Giudici Giovanni
“Fate questo in memoria di me” Pregare nell’eucarestia domenicale
2020/2, p. 18
La domenica è occasione di incontro con la comunità parrocchiale cui apparteniamo. Partecipare alla messa della domenica è una ‘uniforme’ che rende ancora identificabile coloro che considerano la fede importante per la loro vita. Stiamo tutti operando perché l’eucarestia domenicale sia un segno apprezzabile che conduca dalla celebrazione rituale alla comunione che in essa il Signore ci dona.

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“Fate questo in memoria di me”
Pregare nell’eucarestia domenicale
La domenica è occasione di incontro con la comunità parrocchiale cui apparteniamo. Partecipare alla messa della domenica è una ‘uniforme’ che rende ancora identificabile coloro che considerano la fede importante per la loro vita. Stiamo tutti operando perché l’eucarestia domenicale sia un segno apprezzabile che conduca dalla celebrazione rituale alla comunione che in essa il Signore ci dona.
Secondo i Vangeli è Gesù stesso che ha posto il fondamento di questa celebrazione (Giovanni 20,19.26; Luca 24,25-49; Atti 10,40-41) rendendosi presente tra i suoi il giorno stesso della sua risurrezione, spiegando le Scritture, spezzando il pane con loro, mangiando e bevendo con essi. L’Eucaristia domenicale è la nuova istituzione del Risorto, grazie alla quale Egli desidera stare con i suoi discepoli e di fatto si trova con loro.
Dobbiamo rigenerare la fiducia nella liturgia. La Costituzione sulla divina liturgia dice: “in quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a se la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende culto all’Eterno Padre” (n.7).
I due ritmi fondamentali della preghiera cristiana, personale e liturgica, sono indispensabili per la celebrazione domenicale. La preghiera personale si svolge, come Gesù insegna, sotto lo sguardo del Padre; essa va riconosciuta come necessaria preparazione ad una piena partecipazione alla preghiera comune.
La liturgia ci fa partecipare ad una dinamica fondamentale: noi siamo attorno al Cristo risorto e glorioso che ci parla, ci ascolta, ci sana, prega a nome nostro proprio come quando stava con gli apostoli nei giorni della sua vita terrena. L’ascoltare le letture, il pregare con i salmi, dare il nostro assenso alla solenne preghiera del celebrante, si traduce poi nella richiesta personale per vivere il sacrificio vivente di sé nella nostra esistenza quotidiana.
Parola e liturgia sono in stretta correlazione. “come Cristo fu mandato dal Padre, così anche Egli mandò gli apostoli”, non solo perché annunciassero che il Figlio di Dio ci ha liberato dal potere della morte e del Maligno, ma anche perché mediante la vita liturgica, attuassero l’opera stessa della salvezza.
Per questo la proclamazione della Parola è fondamentale nell’assemblea liturgica. L’omelia occorre che solo brevemente spieghi la Parola proclamata. Sia il celebrante come i presenti al rito liturgico, sono aiutati a vivere la celebrazione attraverso la lettura, lo studio e la preghiera.
La festa domenicale ci consente di celebrare la vita quotidiana. Il quotidiano vissuto come abitudine è l’amaro della vita nostra e degli altri. Quanto vivo ogni giorno sapendo che vi sarà la domenica per gustare come pienezza e gioia ciò che sto facendo, anche il quotidiano è vissuto con speranza. Dal compleanno, alla festa per aver costruito il tetto di una casa…, è importante soffermarsi a contemplare l’opera eseguita, e provare la gioia di aver concluso bene, di aver portato a termine un progetto, di aver superato intralci inevitabili in ogni impresa, per quanto anche non maiuscola.
Vi è un dinamismo che ci fa apprezzare la vita, quando ci rendiamo conto che i giorni feriali non stanno senza domenica. È la festa che consente alla vita di ogni giorno di avvertire il mistero che essa contiene, nel mio lavoro, nella competenza che ho conquistato, nella serenità della famiglia.
La domenica ha bisogno della ferialità; l’operare nella creazione con le mie competenze, l’interagire con quanti lavorano con me costruisce quel tessuto di esperienze, positive anche se talvolta faticose, di cui posso parlare al Signore durante la liturgia domenicale. Può avvenire addirittura che in qualche caso la domenica sia un fermarsi a godere dell’opera compiuta.
La liturgia domenicale è opera di Gesù a nostro vantaggio; è Lui ad agire per la nostra santificazione. Per questo se anche portiamo alla Messa la coscienza di un’opera che abbiamo iniziata e non conclusa, la liturgia sta a dirci che il Signore ci vuole bene, che opera in noi mediante la potenza dello Spirito Santo, che viene la Pasqua del Risorto.
“La Messa è finita…”. La nostra vicenda di cristiani è voluta dal Signore perché ci sia la testimonianza di Lui, della sua Pasqua, dell’amore rinnovatore di Dio Padre su tutte le creature. Come tutto questo prende posto nella vita delle persone? Attraverso la nostra vita di cristiani.
Quando aiutiamo i battezzati a vivere la Pasqua con il ritmo settimanale; allora la luce si accende sulla Città che è in vista di tutti, il sale del Vangelo che dà gusto alla vita è sparso nel cibo della quotidianità.
L’interiorità si illumina e si rinsalda nella contemplazione. Proponiamoci di vivere la Messa parlando con il Signore, presente perché risorto. Lampo di luce e di gioia che ti fa certo circa la tua vocazione e l’abitazione dello Spirito nella tua vita.
Giovanni Giudici