La Mela Maria Cecilia
Donna, monaca, madre
2020/11, p. 25
Alla portata di ogni persona e situazione, aperta e lungimirante, madre Giovanna possedeva una non comune arte di ascoltare con empatia per leggere alla luce della Parola di Dio ogni vissuto umano.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
MADRE GIOVANNA DELLA FORTEZZA EUCARISTICA
Donna, monaca, madre
Alla portata di ogni persona e situazione, aperta e lungimirante, madre Giovanna possedeva una non comune arte di ascoltare con empatia per leggere alla luce della Parola di Dio ogni vissuto umano.
La condivisione del dono prezioso che madre Maria Giovanna della Fortezza Eucaristica (al secolo Lucia Caracciolo) è stata per la nostra comunità di Benedettine dell’adorazione perpetua del SS. Sacramento di Catania e per tantissime persone che l’hanno conosciuta e apprezzata, vuole partire da una frase di papa Francesco che ci è capitato di leggere in una rivista per singolare coincidenza proprio nel giorno in cui la nostra amatissima Priora emerita ha concluso il suo pellegrinaggio terreno lo scorso 18 agosto 2020 a 88 anni di età e 67 di professione: «Quante volte succede di incontrare una persona per la prima volta e riconoscerla subito come “buona” quasi ci fosse in essa una luminosità invisibile che solo la nostra anima riesce a percepire».
E davvero ciascuno di noi può in tutta verità affermare lo stesso del primo incontro con madre Giovanna e di come la luce e la bontà percepite in lei abbiano contraddistinto il nostro stare con lei. La sua presenza nella vita della nostra comunità e della nostra Federazione, nel servizio orante alla Chiesa e ai fratelli è stata e rimarrà sempre un dono del Signore. Un dono di benedizione, il segno vivo di una sollecitudine e di una attenzione materna che ci ha accompagnato sempre con costante disponibilità. L’esortazione più volte rivoltaci - «Siate grandi nella vita! Generose, disposte a tutto e a tutti, perché tutto resta di quello che si è fatto» - lei l’ha vissuta pienamente.
La ferialità eccezionale
nel quotidiano
La sua esistenza ordinaria, felicemente racchiusa tra le mura del monastero, è stata trasfigurata dalla Grazia divina e resa straordinaria dalla sua gioiosa risposta ad una missione che lascia in tante persone sentimenti di stima e di riconoscenza. Una ferialità quotidianamente resa eccezionale perché trascorsa alla presenza dello Sposo sommamente amato e servito. Dotata di particolari virtù umane e spirituali, di intelligenza e saggezza, è stata e rimane un segno di luce per tutti coloro – monache, oblati secolari, ex-alunne ed ex-insegnanti della scuola un tempo da noi gestita, laici, sacerdoti, seminaristi, religiosi di altre congregazioni – che l’hanno incontrata e la cui scia, dal cielo, adesso ci raggiunge in modo ancora più tangibile ed efficace.
La devozione sincera e filiale verso la Madonna potenziava continuamente in lei l’innato senso della maternità che si prende cura, che raggiunge e consola. In un foglietto aveva appuntato una sorta di programma mariano: «Essere la tenda di Dio, accogliere la carne di Cristo come Maria. Essere nella comunità un cuore sensibile; accorgersi dei bisogni altrui come Maria alle nozze di Cana».
Donna colta ed estroversa era dotata di una grande capacità oratoria non fatta di mera erudizione, ma che comunicava Dio con la vita, con un trasporto coinvolgente, con tutta se stessa.
Più volte è stata invitata presso alcuni monasteri d’Italia per tenere corsi di storia monastica. Le dispense da lei accuratamente preparate sono poi confluite nell’agevole volume Lineamenti storici del monachesimo (1978) al quale diverse generazioni di monaci e monache hanno attinto conoscenze lasciandosi soprattutto raggiungere dall’entusiasmo e dall’amore di questa donna per la sua vocazione.
Per tanti anni si è inoltre spesa per la nostra Federazione come Consigliera. Le consorelle dei nostri monasteri nei loro messaggi di condoglianze hanno affermato che «la dipartita della carissima madre Giovanna è sicuramente un impoverimento di tutta la Federazione che porta il segno della sua presenza responsabile, attiva e concreta […].Era l’incarnazione della dedizione semplice e generosa alla comunità, alla Federazione, un riferimento per tutte. Ha insegnato molto sia con le parole che con l’esempio di vita. Ammirevole la sua sapienza e la forza della sua maternità che dava sicurezza e conforto».
Ha fatto parte della CIMB (Confederazione Italiana Monache Benedettine) ed è stata persona di fiducia anche per la Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata che le ha affidato incarichi di mediazione da lei portati a termine con prudenza, buon senso e sguardo soprannaturale. Ha anche tenuto conferenze e guidato ritiri spirituali a servizio della nostra diocesi di Catania, così come per quella di Alife-Caiazzo nel periodo in cui è stata priora a Piedimonte Matese dal 1977 al 1986.
La sua arte di ascoltare
con empatia
Alla portata di ogni persona e situazione, aperta e lungimirante, madre Giovanna possedeva una non comune arte di ascoltare con empatia per leggere alla luce della Parola di Dio ogni vissuto umano. Aveva ribattezzato il monastero “la banca della preghiera” dato il numero crescente di richieste che arrivano da un’umanità sempre più sofferente. In una conferenza disse: «Siamo donne in cammino anche noi e viviamo la clausura come uno spazio dell’anima, non di isolamento ma di sedimentazione di ciò che viviamo nella preghiera».
Pure il mondo della cultura ha apprezzato la sua preparazione umana ma soprattutto l’elevatezza interiore. La sua parola autorevole e ispirata è stata una segnaletica per tanti cammini che, incrociando il suo, hanno imboccato la giusta direzione. Anche quello di un ergastolano che, guidato tramite corrispondenza epistolare, ha maturato una sincera e profonda conversione e un autentico cammino di fede fino a scrivere nel telegramma di cordoglio alla comunità: «Dolore umano, gioia cristiana per mamma Giovanna».
Una nostra ex-alunna ha scritto: «La ricordiamo per la sua luminosa testimonianza di fede e di vita cristiana, per la fermezza e la tenacia. Una donna grande nella cultura, nella saggezza, nella bontà».
E noi aggiungiamo, grande nella sua umiltà. In un discorso ebbe a dire: «Io non ho fatto niente: ho fatto quello che ho potuto, che Lui mi ha fatto fare, ma non è merito mio, è di Dio il merito. È Lui che ispira, Lui che dice, Lui che parla: non sono io! Che merito ho io? Io sono niente, sono solo una povera creatura umana che vuole bene al Signore».
Come monaca conosceva bene la via per arrivare a questo grado di vita virtuosa. In un capitolo per la vestizione di una novizia aveva affermato: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia, dice un versetto del salmo 125 e ancora: Chi semina nel pianto raccoglie nella gioia, cioè chi semina fa fatica, perché prima di buttare il seme deve togliere i rovi, i sassi dal terreno, altrimenti il seme non muore, non attecchisce, non porta frutto. Ma chi lavora la terra della propria anima, chi rinuncia a se stesso, alle proprie passioni, chi sa vedere sempre e in tutto la volontà di Dio, semina nel pianto perché non accontenta se stessa, non fa la propria volontà, ma raccoglie nella gioia, raccoglie a piene mani i frutti della pace, della gioia. Sì, perché il Signore ti chiede un chicco di grano e ti dà covoni di frumento!
Entrando in monastero che cosa lasciamo? Noi stesse, gli altri, le cose: che cosa troviamo? Dio! Il suo amore, la beatitudine eterna. Chi semina raccoglie».
Citiamo a proposito un passaggio di un’intervista rilasciata al quotidiano La Sicilia il 5.5.1999: «Mai nessun rimpianto, nostalgia per la vita che si è lasciata alle spalle? Madre Giovanna ha un sorriso sicuro: “Ho abbandonato i miei ma non mi sono sentita mai in colpa, perché sapevo che Dio se ne sarebbe occupato. Non bisogna mercanteggiare con Dio, ma abbandonarsi ai suoi disegni. Una volta una giornalista parlando di noi ci chiamò “Sepolte vive”. Invece noi siamo vitalissime, siamo dentro la vita più di voi. Voi vivete nel frastuono, nel caos, siete incatenati tutto il giorno da mille sciocchezze o incombenze che vi distraggono dal senso e dalla gioia della vita. Noi viviamo dell’essenziale, ci siamo emancipate dal dominio del consumo, non abbiamo bisogno di seguire la moda, di uscire. I nostri bisogni sono ridotti al minimo, e ciò ci rende più libere».
«Se il Signore è al primo posto,
ogni cosa trova il suo posto»
Dotata di una voce bellissima amava il canto liturgico e, resa eccezionale maestra dalla partecipazione a vari corsi di gregoriano, ne curava la preparazione stimolando novizie e monache con l’esempio e il fervore. Ci teneva che il Signore fosse sempre il primo servito in tutto e bene, con somma venerazione. Era solita dire: «Se il Signore è al primo posto, ogni cosa trova il suo posto».
Quello che più le premeva era la crescita umana e spirituale delle sue figlie e di quanti ricorrevano alla sua guida: «Dobbiamo insieme crescere e dobbiamo insieme fare in modo che lui cresca dentro di noi e nella comunità. Questa è la cosa principale. È il programma che san Giovanni Battista ci lascia: che Lui cresca e io diminuisca! In questo paragone, in questo discorso, c’è tutta la storia della nostra vita di sacrificio, di continue offerte spirituali, materiali, morali.
Diminuire vuol dire accettare dalle mani di Dio le difficoltà nella pace, soprattutto in una vita vissuta sulla base del comandamento della carità; comandamento che è la base generale per lo sviluppo di una vita nuova per noi tutte e per quanti ci avvicineranno. […] Dobbiamo cercare di fare contento Gesù. Lui ci vuole bene, non ci fa mancare niente, ci sta vicino. Lo facciamo contento facendo quello che dice Lui: la sua volontà! In questa docilità che viene da Dio il cuore si sente dilatato, il cuore si sente contento. Oh, quanto sei buono Signore! Ditelo spesso perché così è.
Ringraziamolo sempre, in ogni piccola cosa dire: “Grazie Signore perché operi ogni giorno prodigi e miracoli. Un pensiero, una buona ispirazione, un incontro gioioso, un dolore: Grazie Signore!».
Ad una giovane che si preparava alla professione perpetua disse che «vivere da monaca vuol dire vivere da persona che ogni giorno dà a Dio la sua volontà con l’ubbidienza pronta e serena; dà a Dio il suo cuore con la castità e con la povertà non è più padrona del suo corpo e della sua volontà, del suo tempo, di se stessa insomma. La comunità ha bisogno di persone stabili che sanno portare la responsabilità del loro impegno di preghiera, del lavoro senza lamenti, senza critiche, con gioia, considerando che è un onore grande essere al servizio di Dio».
Infine vogliamo concludere con le parole della nostra attuale Priora, madre Agata Fede, nel saluto durante le esequie: «Grazie amatissima Nostra Madre Giovanna, madre, amica, sorella, conforto e luce. Non ci sono parole per esprimere l’affetto e la riconoscenza che ci hanno sempre legate a te.
Madre secondo il Cuore di Dio!
Sei stata per noi non soltanto guida materna, ma anche esempio luminoso, gioioso, trainante. Grazie».
suor Maria Cecilia La Mela osbap