Giudici Giovanni
"...Chi non ha spada venda il mantello e ne comperi una" (Luca 22,36)
2020/11, p. 14
Ci sono tempi, nella vita di una società, nei quali le scelte dei singoli, e la mentalità corrente, sembrano accettare di venire a patti, nel pensare e nell’agire, con comportamenti moralmente negativi. Anche nel Nuovo Testamento vi sono brani che ci fanno intuire che nella società in cui la Chiesa di Gesù inizia il suo cammino, vi è una situazione di diffuso e grave degrado morale.

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«…chi non ha spada, venda il mantello e ne comperi una». (Luca 22,36)
Contrastare il male
Ci sono tempi, nella vita di una società, nei quali le scelte dei singoli, e la mentalità corrente, sembrano accettare di venire a patti, nel pensare e nell’agire, con comportamenti moralmente negativi. Anche nel Nuovo Testamento vi sono brani che ci fanno intuire che nella società in cui la Chiesa di Gesù inizia il suo cammino, vi è una situazione di diffuso e grave degrado morale. I discepoli di Gesù devono affrontare una atmosfera di inclinazione alle azioni basse e di accontentamento di voglie terrene.
L’apostolo Paolo, ad esempio, nella II lettera a Timoteo, al capitoLO terzo, mette in fila, in un elenco, il più esteso in tutto il Nuovo Testamento, atteggiamenti iniqui e scelte egoistiche. Si può leggere, in questa luce, anche l’analisi dell’Apostolo, che scrive ai Romani (1,29-31).
Non è un caso che all’inizio della lista indicata a Timoteo, Paolo metta come prima caratteristica delle persone che scelgono il male, il rilievo che essi sono “amanti di sé” cioè egoisti.
È impressionante la forza negativa che possiamo sperimentare, dell’impatto tra gli atteggiamenti egoistici della persona, e l’adeguamento di tutta una società alla immoralità di gesti e di parole. Usare di una telefonata che io non pago, saldare la spesa per una prestazione ‘in nero’, evitare di pagare le tasse che mi toccherebbero… “che cosa c’è di male?”. Del resto noi tutti facciamo ogni giorno esperienza della forza dell’egoismo; esso spinge a distruggere la dimensione della solidarietà, impoverisce lo scambio di beni e la comunione nei sacrifici, lascia senza difesa i meno attrezzati a resistere a qualunque male si presenti nella vita loro o della società di cui fanno parte.
Il prevalere attorno a noi di scelte e di atteggiamenti di attenzione a tutto fuorché alla legge morale iscritta dentro di noi, come ricorda Paolo, rendono poi il clima di una società insopportabile, perché nessuna regola è accolta e condivisa, insorgono facilmente le contrapposizioni che si nascondono dietro motivazioni vistose ma false, ad esempio la provenienza di una persona da altri paesi, le caratteristiche somatiche differenti, usi alimentari diversi.
Quando il cristiano vive come parte di un gruppo umano che non riconosce i principi etici fondanti ogni comportamento morale, e meno ancora la trascendenza nell’ordine del bene e del male, egli avverte un dissidio interiore, e la sensazione soffocante di non essere in sintonia con la maggioranza delle persone con cui lavora, o con cui ha contatti. In questi casi non è difficile avvertire il desiderio di non ragionare più secondo la propria coscienza…
L’insegnamento di Gesù a questo riguardo è chiaro: «Vigilate...». Egli mette in guardia, più e più volte, da ogni spirito di agitazione e di paura, di angustia o di mestizia. La fatica di discernere il bene, le contraddizioni e i contrasti che si manifestano in noi stessi e nelle vite degli altri, non sono in grado di soffocare del tutto gli stimoli e gli inviti a camminare verso il Signore.
Possiamo anche verificare quando la sequela del Vangelo può essere autentica; vi sono infatti delle condizioni indispensabili che formano in noi le necessarie premesse per riconoscere il male e per opporvisi. Pensiamo alla preziosità dello spirito di pace, agli atteggiamenti di fiducia nella Parola del Signore, alla semplicità del giudizio sui fatti e sugli atteggiamenti di cui siamo partecipi o testimoni.
È decisivo poi non farsi prendere da letture polemiche dei fatti, così da diventare partigiani di una idea, e non essere capaci di leggere in alcun modo le ragioni dell’altro. Si insinua talvolta in noi, quando viviamo in una società rissosa e polemica, uno spirito critico, che non salva nessuna scelta degli altri, ma ci pone in un atteggiamento di scetticismo ‘generico fisso’; allora si finisce con il pensare che manca l’autenticità nelle esistenze altrui. Si trova più facile accodarsi a una mentalità di giudizio pessimista, che non salva alcuna persona o alcun gesto, perché sempre prevale l’accusa che vi sia una doppia ragione per ogni scelta, e che cioè tutte le decisioni siano ispirate al tornaconto proprio o del gruppo di interessi di cui si è parte.
È dunque oggi il tempo di essere vigilanti e ricominciare ogni giorno a diventare quelli che il Signore ci ha chiamato ad essere. Per questo il dono dello Spirito da invocare, è il discernimento degli spiriti. Decisivo per noi è coltivare atteggiamenti che ampliano la capacità di voler bene, e sguardi che rendono presenti al nostro spirito panorami umani più ampi di quanto abbiamo fino ad ora considerato.
Quante vite di persone anche semplici, sono un invito ad attingere i doni dello Spirito, e a fidarci dei suggerimenti della sapienza cristiana. Anche nella sterilità, nello sconforto, nella aridità è possibile rimanere fedeli al Signore perché è Lui che ci dona lo Spirito della consolazione, della forza e della gioia.
In tempi di incertezza sui principi e di confusione a proposito del bene, non dimentichiamo di chiedere serenità di giudizio, e di osare di stare dalla parte della generosità, sempre con la fiducia nel Vangelo che ci dona la tranquillità dello spirito e la pace del cuore.
Giovanni Giudici