KABAT-ZINN JON
Approccio cristiano alla consapevolezza
2020/11, p. 32
Possiamo forse vivere senza ansia? La consapevolezza viene apprezzata come un approccio pratico per affrontare l’ansia quotidiana e un trattamento efficace per le diagnosi cliniche di ansia e depressione.

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ELEMENTI DI PSICOLOGIA APPLICATA ALLE FEDE
Approccio cristiano alla consapevolezza
Possiamo forse vivere senza ansia? La consapevolezza viene apprezzata come un approccio pratico per affrontare l'ansia quotidiana e un trattamento efficace per le diagnosi cliniche di ansia e depressione.
“Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto?” (Luca 12,22-26).
Parole meravigliose del Vangelo di Luca - le ho ricordate spesso nei momenti di preoccupazione, sia grandi che piccole. Ma possiamo forse vivere senza ansia? La consapevolezza viene apprezzata come un approccio pratico per affrontare l'ansia quotidiana e un trattamento efficace per le diagnosi cliniche di ansia e depressione.
Uno degli uomini più autorevoli della diffusione della consapevolezza è Jon Kabat-Zinn, Professore Emerito di Medicina e creatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society della Massachusetts University Medical School.
Kabat-Zinn, i cui bests-sellers includono il suo studio fondamentale sulla consapevolezza e la guarigione (Full-Catastrophe Living), ha studiato gli effetti della consapevolezza sul cervello negli ultimi vent'anni. Tenendo conto del suo lavoro rigoroso e del lavoro di altri, ora possiamo vedere come la pratica della consapevolezza può cambiare il cervello a livello chimico e persino cambiare l'anatomia del cervello, per ridurre i sintomi di ansia e depressione.
Jon Kabat-Zinn è buddista e ha portato la consapevolezza all'University Massachusetts Amherst nel modo in cui l'ha intesa, cioè come un elemento della filosofia buddista. Non c'è niente di particolarmente problematico in tutto questo, tuttavia, il background buddista e il linguaggio vagamente spirituale ha suscitato scetticismo nelle persone di fede che sono stanche dei movimenti new-age. La definizione più semplice di consapevolezza è "lo stato di coscienza che non giudica il momento presente”.
Effetti sul cervello
La questione fondamentale è che la consapevolezza non è intrinsecamente spirituale. La consapevolezza coinvolge la coscienza, quindi è invisibile, ma non è spirituale. In realtà, il buddismo non è tanto una spiritualità quanto una filosofia di vita. Quando hanno chiesto a Buddha cosa stesse insegnando, egli disse che insegnava "come stanno le cose".
Disse che nessuno doveva credere ai suoi insegnamenti per fede, ma che dovevano esaminare da soli per vedere se questi insegnamenti erano veri o falsi. Anche se la consapevolezza era originariamente una pratica buddista (non lo è, come spiegherò di seguito), possiamo semplicemente valutarla come qualsiasi altra cosa per vedere se si concilia con la verità.
Si deve pensare alla pratica della consapevolezza come ad un esercizio cerebrale, non diversamente dal Sudoku o da un puzzle che attiva la stimolazione neurale in alcune parti del cervello e, così facendo, crea percorsi e connessioni neurali più forti.
La ricerca mostra che la consapevolezza stimola le parti del cervello che aiutano le persone a sentirsi meno ansiose e inibisce le parti che fanno sentire le persone più ansiose. Può aiutarci a regolare la nostra risposta "lotta o fuga" e riprendere il controllo del nostro corpo.
È bene cercare la pace e la libertà dall'ansia. Ma la consapevolezza è davvero la via per la pace? Come psicologo cattolico, credo che senza fondare la pratica della consapevolezza in una "vera antropologia" - la vera natura della persona umana – ci sarà sempre qualcosa che manca.
Una "vera antropologia" presuppone che gli esseri umani siano un'unione di corpo e spirito destinata all'unione eterna con Dio, che è il Vero, il Buono e il Bello. Quando prendiamo decisioni e agiamo in accordo con il Vero, il Buono e il Bello, veniamo trasformati da quegli atti e ci avviciniamo di più al nostro destino. Questa è la vera pienezza umana.
Ma possiamo fare delle scelte migliori quando comprendiamo meglio noi stessi, e ciò include la comprensione del nostro corpo. Prima di tornare alla consapevolezza, dobbiamo capire cos'è l'ansia e perché la proviamo.
Come la maggior parte degli animali, Dio ci ha creati con un "istinto di sopravvivenza" e profondi principi di autoconservazione. San Giovanni Paolo II ha descritto queste facoltà della persona umana nella sua opera filosofica intitolata The Acting Person.
Ha usato le espressioni "somato-vegetativo" e "psico-emotivo" per descrivere le parti della persona che rispondono agli stimoli esterni in modo da preservare la nostra vita e il nostro benessere.
Invece di prestare attenzione alle fantasie che creiamo nella nostra immaginazione, noi prestiamo attenzione alla realtà che si svolge al di fuori della nostra mente.
Dio ha creato il nostro cervello per percepire il pericolo fisico e per rispondere in modo adeguato. Quando il pericolo si presenta ai nostri sensi, qualcosa, chiamata "risposta nervosa simpatetica", va ad attivare la risposta "lotta o fuga".
Il nostro cervello avvia una serie di reazioni elettrochimiche che alla fine aumentano il nostro battito cardiaco, la tensione muscolare, la pressione sul torace, dilatano le nostre pupille, aumentano la nostra pressione sanguigna e di conseguenza aumentano la sudorazione e la nostra capacità di concentrarci (sul pericolo percepito). Questo è molto utile quando dobbiamo fuggire da un pericolo o combattere per la nostra vita. A volte questo dà una forza apparentemente sovrumana, come quella di una madre capace di sollevare un'auto per salvare un bambino rimasto incastrato.
Sesto senso
Normalmente noi pensiamo di avere cinque sensi. Quando vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo o gustiamo qualcosa di pericoloso, il nostro corpo reagisce in questo modo "simpatetico". Tuttavia, in realtà c'è anche un sesto senso che avvia la risposta simpatetica. Potremmo chiamarlo il nostro "senso intero".
Questa è la sensazione che abbiamo degli eventi nel nostro corpo. Gli scienziati non hanno ancora pienamente esplorato e compreso esattamente cosa può fare il senso intero, ma la cosa che sappiamo è che il sistema nervoso simpatetico può rispondere ad esso. Questo è il motivo per cui abbiamo tutte le classiche risposte di lotta o fuga quando abbiamo un incubo. Anche se per i nostri cinque sensi esterni non esiste un reale pericolo, il nostro cervello interpreta comunque la presenza di un pericolo e reagisce di conseguenza.
In altre parole, la risposta al pericolo, da parte del nostro cervello, ha la capacità di attivarsi quando in realtà non c'è pericolo. Vedete come ciò potrebbe creare un problema?
Torniamo per un minuto all'antropologia e parliamo di immaginazione. L'immaginazione, secondo San Giovanni Paolo II, è una capacità che Dio ci ha dato per creare modi che rispecchiano magnificamente qualcosa del nostro Creatore. Le idee che immaginiamo – o creiamo – sono davvero nuove creazioni. Esse hanno una consistenza; sono cose che esistono e non esistevano prima che le immaginassimo. Queste idee possono corrispondere o meno con la realtà oggettiva, ma in entrambi i casi il pensiero stesso è una nuova creazione.
(Puoi pensare "il cielo è blu" e puoi pensare "il cielo è verde". Entrambi sono pensieri – sono cose che esistono – ma uno si allinea alla verità mentre l'altro no).
Infine la nostra immaginazione ci permette di percepire realtà spirituali che esistono al di là del mondo materiale, senza le quali saremmo limitati alla percezione da parte dei nostri cinque sensi esterni. Questo è un modo davvero meraviglioso per pensare all'immaginazione e all'abilità creativa della mente. Ci fornisce inoltre anche una solida base da cui partire per comprendere alcuni disturbi della mente.
Quando il nostro cervello crea pensieri che percepiamo come pericolosi, può far sì che il nostro senso intero attivi il nostro sistema nervoso simpatetico. Allora il nostro corpo risponde come se fossimo in pericolo fisico anche se non lo siamo. Questa, in poche parole, è la fonte dell'ansia. È interessante notare che è anche la base per la depressione. C'è una connessione fisiologica tra le due. Per le persone che soffrono di questi disturbi, la depressione estrema può trasformarsi in ansia e l'ansia estrema spesso diventa depressione.
Non sono solo le situazioni fisicamente pericolose, evocate dalla nostra mente, che possono attivare la risposta del nostro sistema nervoso, ma qualsiasi tipo di problema può farlo. Quando siamo in pericolo, il punto A è dove siamo adesso e il punto B è dove dobbiamo andare per sicurezza. La risposta nervosa simpatetica è il modo con cui il nostro corpo ci spinge lontano dal pericolo e verso la salvezza. Ogni volta che giudichiamo che dove siamo ora (punto A) non è dove dobbiamo essere per sentirci al sicuro (punto B), noi sperimentiamo l’ansia.
Il momento presente
La pratica della consapevolezza può cambiare la chimica e l'anatomia del cervello e ridurre i sintomi di ansia e depressione.
Detto questo, possiamo tornare a parlare della consapevolezza. La definizione più semplice di consapevolezza è "stato mentale vigile del momento presente senza giudicare". Quando siamo consapevoli di ciò che sta accadendo nel momento presente, specialmente attraverso i nostri cinque sensi che ci parlano del mondo reale che si svolge ora, e non c'è pericolo immediato che ci minacci in quel momento, il nostro cervello reagisce e mette in moto le reazioni elettrochimiche che fanno l'opposto della risposta nervosa simpatetica.
Le nostre pupille tornano alla normalità, la nostra frequenza cardiaca diminuisce, la pressione sanguigna cala e la nostra mente allarga la sua attenzione per comprendere tutto ciò che accade intorno a noi invece di concentrarsi su un punto.
Questo ovviamente presuppone che non ci sia alcun pericolo reale. Se l'edificio è effettivamente in fiamme e il tuo olfatto percepisce il fumo, il tuo cervello entrerà in modalità lotta o fuga. Ma quando l'edificio non è effettivamente in fiamme, siamo in una condizione migliore di quando il nostro cervello si comporta come se lo fosse.
La pratica della consapevolezza ci sta semplicemente insegnando a controllare la nostra concentrazione in modo che, invece di prestare attenzione alle fantasie che creiamo nella nostra immaginazione, prestiamo attenzione alla realtà che si sta svolgendo al di fuori di noi. Consapevolezza significa "tornare ai nostri sensi". È un modo per collegarci alla realtà invece di lasciare che le creazioni della nostra mente dettino ciò a cui prestare attenzione.
Non è facile per noi. La mente umana è soggetta ad un subdolo inganno che dice: "Se faccio attenzione ai miei problemi, posso in qualche modo superarli". Di conseguenza, tendiamo a ossessionarci sui problemi con tenace applicazione.
Immagina di essere bloccato nel traffico e pensare all'incontro che stai perdendo. Potrebbero esserci una o due cose che puoi fare per migliorare la tua situazione. Ma supponiamo che tu non abbia un cellulare, che non possa chiamare per far sapere a qualcuno che sarai in ritardo e non c'è modo di uscire dal traffico. La maggior parte di noi trascorrerà ancora quel tempo concentrandosi sul vortice di pensieri della nostra mente che riproducono tutte le orrende conseguenze del nostro ritardo.
C'è la sensazione che se teniamo d’occhio tutti gli angoli, vinceremo il gioco. Di solito non abbiamo l’idea che stiamo trascorrendo questo tempo prezioso catturati nel vortice dei nostri pensieri. Questo può accadere anche quando non siamo bloccati nel traffico. Arriviamo a destinazione sorpresi di essere già arrivati, e senza ricordare nessuno dei semafori o dei segnali di stop lungo il percorso.
Confidiamo che il nostro "pilota automatico" guidi mentre la nostra mente è concentrata su cose apparentemente più importanti – un errore che abbiamo fatto ieri, un conflitto familiare o qualche difficoltà che ci aspetta.
Quello che facciamo è creare problemi nella nostra mente che devono essere risolti – problemi che sono "pericolosi" per il nostro cervello. Non sono fisicamente pericolosi, come essere in un edificio in fiamme, ma il nostro cervello sa solo quello che gli diciamo. Quindi attiva la risposta nervosa simpatetica e sperimentiamo sintomi di ansia.
Una volta consapevoli che questo processo è in atto, abbiamo la capacità di usare la nostra libertà, data da Dio, per scegliere dove concentrare la nostra mente. Alcuni tipi di terapia insegnano alle persone come contrastare le convinzioni negative con quelle più positive. Alcune persone cercano di ottenere una sorta di vuoto mentale per sfuggire ai pensieri inquietanti. Il primo tipo spesso crea più ansia ponendo un nuovo problema da risolvere, mentre il secondo è effettivamente impossibile da fare.
Invece, dovremmo semplicemente reindirizzare la nostra attenzione agli elementi della realtà che stiamo vivendo. Mentre siamo seduti in quel traffico, possiamo scegliere di prestare attenzione alla sensazione del volante o del sedile, al colore del cielo o alla musica della radio. Tutte queste cose sono reali. I nostri pensieri rimuginati non lo sono. Questa è consapevolezza.
Esperienza cristiana
La consapevolezza non è preghiera e non è meditazione trascendentale. Con un fondamento adeguato, nella piena comprensione della fede cristiana, è un esercizio cerebrale che può essere integrato con il cristianesimo. Quando io introduco i miei pazienti cristiani alla pratica della consapevolezza, la includo nella classica, tradizionale spiritualità cattolica che ha centinaia di anni.
Ai miei pazienti do come riferimento due libri: Abandon to Divine Providence di p. Jean Pierre de Caussade e The Practice of the Presence of God di Brother Lawrence; questi due libri mettono insieme la realtà che Dio stesso esiste ed è al di fuori del tempo. Dio è un "Momento eterno" senza inizio né fine.
I due libri ci insegnano che l'abbandono fiducioso in Dio, che è sempre presente, porta in realtà alla consapevolezza. Il cristianesimo detiene la chiave della vera consapevolezza.
(Nota: entrambi questi libri hanno avuto un enorme influsso sui recenti scritti evangelici popolari sulla gratitudine e la consapevolezza – si veda il blockbuster di Ann Voskamp One Thousand Gifts)
Nel mondo materiale, noi ci limitiamo ad elaborare la realtà nel tempo. La presenza di Dio è nascosta ai nostri sensi. Ma quando ci concentriamo sul momento presente, possiamo avere la sensazione di essere presenti in quella realtà dove c’è Dio. Ecco perché p. Lawrence lo chiama il "sacramento del momento presente". Il momento presente è quando si realizza un'esperienza di incontro con Dio, che è invisibile.
Ciò che rende unica l'esperienza del momento presente del cristiano, come ci ricorda p. de Caussade, è la consapevolezza che Dio è un Padre amorevole che ci tiene costantemente nella sua cura amorevole. Mentre la nostra vita è un dispiegarsi della realtà, percepita nella nostra mente come avvenuta nel tempo, nella mente di Dio si verifica come momento presente.
Poiché Egli è la realtà infinita di amore, e la realtà infinita di potere, non abbiamo nulla da temere in nessun momento della nostra vita. Questo è ciò che rende possibile abbandonarsi alla sua volontà.
In pratica, invece di limitarci a dire: "Confido in Dio", possiamo mettere la mente dietro le nostre parole. Quando rimuginiamo sul passato o sul futuro, rimescolando continuamente preoccupazioni o rimpianti nella nostra mente, ci comportiamo come se ne avessimo il controllo e avessimo bisogno di capire tutto. Se vogliamo fare un atto di fiducia in Dio, possiamo provare a lasciar perdere questo falso controllo e a concentrare invece le nostre menti sulla realtà del momento presente. È così che praticamente "lasciamo tutto e ci abbandoniamo in Dio".
Integrando la comprensione cristiana con il cammino verso la santità, noi possiamo sperimentare la vera pace.
Jon Kabat-Zinn