può anche comprensibilmente avere dei capogiri, talmente tante e varie sono le proposte. Ma dietro tutto questo, come capire l’ora presente per i Focolari, chi è Chiara Lubich oggi, per loro, per la Chiesa e per il mondo?
Il sogno dell’unità
C’è bisogno di riconciliazione, di riavvicinarci gli uni agli altri, di trovare ragioni oggi per migliorare i nostri rapporti? Non c’è dubbio che se guardiamo solo all’inizio di questo 2020, con timori di guerre fuori dall’Europa o i rischi legati alla crisi ambientale, ci si può scoraggiare e chiedersi dove trovare ragioni per darsi da fare, dove sono le ragioni per sperare nel futuro.
Certo nel 1943, nel clima della seconda guerra mondiale, la giovane Chiara (Silvia all’epoca) Lubich si sarà fatta anche lei queste domande. La risposta che si è data ha fatto nascere il movimento dei Focolari. Ma forse non ci ricordiamo che dopo pochi mesi, leggendo il Vangelo, capisce che quel che sta per sbocciare dall’esperienza con il suo piccolo gruppo nel Trentino, è una chiamata a vivere per l’unità, concetto evangelico che per loro ha ormai un fascino straordinario e che metteranno una vita ad imparare a cogliere e vivere.
Vale ancora interrogarsi: ha senso oggi pensare – un po’ controcorrente – che questo nostro mondo vuole, domanda, ha bisogno di unità? Ha senso oggi confrontarsi con questa figura di donna cattolica, trentina, fondatrice, mistica e autrice feconda? Gli organizzatori delle celebrazioni del centenario hanno pensato di sì.
Incontrarla oggi
Quando si è pensato a questo centenario, rapidamente si è cristallizzato uno slogan che sintetizzasse lo “spirito” con il quale si voleva orientare la creatività che si stava scatenando: celebrare per incontrare, propose Maria Voce, presidente da 12 anni dei Focolari. Incontrare Chiara Lubich, non solo a 100 anni della nascita, ma soprattutto a più di 12 anni dalla sua partenza. La cosa merita una riflessione accurata. A parte i venti di guerra, il mondo del 2020 è ben diverso da quello del 1920 o del 1943. La figura di questa donna, nata appena dopo la prima guerra mondiale, ha da dirci ancora oggi qualcosa. Un suo amico, fondatore a sua volta di una realtà ecclesiale successiva al 1968, disse di lei «In una storia del cristianesimo del Novecento fatta in gran parte di uomini che alle donne hanno lasciato qualche angolo di mistica o di qualche esperienza di carità, Chiara è stata una donna che ha fatto la storia a tutto tondo: mistica, carità, ma anche politica, cambiamento della vita, passione. Così io l’ho conosciuta» (Riccardi, 18 novembre 2019). Forse proprio questa poliedricità spiega perché ancora oggi non è facile cogliere chi era davvero, chi è Chiara, perché è ancora interessante incontrarla, anzi, forse è più facile oggi incontrarla che quando era in vita. Incontrarla forse diventa un bisogno perché Chiara appartiene più al Duemila che al Novecento.
Il dinamismo
Chi ricordiamo oggi tra le figure femminili del Novecento? Tutti ricordiamo Madre Teresa per la sua spinta alla carità; Adrienne von Speyr, Etty Hillesum, Anna Frank o Simone Weil come figure mistiche; tra le fondatrici di nuovi ordini la piccola sorella Magdeleine (legata al carisma di Charles de Foucauld) e diverse altre figure femminili meno conosciute.
Per cogliere l’apporto della Lubich, però, bisogna menzionare anche il suo rapporto con la politica, che già Havel o De Gasperi e Prodi avevano stimato; o anche il suo rapporto con l’economia: amica di dom Helder Camara e don Benzi, era infatti animata da una forte ansia di giustizia sociale e impegno per i poveri che nel 1991 sfociarono nel progetto dell’Economia di comunione, che non solo come proposta pratica ma anche per la sua rilevanza culturale e scientifico, verrà apprezzata, pubblicizzata e studiata, oltre che premiata. Nell’ecumenismo, nell’interreligioso e nel rapporto con la cultura senza riferimento religioso, è difficile trovare un’altra figura di donna che ha trovato consensi come lei in tutti i tre ambiti contemporaneamente. Ma ad elencare questi aspetti si diventa anche noioso. Fatto sta che si trovano anche pochi uomini che come lei si sono impegnati «a 360 gradi». Urge davvero capire come ha fatto a farsi apprezzare da musulmani sunniti e chiiti, in casa nostra e nel resto del pianeta. O come ha affascinato ed è riuscita a entrare in rapporto con cinesi e indiani che oggi per altro stanno dandoci l’impressione che la spinta dinamica nel mondo dipende da loro. Come è riuscita a tessere rapporti con correnti buddiste ed ebraiche che tra di loro s’incontrano difficilmente. E come ha fatto a guadagnare la fiducia dei poveri e stimolare negli imprenditori il meglio della loro ingegnosità convincendoli a mettersi al servizio di un mondo più uguale.
Trento: quattro compagne
Ma se si cerca qualche chiave di lettura, che illumina dal di dentro un filo logico, direi un filo lubichiano, allora si può dire forse questo.
I cento anni lo suggerivano, tornando al 1920: si sono messi nelle celebrazioni prima di tutto i proiettori sul luogo dove tutto nasce, la sua amata Trento. Credo sarebbe piaciuto a Chiara che parecchi elementi del centenario fossero situati a Trento. Lei ha sempre avuto il senso del locale, ma nei primi giorni di pace dopo il cataclisma bellico, nel 1945, dal balcone del primo Focolare guardava con qualche sua compagna un aereo nel cielo e disse ��un giorno questi aerei porteranno ovunque il nostro “ideale”» – parola chiave nel suo gergo per dire l’insieme delle ispirazioni che sintetizzavano la vita che si sviluppava e che farà nascere i Focolari. Chiara locale e globale dall’inizio dunque. E interrogata un giorno si ricordava che in questi stessi “primi tempi” a Trento disse che sognava la cupola: il suo ideale avrebbe avuto a che fare con la cupola, cioè San Pietro a Roma, e dunque il papa e la Chiesa universale. Lo disse allorché aveva attorno a sé solo un gruppo informale di amiche, e la responsabilità per una sezione locale di giovinette del Terz’ordine francescano (cappuccino). Ma aveva già nel suo DNA la Chiesa locale e universale.
E il mondo? È sempre stata particolarmente attenta alla dimensione circoscritta della città, ma poi parlerà con fervore della patria (“amare la patria altrui come la propria”) e finirà con l’evocare il “mondo unito” ammettendo musulmani, ebrei, buddisti e indù nel suo movimento … Iniziò sotto le bombe a prendere le misure della sua città, pensando che il suo gruppo era nato per risolvere il problema dei poveri di Trento, sensibilità al sociale mai poi scartata lungo tutto l’arco del suo percorso e che porterà nel 1991 all’iniziativa citata dell’Economia di comunione e persino allo stimolo per sviluppare nuovi capitoli della teoria economica. Ancora durante la guerra con le prime sue quattro compagne distribuisce in ogni casa di Trento un volantino manifesto: per essere felice, il primo atto che manifesta il suo interesse per la vita pubblica. Non per nulla il presidente del consiglio De Gasperi la stimerà tantissimo, e il filo con politici in casa e all’estero non si interromperà mai, convinta com’era che la politica era l’amore degli amori ...
I sospetti e i “segni”
E serve dunque oggi incontrare Chiara? Già nel 1947 l’arcivescovo di Trento riconosce Chiara come un leader spirituale credibile, ma se suscita plausi e seguito d’una parte, le perplessità non mancheranno a Trento. Ma i punti interrogativi degli anni Quaranta, col Concilio negli anni Sessanta si avvereranno come cardini del rinnovo del mondo cattolico. A Trento Chiara inizia a praticare il vivere il Vangelo con la pedagogia di “Parole di vita”, parole pillole che sono una vera evangelizzazione avant la lettre, ma qualcuno allora la tacciava di “protestante”, ma prepara anche i Focolari dal 1961 ad essere tra i primi movimenti e realtà ecclesiali cattolici a lanciarsi nell’avventura dell’ecumenismo. Ancora a Trento si mormorava che esageravano con il loro impegno per i poveri e la comunione dei beni istaurata a tal scopo. Ma col Concilio (la questione sociale come segno dei tempi) e l’opzione preferenziale per i poveri della Chiesa postconciliare fino a Evangelii Gaudium e Laudato si’ (papa Francesco), la Chiesa in questi decenni non dirà altro, ma a Trento il mormorio la tacciava allora qualche volta di “comunista”. Un terzo elemento, e forse un aspetto che tutt’oggi va meglio capito, era che tutta questa cosa sembrava morbosa, oggi si direbbe soft, troppo femminile per essere solida, troppo sentimentale – parliamo sempre delle reazioni in certe cerchie trentine. Pregiudizio legato all’eredità maschilista nella Chiesa preconciliare di sicuro. Ma se si qualifica la spiritualità dei Focolari come “mariana”, oggi si direbbe spiccatamente “generativa”, non è più oggi considerato come un handicap, ma come un vantaggio. Se solo a partire degli anni Ottanta si inizia a parlare del Concilio Vaticano II come un evento che ha rimesso la comunione al centro della vita ecclesiale, fa capire retroattivamente che c’era già a Trento (ma certamente non solo lì) il seme di tale evoluzione che germinava nel popolo di Dio. Personalmente nei più di cinquant’anni del mio impegno nei Focolari, il fatto che sia nato da donna, che la presidente sarà sempre una donna, non mi ha mai fatto pensare di essermi impegnato per sbaglio in un movimento femminista, ma invece in una realtà che mirava alla reciprocità profonda, alla comunione, ad un sempre più profondo rispetto della diversità nell’unità, in una realtà che liberava l’uomo da millenni di maschilismo.
C’è futuro, c’è speranza
Forse incontrare Chiara Lubich nel 2020 può avere anche un altro senso. Non c’è dubbio che il mondo sotto l’impulso dell’economia e della finanza, e dei progressi tecnologici (l’era del digitale tocca tutto il pianeta) sta diventando globale. Nello stesso tempo sembra aumentare l’impressione che non per questo abbiamo imparato a vivere meglio insieme tra persone, tra generi, tra popoli e continenti, tra religioni e civiltà. Ci sono anche segnali che dicono che sì, si va avanti in certi campi, a certi momenti, ma tutto sembra anche fragile. La sfida alla quale il centenario di Chiara Lubich cerca di rispondere, è forse proprio questo: sì, futuro c’è, speranza c’è, se si guarda l’insieme del nostro mondo, il racconto della lunga vita della Lubich illustra che c’è un disegno possibile per un mondo che tecnologicamente e economicamente si connette, ma che stenta a dare contenuto di senso a questa evoluzione. La Lubich ha, come dice papa Francesco, investito nell’iniziare un processo, non ad occupare uno spazio, e qualche frutto questo cammino sta dando.
Bernhard Callebaut,
docente di Sociologia all’Istituto Universitario Sophia (Loppiano), autore del volume La nascita dei Focolari. Storia e sociologia di un carisma (1943-1965), Città Nuova 2017