Gellini Anna Maria
Ragione, intelligenza, fede
2020/11, p. 46
Nel suo libro mons. Bettazzi rilancia alcune tematiche che gli stanno particolarmente a cuore, partendo dalla considerazione di tre ambiti, costitutivi della conoscenza e della formazione umana e cristiana: gli ambiti della ragione quali la scienza e la tecnica, l’ambito dell’«intelligenza» o intuizione, che fa cogliere aspetti più profondi e più ampi della realtà in cui viviamo, con modalità non raggiungibili con i criteri della scienza e della tecnica. E infine l’ambito della fede, che insieme a ragione e intelligenza dovrebbe creare equilibrio e armonia umana e spirituale.

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NOVITÀ LIBRARIA
Ragione, intelligenza, fede
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, ultimo padre conciliare ancora vivente, ha partecipato a tre sessioni del concilio Vaticano II. Divenuto “celebre” per un pubblico scambio di lettere con il segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, per le battaglie sull'obiezione fiscale alle spese militari e sull'obiezione di coscienza e per i suoi pronunciamenti sul riconoscimento delle unioni civili, è stato presidente nazionale e internazionale di Pax Christi, e ha vinto il Premio dell’Unesco per l’educazione e la pace.
Nel suo libro mons. Bettazzi rilancia alcune tematiche che gli stanno particolarmente a cuore, partendo dalla considerazione di tre ambiti, costitutivi della conoscenza e della formazione umana e cristiana: gli ambiti della ragione quali la scienza e la tecnica, l’ambito dell’«intelligenza» o intuizione, che fa cogliere aspetti più profondi e più ampi della realtà in cui viviamo, con modalità non raggiungibili con i criteri della scienza e della tecnica. E infine l’ambito della fede, che insieme a ragione e intelligenza dovrebbe creare equilibrio e armonia umana e spirituale.
Mons. Bettazzi propone una lettura attenta di diverse vicende storiche che hanno aperto la strada, pur in mezzo a sofferenze e fatiche di vario genere, a dinamiche di libertà, di ridefinizione della povertà e della ricchezza, di apertura a Dio e ai fratelli.
Passaggi e trasformazioni
sociali ed ecclesiali
La caduta del muro di Berlino nel 1989 segnò la vittoria definitiva sul mondo comunista del mondo occidentale, che si presentava come il mondo delle libertà. Ma la libertà che prescinde dall'uguaglianza diventa la libertà dei ricchi e dei potenti, che emargina la povertà dei subordinati o degli esclusi. Quando dice «ricchi», mons. Bettazzi non intende solo quelli che davvero possiedono molto denaro o molti beni ma quanti hanno il sufficiente per vivere bene e hanno la capacità di valutare il presente e di provvedere al proprio avvenire. Si parlò della povertà anche nel Concilio Vaticano II, dove alcuni vescovi (soprattutto della Chiesa latinoamericana) s'erano fatti promotori di un movimento per la Chiesa dei poveri.
Il contributo del Vaticano II ha la sua massima espressione nelle quattro Costituzioni che hanno veramente rinnovato la mentalità della Chiesa e dei credenti, facendoli uscire dal chiuso di ragionamenti aridi all'apertura dell'incontro con Dio e con i fratelli. Se pensiamo al passaggio dal mondo della teologia e dei catechismi all’incontro con Dio che si ha nell’ascolto della sua Parola (Dei Verbum), ci rendiamo conto della vitalità dell’intuizione, pur con tutti i problemi storici e culturali che la ragione può aiutare a risolvere. Così la liturgia (Sacrosanctum concilium) apre ad una adesione più personale con Gesù nell'atto unico ed eterno della sua Pasqua (morte, risurrezione, effusione dello Spirito Santo), e diventa un incontro vivo d’amore con chi «ci amò sino alla fine» (Gv 13,2)
Anche la costituzione sulla Chiesa (Lumen gentium), privilegiando la visione pastorale su quella giuridica, non prospetta in primo luogo la «società perfetta» guidata dalla gerarchia, ma una «comunione» di battezzati, cioè di «profeti-sacerdoti-pastori» perché inseriti in Gesù Cristo che li rende partecipi della sua umanità divinizzata, con una gerarchia chiamata non a dominare, ma a servire. Ad allargare lo sguardo è stata soprattutto la costituzione pastorale su «la Chiesa nel mondo contemporaneo» (Gaudium et spes), documento non previsto ma sollecitato dal successo mondiale dell'enciclica Pacem in terris, rivolta a «tutti gli uomini di buona volontà» al di là dei confini, delle religioni, che indusse i padri conciliari a elaborare un documento che richiamasse «ai valori umani che sono nel cuore di ogni essere umano, confermandoli con i valori cristiani, che sono non un'alternativa, ma una forte convalida dei più autentici valori umani».
Credere che quanto c'è di buono nel cuore degli esseri umani e della società è tutto opera dello Spirito Santo, «anche da parte di chi non lo conosce o forse lo osteggia, fa guardare con simpatia al cammino dell'umanità, pur con le sue brutture e le sue contraddizioni, e fa sentire viva e stimolante la nostra condizione di cristiani, chiamati a seminare nel mondo verità e amore, con molta fiducia, con molta speranza, perché Cristo è morto per tutti e per tutti è risorto, e su tutti continua a effondere il suo Spirito, che è Spirito di amore e di pace».
Mentre con la ragione affrontiamo e risolviamo i problemi di ogni giorno, siamo chiamati a rinnovare un atteggiamento di fiducia e di ringraziamento a Dio, orientati a «un oggi più pieno nell’amore e a un domani invitante alla speranza», in cui «il riconoscimento dei diritti alla libertà e alla giustizia di tutti i popoli e di tutte le persone, anche le più povere ed emarginate, sia la condizione per ogni ragionamento e ogni impegno sincero per la pace.»
Anna Maria Gellini