Terenzi Vittoria
Pellegrine alla ricerca di Dio
2020/2, p. 5
La vita contemplativa femminile troverà in questo documento le linee di base per lo sviluppo integrale della persona, attraverso una formazione umana, spirituale e accademica che aiuti le contemplative a raggiungere la piena maturità in Cristo.

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NUOVO DOCUMENTO SULLA FORMAZIONE DELLE CONTEMPLATIVE
Pellegrine alla ricerca di Dio
La vita contemplativa femminile troverà in questo documento le linee di base per lo sviluppo integrale della persona, attraverso una formazione umana, spirituale e accademica che aiuti le contemplative a raggiungere la piena maturità in Cristo.
«L'arte della ricerca del volto di Dio» è il nuovo documento sulla formazione delle contemplative che è stato presentato il 21 novembre a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, proprio nella Giornata Pro Orantibus in cui la Chiesa in tutto il mondo celebra il dono di questa forma di vita consacrata. Per questa speciale occasione, le contemplative hanno ricevuto da papa Francesco il permesso di uscire dalla clausura per partecipare al Convegno, un tempo di riflessione e condivisione.
«L'arte della ricerca del volto di Dio» è la prima Ratio per la vita contemplativa femminile, elaborata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di vita apostolica, cui hanno collaborato anche diverse monache. È un documento attuativo delle indicazioni fornite dalla Costituzione Apostolica di papa Francesco Vultum Dei quaerere e dall’Istruzione applicativa Cor orans, della CIVCSVA. La Ratio presenta i principi della formazione, è uno strumento che aiuta - a livello personale e comunitario - a maturare uno «sviluppo integrale della persona» e, attraverso una formazione umana e spirituale, a raggiungere la piena maturità in Cristo. «La dinamica della ricerca - si legge nella Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere -, attesta che nessuno basta a se stesso e impone di incamminarsi, alla luce della fede, per un esodo dal proprio io autocentrato, attratti dal Volto del Dio santo e insieme dalla "terra sacra che è l'altro", per sperimentare una più profonda comunione».
Forma antica e sempre nuova
Si accendono i riflettori su una forma di vita antica e sempre nuova, che non smette di affascinare e attrarre le giovani, una vita nascosta agli occhi del mondo ma che, nel momento in cui si rivela, manifesta tutta la sua ricchezza. Le 350 monache convenute a Roma da circa 150 monasteri d’Italia, ma anche da Eritrea, Albania, Romania, sono state accolte dalle parole di benvenuto di sr Giuseppina Fragasso, ASC, vicedirettrice del Segretariato Assistenza Monache: «A tutti coloro che vivono la propria esistenza “totalmente orientati alla ricerca del suo Volto, desiderosi di trovare e contemplare Dio nel cuore del mondo” (cf. Vultum Dei quaerere, 2)”, giunga la nostra gratitudine per la loro vocazione e missione di "sentinelle del mattino che annunciano il sorgere del sole". Alla loro preghiera e intercessione, ancora una volta, affidiamo il mondo, la Chiesa, il Santo Padre, i poveri, i consacrati e le consacrate, ogni donna e ogni uomo».
Sono presenti anche i superiori e i membri del Dicastero per la vita consacrata. «Noi del Dicastero - dice il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della CIVCSVA, rivolgendosi ai convenuti – siamo particolarmente contenti che questo evento cresca con la vostra presenza», è un'occasione di camminare insieme andando in profondità, sapendo che questo è anche il desiderio del Papa. Si legge, infatti, nel Messaggio di papa Francesco ai partecipanti al Convegno: «Pellegrina nella ricerca del volto di Dio, cuore orante della Chiesa e per la Chiesa, la vita contemplativa femminile troverà in questo documento le linee di base per lo sviluppo integrale della persona, attraverso una formazione umana, spirituale e accademica che aiuti le contemplative a raggiungere la piena maturità in Cristo, come pure a superare a livello personale e comunitario la frammentazione della vita e a incarnare e testimoniare con fedeltà creativa il proprio carisma nel monastero, nella Chiesa e nel mondo, assumendo una visione progettuale della propria vita».
Formazione come arte creativa
Si entra, poi, nel merito dei contenuti del documento con la relazione di mons. José Rodríguez Carballo, arc. Segretario della CIVCSVA, che sottolinea come la formazione sia un processo artigianale che richiede «un ampio spazio di tempo» (Vita consecrata, 65). Essa è un’«arte», una tensione continua verso una crescita umana e spirituale. Anche se l’arte è sempre creativa, per realizzare un progetto formativo, occorrono indicazioni puntuali, senza le quali è difficile arrivare a contemplare la bellezza della vita in Dio, che prende forma in itinere.
«La nuova Ratio per le contemplative – spiega mons. Carballo – è un testo che fa appello alla responsabilità formativa delle stesse contemplative, che fa vedere la lungimiranza dettata da una vita vissuta nello Spirito e la profezia raccontata con la testimonianza di donne che continuamente cercano il volto di Dio». La ricerca diventa, allora, uno stile di vita, un modo di vivere e abitare la vita personale e comunitaria, «la formazione monastica è un’opera essenzialmente teologale radicata nello Spirito che permette di percorrere, nella continua lode del Signore, un itinerario verso la comunione con Dio uno e trino. La liturgia quotidiana va preparata e celebrata con cura, evitando il pericolo dell’assuefazione e della monotonia».
Viene più volte ribadita la centralità di una formazione che favorisca la crescita integrale, soprattutto umana e affettiva, della persona. Particolarmente nel tempo dell'aspirantato e del postulantato, è importante che la persona cresca nella conoscenza di se stessa, nell'acquisizione delle doti umane quali il sorriso, l'amabilità, la capacità di vivere insieme, sapendo dire grazie, scusa. «Non vogliate essere contemplative se non siete prima donne», conclude mons. Carballo.
È importante che questo percorso formi all’affidamento, alla fiducia, a uno sguardo di fede sull’esistenza. La formazione, infatti, è un’arte che necessita non solo della responsabilità di colei che è incaricata a formare, ma anche di quella della persona che vuole intraprendere il percorso formativo. Le formatrici devono possedere doti umane e spirituali, essere persone capaci di relazioni, ascolto, empatia, che manifestino la gioia per la vocazione, che curino la propria formazione, la conoscenza esperienziale di Dio. Si raccomanda, quindi, che vengano organizzati corsi interni alla federazione per la formazione delle formatrici.
Alle formatrici è richiesta la collaborazione con la superiora del monastero, per favorire l’unità d’intenti formativi. «La superiora maggiore del monastero, assume con grande responsabilità il suo ruolo di formatrice delle sorelle a lei affidate con una presenza autorevole e materna che accompagni la vita delle sorelle (cf. Rf, 98-100)», spiega mons. Carballo. «È sua missione favorire che la comunità diventi spazio privilegiato di formazione iniziale e permanente. La superiora sarà formatrice nella misura in cui sia attenta ai bisogni umani e spirituali delle sorelle, dimostri capacità di discernimento, di rispetto, di equilibrio; curi le relazioni, rimanga sempre in ascolto dell’altra, costruisca un clima di fiducia, di libertà, di responsabilità, di dialogo, favorendo in ogni momento “la mistica dell’incontro, la mistica del vivere insieme" (Rf, 68) e promuova, coinvolgendo tutte le monache, l’elaborazione del progetto comunitario di vita».
Il monastero, infatti, è il luogo in cui si realizza il cammino formativo, dove la comunità è animata dalla Parola, dall’Eucaristia, dai sacramenti, in ascolto della Parola, e vive il mistero di comunione, l’amore reciproco teso alla realizzazione dell’unità, rendendo visibile nella vita quotidiana l’amore trinitario. Bisogna ricordare, inoltre, che la migliore pedagogia formativa è il «contagio» e la comunità che non è in formazione permanente, non è capace di «contagiare».
La cultura è uno dei fondamenti della formazione, perciò è importante dedicare tempo alla lettura, allo studio, all'aggiornamento della biblioteca, alla ricerca della documentazione necessaria, anche attraverso il sistema informatico. I mezzi di comunicazione digitale sono, infatti, uno strumento utile per la formazione ed è importante farne un uso appropriato, per non creare indebite dipendenze.
Altri agenti di formazione sono la presidente federale e la consulenza di eventuali esperti, con l’attenzione a comprendere che gli esperti possono dare un aiuto per indicare gli ambiti di crescita umana e i percorsi da intraprendere, ma non sono le persone deputate a fare il discernimento vocazionale.
Un’altra sottolineatura riguarda la dimensione evangelica dell’economia, che non deve essere trascurata nella dinamica formativa. A questo tema cui la CIVCSVA dedicherà un focus a fine gennaio 2020.
Una speciale attenzione, emersa anche nel momento del dialogo assembleare, meritano le comunità nelle quali sono presenti sorelle provenienti da altri Paesi. Per poter accogliere queste giovani, le comunità devono rivolgersi al Dicastero per la vita consacrata e seguire l’iter previsto. La comunità, inoltre, deve documentarsi sulla cultura, sulla storia del loro Paese di origine e aiutare ciascuna a integrarsi.
Testimonianze
Al termine della giornata, a dare concretezza a quanto è stato detto, le testimonianze di due contemplative: Madre Diana Papa, delle Clarisse di Otranto che, parlando dell’importanza del discernimento, ha spiegato che «bisogna capire se la giovane è disponibile a una crescita costante, caratterizzata dal consolidamento della personalità», per far sì che la vocazione non rimanga solo sul piano emotivo.
Madre Giovanna Quadrelli, priora delle Carmelitane Scalze di Legnano, attingendo alla sua esperienza personale, ha affrontato il tema della formazione come percorso che dura tutta la vita, durante il quale la persona si lascia plasmare dalle vicende del quotidiano. Fondamentali, in questo cammino, sono i «compagni di viaggio»: i Padri della Chiesa, gli autori di spiritualità, la Parola di Dio. Ogni ostacolo, affrontato e superato, è per ciascuna luogo privilegiato della crescita umana e spirituale e, per Madre Giovanna, le difficoltà incontrate all'inizio del suo percorso sono state «una grazia per riflettere» e, ha detto, «avviarmi verso una conversione, a cambiare atteggiamenti che fino a quel momento avevo snobbato. Lì ho compreso l’importanza della formazione».
Vittoria Terenzi