Rigobello Carmelo, Strazzari Francesco
Il bivio
2020/11, p. 41
Nel racconto biblico contenuto nel libro della Genesi, la creazione non si conclude con l’uomo e la donna, ma lascia una specie di bivio che ha per contrassegno un albero: Adamo ed Eva avrebbero dovuto ignorarlo, ma il male agisce su quella pericolosa leva che è l’orgoglio, misto a curiosità e alla brama di potere, di concorrere con Dio stesso. Quell’albero diviene così il simbolo della libertà, costellando la storia umana di infiniti bivi: il bivio del bene e del male, mai definitivo ma parte del cammino di ciascuna persona, di ogni figlio dell’uomo, di ogni popolo, di tutta l’umanità.

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VOCE DELLO SPIRITO
Il bivio
Nel racconto biblico contenuto nel libro della Genesi, la creazione non si conclude con l'uomo e la donna, ma lascia una specie di bivio che ha per contrassegno un albero: Adamo ed Eva avrebbero dovuto ignorarlo, ma il male agisce su quella pericolosa leva che è l'orgoglio, misto a curiosità e alla brama di potere, di concorrere con Dio stesso. Quell'albero diviene così il simbolo della libertà, costellando la storia umana di infiniti bivi: il bivio del bene e del male, mai definitivo ma parte del cammino di ciascuna persona, di ogni figlio dell'uomo, di ogni popolo, di tutta l'umanità. In fondo, semplificando, chi cerca il bene cerca un ritorno all'Eden, a un tempo di pace piena con Dio e con tutti gli uomini; chi si lascia vincere dal male è perché di tutta la creazione, della sua bellezza, in realtà sceglie la propria centralità, la violenza e il dominio. È questa scelta che genera le guerre, le dittature, i traffici illeciti: l'uomo sporca la propria immagine e non vede più alcun riflesso di luce. Quando invece ama quanto di bello la creazione sa offrire, quando sa riconoscere sulla propria strada i tanti spazi di Eden presenti, come san Francesco d'Assisi, allora il bivio verso il male perde sempre più forza e la vita diviene inno, di persone, di popoli che s'incontrano senza usare né armi né giudizi. La scrittrice-filosofa ebrea Hannah Arendt affermava: il male si diffonde velocemente ma resta in superficie; il bene è lento ma va in profondità». Da una parte, dunque, una casa costruita senza fondamenta, dall'altra un albero con le radici. Chi rimane in piedi? Proviamo a immaginare il paradiso terrestre: tutto bellissimo, pieno di doni, di fiori, di alberi, con un clima perfetto dove passeggiare, giocare, chiacchierare. E in un punto particolare c'è un albero solitario con su scritto: «Vietato toccare», come su un traliccio di linea elettrica ad alta tensione. Cosa facciamo? Primo quesito! Secondo quesito: quali sono gli alberi dal frutto proibito che vedi nel nostro tempo? Terzo quesito: e perché questi frutti proibiti ci attraggono? Quarto e ultimo quesito: quali sono gli effetti dell'eventuale «mangiata»? Per rispondere ci vuole, più o meno, una vita, se basta... Ma a qualcosa si può rispondere con una certa rapidità! Fare il bene è come sorridere, giocare, godere: lascia solo bei ricordi, permette di far nascere e vivere amicizie, amori, affetti profondi. A volte c'è solo da fare un piccolo salto, evitare certi trabocchetti che il male tenta di seminare. […] Non vogliamo rimpiangere il passato, ma forse vale la pena riflettere che il bene e il male non sono scelte di stagione: riguardano la vita, sia individuale che collettiva.
Preghiera
Mille comandi, mille opzioni, mille interrogativi
e la strada è un continuo zig-zag in un paesaggio sconosciuto.
Siamo stanchi, oggi, di non trovare una direzione:
antichi monaci costruivano l'abbazia con l'abside a est,
verso l'aurora, la luce, la liberazione dalle tenebre.
La costruivano anche bella perché volevano incontrarti ogni giorno, Signore,
e farsi illuminare il volto dal tuo bene
per poi riconsegnare la luce ai pellegrini, agli sbandati, ai ricercatori della verità.
Chissà dove oggi possiamo mettere la nostra abside, il nostro sguardo, la nostra tecnologia? L'essenziale è che scegliamo la luce, Signore!
Carmelo Rigobello, Francesco Strazzari
da “Il cuore del creato
EDB, Bologna 2017