Ferrari Gabriele
In memoria di don Bruno Maggioni, amico e maestro dei Saveriani
2020/12, p. 16
Il 29 ottobre il Signore ha chiamato a sé don Bruno Maggioni, sacerdote della diocesi di Como, per lunghi anni insegnante di esegesi neotestamentaria nel Seminario di Como e nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano; teneva corsi di teologia biblica all’Università cattolica del Sacro Cuore e dirigeva la Rivista del clero Italiano. Aveva 88 anni.

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In memoria di don Bruno Maggioni,
amico e maestro dei Saveriani
Il 29 ottobre il Signore ha chiamato a sé don Bruno Maggioni, sacerdote della diocesi di Como, per lunghi anni insegnante di esegesi neotestamentaria nel Seminario di Como e nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano; teneva corsi di teologia biblica all’Università cattolica del Sacro Cuore e dirigeva la Rivista del clero Italiano. Aveva 88 anni.
Da due anni la sua salute aveva incominciato a destare preoccupazioni fino a quando all’inizio di quest’anno 2020 le sue condizioni si sono aggravate durante il lockdown di primavera. Il pomeriggio della sua morte la badante, che da tempo ormai lo accudiva, aveva acceso una candela per iniziare, come ogni giorno, la preghiera del Rosario. Così, in quella posizione orante don Bruno si è trovato sulla soglia della casa di Dio.
Il cordoglio che ha accompagnato la sua scomparsa e la partecipazione al suo funerale in Cattedrale a Como ha dato la misura della stima e dell’affetto che accompagnava quest’insegnante brillante ma semplice e cordiale tanto nel mondo ecclesiastico che in quello civile. Chissà quanti possono vantare di averlo avuto come amico! Don Bruno infatti aveva il dono di farsi amici quelli che lo incontravano e più ancora quelli che lo ascoltavano. E, ripeto, non solo nel mondo ecclesiastico. Il suo ministero, infatti, si svolgeva anche fuori delle aule scolastiche. Avvicinava e ascoltava molta gente e per tutti aveva una parola, soprattutto per i poveri e chi era in difficoltà. Prova ne sia che per lunghi anni ha condiviso il suo appartamento a Muggiò (Como) con una famiglia di immigrati filippini cui ha cercato anche un lavoro in città.
Noi Saveriani possiamo dire in tutta verità di aver trovato sempre in don Bruno oltre che un maestro, un amico e un sostegno. Don Bruno aveva un debole per i missionari …Proprio dallo studio e dalla consuetudine con la Parola aveva tratto un profondo amore per la missione che lo aveva portato a diventare l’animatore dei gruppi missionari della Diocesi di Como.
Fin dall’inizio della nostra comunità di Tavernerio, egli incominciò a frequentare la nostra casa per predicarvi ritiri e conferenze bibliche per i nostri novizi e poi per altri che venivano ad ascoltarlo. Così la sua presenza è diventata a poco a poco una presenza fissa. Ogni anno, finché gli fu possibile trovare degli spazi fra i mille impegni entro e fuori la diocesi, don Bruno tenne una settimana di riflessione su “la Parola di Dio e la missione” nel quadro del corso dei tre mesi di formazione permanente per i Saveriani proprio nella Casa di Tavernerio, lezioni affascinanti e indimenticabili per chi lo ha ascoltato parlare dei vangeli e soprattutto di San Paolo.
Nella settimana prima o dopo la Pentecoste per molti anni, don Bruno ha tenuto un corso di esercizi spirituali per i Saveriani, corso aperto a tutti che riempiva regolarmente la nostra Casa tanto che ci si doveva prenotare con molto anticipo. Alla nostra Casa dava appuntamento al gruppo degli “Amici di don Bruno”, un gruppo di laici e laiche che due o tre volte all’anno venivano ad ascoltarlo, fino all’anno scorso quando, pur già malfermo in salute, venne accompagnato dai suoi fedelissimi e rimanendo con loro a cena.
Grazie a questa sua familiarità con noi, a un certo punto chiedemmo a don Bruno di recarsi nelle nostre comunità di missione a tenere sessioni di aggiornamento biblico e corsi di esercizi spirituali ed egli, senza farselo chiedere due volte, aggiunse ai suoi molti impegni anche questo. Iniziò con la Sierra Leone nel 1974 e poi quasi ogni anno si recò in Congo (allora Zaire), in Burundi, in Giappone e in Indonesia, seminando ovunque l’amore per la Sacra Scrittura e lasciando ovunque il desiderio di leggerla e di approfondirne la conoscenza.
Fu proprio a partire da queste conferenze tenute ai Missionari Saveriani della Sierra Leone che nel 1976 pubblicò il primo dei suoi fortunati commenti ai vangeli, Il racconto di Marco, edito dalla Cittadella di Assisi che dopo molte ristampe nel 2008 uscì con un testo rinnovato e ampliato.
Don Bruno aveva il dono di essere chiaro nella sua esegesi e insieme profondo, ma sempre accessibile a tutti. Un giorno mi disse di non riuscire a sopportare quell’esegesi piena di dettagli, di parole difficili e di vocaboli esotici, che finiscono per far perdere il senso del testo ed escludere dalla comprensione della Parola … i poveri mortali che non hanno modo di leggere i grossi commentari. Il suo metodo era diverso. Don Bruno stesso ha rivelato il segreto del suo approccio alla Parola nella prefazione de Il racconto di Marco, edizione del 2008. Dopo aver detto che la nuova edizione del libro pur mantenendo lo stesso titolo era un testo profondamente rimaneggiato, scrive: “Dal 1976 ad oggi sono apparsi molti studi sul vangelo di Marco e nella misura del possibile ho cercato di servirmene. Tuttavia devo confessare che soprattutto è cambiato il mio modo di leggere un vangelo e, più in generale, ogni altra pagina della Bibbia. In tanti anni non soltanto sono cambiati gli studi che mi hanno aiutato a capire, ma sono soprattutto cambiati i miei occhi che leggono. Credo di comprendere che la profondità della lettura di un testo non equivale sempre alla complessità, bensì – almeno a volte – anche alla semplicità. Mi pare di aver capito che l'essenziale non è sempre la ricerca di significati nuovi, ma la penetrazione della bellezza e della profondità di ciò che è detto, che è lì, quasi in superficie, ma di cui bisogna accorgersi. Per accorgersi è necessaria una lettura incessante e partecipata, capace sempre di stupirsi”(p. 5).
Ecco il segreto che don Bruno ci ha rivelato: una lettura, semplice e profonda della Scrittura, fatta – certo – con l’intelligenza ma soprattutto con il cuore pieno di stupore e di riconoscenza per il dono di Dio. Grazie, don Bruno del bene che ci hai voluto e del segreto che ci hai consegnato.
Gabriele Ferrari s.x.