Chiaro Mario
Un villaggio educativo globale
2020/11, p. 15
Papa Francesco invita a unire gli sforzi per rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e a creare un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.

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VIDEOMESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO
Un villaggio educativo globale
Papa Francesco invita a unire gli sforzi per rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e a creare un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.
La visione di papa Francesco per “ricostruire il patto educativo globale” ha iniziato a diffondersi lo scorso anno con il “Messaggio per il lancio del patto educativo” (Global Compact on education, 12/11/2019). «Viviamo un cambiamento epocale: una metamorfosi non solo culturale ma anche antropologica che genera nuovi linguaggi e scarta, senza discernimento, i paradigmi consegnatici dalla storia… Ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti. Per questo è necessario costruire un “villaggio dell’educazione”. Un proverbio africano dice che “per educare un bambino serve un intero villaggio”. Ma dobbiamo costruirlo, questo villaggio, come condizione per educare. Il terreno va anzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità». Nel ragionamento appare stringente il legame tra educazione e fraternità, con il richiamo al Documento sulla Fratellanza umana (Abu Dhabi, 4/2/2019). In quel contesto il pontefice invitava tutti gli operatori nel campo educativo a partecipare a un evento fissato per il 14 maggio 2020, per elaborare insieme a tutti quest’alleanza educativa globale.
L’evento, rinviato a causa della pandemia da Covid-19, si è svolto in streaming il 15 ottobre 2020 con una trasmissione aperta a tutti, a cura della Congregazione per l’educazione cattolica (Insieme per guardare oltre). Stavolta, con un videomessaggio, il papa ha rilanciato il progetto, che oggi diventa una prima concretizzazione della recente enciclica Fratelli tutti (3/10/2020). Ha invocato il coraggio di ricreare il tessuto di relazioni in favore di un'umanità capace di parlare la lingua della fraternità, facendo appello ai mondi della cultura, della scienza e dello sport, agli artisti, agli operatori dei media. In questo contesto, sottolineando di nuovo il legame tra educazione e fraternità, rimanda esplicitamente alla sua ultima enciclica: «Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e nuove trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite. Oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti (FT, 77)»
Alleanza
per un’educazione integrale
Questa lettura del momento presente era stata espressa dal pontefice già nel discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede del 9 gennaio 2020: «Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna. Ogni cambiamento, come quello epocale che stiamo attraversando, richiede un cammino educativo, la costituzione di un villaggio dell’educazione che generi una rete di relazioni umane e aperte. Tale villaggio deve mettere al centro la persona, favorire la creatività e la responsabilità per una progettualità di lunga durata e formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Occorre dunque un concetto di educazione che abbracci l’ampia gamma di esperienze di vita e di processi di apprendimento e che consenta ai giovani, individualmente e collettivamente, di sviluppare le loro personalità. L’educazione non si esaurisce nelle aule delle scuole o delle università, ma è assicurata principalmente rispettando e rafforzando il diritto primario della famiglia a educare, e il diritto delle Chiese e delle aggregazioni sociali a sostenere le famiglie e collaborare con esse nell’educazione dei figli».
L’educazione integrale e di qualità e i livelli d’istruzione continuano oggi ad essere una sfida in un mondo in cui l’educazione continua a mostrare grandi e gravi disuguaglianze tra la popolazione. Eppure, è proprio attraverso l’educazione che la persona raggiunge il suo massimo potenziale e diviene un essere consapevole, libero e responsabile. «Educare non è solo trasmettere concetti… ma è un compito che esige che tutti coloro che ne sono responsabili… vi partecipino in modo solidale. In tal senso, in alcuni paesi si dice che si è rotto il patto educativo perché manca questa partecipazione sociale all’educazione. Per educare bisogna cercare d’integrare il linguaggio della testa con il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. Che un alunno pensi ciò che sente e ciò che fa, senta ciò che pensa e ciò che fa, faccia ciò che sente e ciò che pensa. Integrazione totale. Promuovendo l’apprendimento della testa, del cuore e delle mani, l’educazione intellettuale e socio-emozionale, la trasmissione dei valori e delle virtù individuali e sociali, l’insegnamento di una cittadinanza impegnata e solidale con la giustizia, e impartendo le abilità e le conoscenze che formano i giovani per il mondo del lavoro e la società, le famiglie, le scuole e le istituzioni diventano veicoli essenziali per l’empowerment della prossima generazione… Il patto è questo» (Discorso ai partecipanti al convegno sul tema Education: the global compact, 7/2/2020).
Educazione:
l’arte di fare armonia
L’educazione secondo Francesco è dunque un processo plurale e poliedrico, in cui le diversità e gli approcci sappiano armonizzarsi per il bene comune. Il bisogno principale oggi è proprio la capacità di fare armonia, perché l’educazione è un movimento che porta alla luce le persone. Per Francesco si tratta di un movimento ecologico, inclusivo, pacificatore e di squadra (cf. Discorso all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica, 20/2/2020). Una proprietà dell’educazione è quella di essere un movimento ecologico: «l’educazione che ha al centro la persona nella sua realtà integrale ha lo scopo di portarla alla conoscenza di se stessa, della casa comune in cui è posta a vivere e soprattutto alla scoperta della fraternità come relazione che produce la composizione multiculturale dell’umanità, fonte di reciproco arricchimento». Quanto al metodo, l’educazione è un movimento inclusivo: «un’inclusione che va verso tutti gli esclusi: quelli per la povertà, per la vulnerabilità a causa di guerre, carestie e catastrofi naturali, per la selettività sociale, per le difficoltà familiari ed esistenziali. Un’inclusione che si concretizza nelle azioni educative a favore dei rifugiati, delle vittime della tratta degli esseri umani, dei migranti…Oggi è necessario accelerare questo movimento inclusivo dell’educazione per arginare la cultura dello scarto, originata dal rifiuto della fraternità come elemento costitutivo dell’umanità».
Un’altra tipicità dell’educazione è quella di essere un movimento pacificatore: «il movimento educativo costruttore di pace è una forza da alimentare contro la “egolatria” che genera la non-pace, le fratture tra le generazioni, tra i popoli, tra le culture, tra le popolazioni ricche e quelle povere, tra maschile e femminile, tra economia ed etica, tra umanità e ambiente. Queste fratture e contrapposizioni, che fanno ammalare le relazioni, nascondono una paura della diversità e della differenza. Per questo l’educazione è chiamata con la sua forza pacificatrice a formare persone capaci di comprendere che le diversità non ostacolano l’unità, anzi sono indispensabili alla ricchezza della propria identità e di quella di tutti. Questi tratti tipici rivelano infine che l’educazione è sempre un movimento di squadra, non l’azione di una singola persona o istituzione.
Contro la ‘pandemia’
della cultura dello scarto
Nel videomessaggio del 15 ottobre, papa Francesco ha sottolineato che «il Covid ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e delle emergenze che riscontravamo e ne ha rivelate tante altre. Alle difficoltà sanitarie hanno fatto seguito quelle economiche e sociali. I sistemi educativi di tutto il mondo hanno sofferto la pandemia sia a livello scolastico che accademico. Ovunque si è cercato di attivare una rapida risposta attraverso le piattaforme educative informatiche, le quali hanno mostrato non solo una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche, ma anche che, a causa del confinamento e di tante altre carenze già esistenti, molti bambini e adolescenti sono rimasti indietro nel naturale processo di sviluppo pedagogico».
Secondo alcuni recenti dati dell’Unesco, nel pieno della prima ondata della pandemia, 100 paesi nel mondo hanno chiuso scuole e università; 777mln di giovani hanno interrotto, sospeso, spostato la loro possibilità di istruzione. «Davanti a questa realtà drammatica, afferma il Papa, sappiamo che le necessarie misure sanitarie saranno insufficienti se non verranno accompagnate da un nuovo modello culturale… La crisi che attraversiamo è una crisi complessiva, che non si può ridurre o limitare a un solo ambito o settore. Il Covid ha permesso di riconoscere in maniera globale che ciò che è in crisi è il nostro modo di intendere la realtà e di relazionarci tra noi». Abbiamo ancor più bisogno di una nuova umanizzazione: «l’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia… L'educazione si propone come il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell'indifferenza. … Ascoltiamo il grido delle nuove generazioni, che mette in luce l'esigenza e, al tempo stesso, la stimolante opportunità di un rinnovato cammino educativo, che non giri lo sguardo dall'altra parte favorendo pesanti ingiustizie sociali, violazioni dei diritti, profonde povertà e scarti umani». Si tratta di pensare a un percorso integrale, per incontrare situazioni di solitudine e di sfiducia verso il futuro che generano tra i giovani depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale, fenomeni di bullismo. Non si può poi restare indifferenti di fronte a violenze e abusi sui minori, ai fenomeni delle spose bambine e dei bambini-soldato, al dramma dei minori venduti e resi schiavi, alle sofferenze del pianeta che hanno portato a una grave crisi ambientale e climatica.
«Nella storia esistono momenti in cui è necessario prendere decisioni fondanti, che diano non solo un'impronta al nostro modo di vivere, ma specialmente una determinata posizione davanti ai possibili scenari futuri». «Il valore delle nostre pratiche educative non sarà misurato semplicemente dal superamento di prove standardizzate, bensì dalla capacità di incidere sul cuore di una società e di dar vita a una nuova cultura».
Sette piste di impegno
Papa Francesco ha indicato sette piste d’impegno da sottoscrivere per dare gambe al Patto educativo mondiale. I punti programmatici proposti dal Papa, sollecitato in questa direzione anche da autorevoli esponenti di organizzazioni mondiali e di religioni non cristiane, sono esigenti.
Primo: mettere al centro di ogni processo educativo la persona, il suo valore, la sua dignità, per far emergere la sua bellezza e unicità, la sua capacità di essere in relazione con gli altri e con la realtà, respingendo stili di vita che favoriscono la diffusione della cultura dello scarto.
Secondo: ascoltare la voce dei giovani a cui trasmettiamo valori e conoscenze, per costruire insieme un futuro di giustizia e pace, una vita degna per ogni persona.
Terzo: favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione.
Quarto: vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore.
Quinto: educare ed educarci all'accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati.
Sesto: studiare per trovare altri modi di intendere l'economia, la politica, la crescita e il progresso, perché siano al servizio dell'intera famiglia umana nella prospettiva di un’ecologia integrale.
Settimo: custodire e coltivare la casa comune, proteggendola dallo sfruttamento delle risorse, con stili di vita più sobri e puntando all’utilizzo di energie rinnovabili e rispettose dell’ambiente umano e naturale, secondo i principi di sussidiarietà, solidarietà ed economia circolare.
Nell’attivare questo vasto processo, le comunità cristiane, in collaborazione con la società civile, hanno un punto di riferimento che è la dottrina sociale, che «ispirata agli insegnamenti della Rivelazione e all’umanesimo cristiano, si offre come una solida base e una fonte viva per trovare le strade da percorrere nell’attuale situazione di emergenza».
«Ricordiamo, fratelli e sorelle, che le grandi trasformazioni non si costruiscono a tavolino, no. C'è una ‘architettura’ della pace in cui intervengono le varie istituzioni e persone di una società, ciascuna secondo la propria competenza ma senza escludere nessuno. Così dobbiamo andare avanti noi: tutti insieme, ognuno come è, ma sempre guardando avanti insieme, verso questa costruzione di una civiltà dell’armonia, dell’unità, dove non ci sia posto per questa cattiva pandemia della cultura dello scarto».
Mario Chiaro