Boni Elena
Un'economia gentile
2020/11, p. 6
Si è svolto a Bologna dal 25 al 27 settembre il XII Festival francescano dal titolo Economia gentile. Nessuno si salva da solo. Un’edizione molto particolare, denominata extra, che si è necessariamente confrontata con la pandemia in corso e ha visto un potenziamento degli strumenti tecnologici nel segno della sostenibilità.

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FESTIVAL FRANCESCANO 2020
Un’economia gentile
Si è svolto a Bologna dal 25 al 27 settembre il XII Festival francescano dal titolo Economia gentile. Nessuno si salva da solo. Un’edizione molto particolare, denominata extra, che si è necessariamente confrontata con la pandemia in corso e ha visto un potenziamento degli strumenti tecnologici nel segno della sostenibilità.
La dodicesima edizione del Festival Francescano, ormai tradizionale evento organizzato dal Movimento francescano dell’Emilia-Romagna, non era affatto scontata. La situazione sanitaria ha lasciato in forse per mesi lo svolgimento fisico della manifestazione a Bologna, capoluogo di una regione fra le più colpite dalla prima ondata epidemica. Ma l’organizzazione del festival, presieduto dal direttore dell’Antoniano di Bologna fra Giampaolo Cavalli e diretto dall’impeccabile Cinzia Vecchi, ha saputo far fronte alle difficoltà per reinventare una modalità mista tra presenza fisica e a distanza. Ne è nata un’edizione extra che ha ben rappresentato sia la straordinarietà della situazione sociale e sanitaria, sia la possibilità di aprirsi a chi si trovava fuori dal territorio.
Tra presenza e distanza
L’intero festival, infatti, ha visto alternarsi eventi in presenza e interventi a distanza; tutto è stato seguito dai canali facebook e youtube sia in diretta, sia in differita. Il primo frutto di questa scelta è importante e duraturo: infatti tutto il materiale è stato archiviato nel canale youtube dedicato, quindi sul sito festivalfrancescano.it è possibile rivedere tutti gli interventi della manifestazione col vantaggio di poterli riascoltare, fermare, differire. Un secondo frutto è stata la possibilità di seguire in diretta l’evento anche per un pubblico che normalmente non avrebbe potuto recarsi in centro a Bologna: religiosi anziani o malati, persone che abitano molto lontano o prive di mezzi per spostarsi, laici con impegni di famiglia o di lavoro...
Infine è stata introdotta una novità molto interessante che si potrà tenere presente anche per eventi analoghi e per meeting di vario genere: la possibilità di candidare luoghi decentrati come sedi periferiche del festival. L’iniziativa Le piazze del festival ha consentito a una trentina di città, comunità, parrocchie italiane di collegarsi in streaming con Bologna, tramite maxischermi o altri sistemi, e in alcuni casi di organizzare momenti formativi o di fraternità a livello locale che sono diventati parte del festival stesso. Si tratta di una formula a nostro avviso molto interessante anche in un’ottica di sostenibilità sociale e ambientale: infatti consente alle persone e alle località decentrate di sentirsi parte di una comunità o di un evento senza perdere la dimensione comunitaria dello stesso, ma senza neppure spostare equilibri sanitari, economici e urbanistici che in questo periodo sono particolarmente fragili ma che non godevano di buona salute neppure prima del covid-19.
Assisi: dal Manifesto all’enciclica Fratelli tutti
Il tema economico del festival è stato scelto in sintonia con il forum internazionale per giovani The economy of Francesco che avrebbe dovuto svolgersi lo scorso marzo ad Assisi ma a causa della pandemia è stato rinviato al prossimo 19-21 novembre. Per questo tra le anticipazioni del festival c’è stata la conferenza di Luigino Bruni, direttore scientifico del forum di Assisi, che ha parlato dell’economia delle relazioni umane. Tesi sostenuta al festival è che «nessuno si salva da solo», ma solo come comunità possiamo superare il difficile momento. Per ripartire abbiamo bisogno di «economia gentile», che ricerchi il necessario profitto, ma per tutti, rimettendo al centro e rispettando sempre la persona umana nell’interezza dei suoi bisogni. Una relazione economica (ma anche umana) sana rende il mio prossimo capace di essere felice anche senza di me.
Sempre da Assisi, in particolare dal Manifesto «Un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica», varato lo scorso 24 gennaio, hanno preso spunto diverse scelte del festival, che già nelle ultime edizioni aveva cercato di promuovere la sostenibilità ambientale sia con incontri e conferenze, sia con la propria organizzazione. Lo stesso Manifesto di Assisi è stato presentato durante una conferenza da Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola che lo ha promosso, e da Mauro Lusetti, presidente di Legacoop. Per celebrare il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’, il festival ha dedicato al tema della difesa del creato numerosi incontri, come l’intervista Povera sorella terra con alcuni personaggi dello spettacolo e della cultura fra cui il pianista Giovanni Allevi e il fisico Luca Fiorani. Segnaliamo ai lettori anche tre libri presentati durante il festival: Perché l’Amazzonia ci salverà di Giuseppe Buffon ofm; Transizione ecologica del gesuita Gaël Giraud; infine il testo sulla sostenibilità locale Ripartire dai borghi, per cambiare le città. Modelli e buone pratiche per ripensare lo sviluppo locale.
I temi economici e la sostenibilità sociale si ritrovano, ovviamente, nell’enciclica Fratelli tutti firmata proprio ad Assisi il 3 ottobre: qui la consonanza di intenti è evidente anche se, ci tengono a precisare gli organizzatori, il tema del festival francescano è stato scelto un anno fa quando ancora non si parlava della nuova enciclica. Non è un caso, tuttavia, che il testo si ispiri ampiamente alla spiritualità francescana e che questa sia stata studiata fra gli altri dall’economista Stefano Zamagni, che nel 2019 è stato chiamato da papa Francesco a presiedere la Pontificia accademia per le scienze sociali.
Protagonisti e interventi
Proprio Zamagni è stato fra i protagonisti del festival: suo l’importante intervento sulla sostenibilità dei sistemi alimentari, che avranno un ruolo chiave nel prossimo futuro per quanto riguarda il clima, le migrazioni, gli equilibri pace/guerra e la sopravvivenza di intere popolazioni ed ecosistemi. Zamagni ha anche tenuto la relazione conclusiva Laudata economia nella quale ha sintetizzato il programma e lanciato il manifesto per il festival 2021, che verterà sempre sui temi economici. Per rendere l’economia «gentile» con gli uomini e con il creato occorre seguire tre direttrici: la sostenibilità orientata allo sviluppo umano integrale; la prosperità inclusiva, che faccia progredire insieme la linea della crescita economica con quella della ridistribuzione; infine un modello olocratico (integrale) di lavoro che restituisca all’uomo l’autorialità, ovvero il sentirsi artefice della propria vita e delle proprie opere. I francescani furono artefici della sussidiarietà circolare tramite i Monti di Pietà, istituti nati per contrastare la piaga dell’usura; già nel Trecento le loro omelie si concludevano così: «L’elemosina aiuta a sopravvivere, ma non a vivere». Infatti è nel lavoro che si realizza la vita dell’uomo. Da economista, Zamagni ha messo in guardia dai rischi dell’assistenzialismo, del taylorismo, dell’autoritarismo: se all’economia si toglie l’anima, resta polvere e non diventa semente per il futuro.
Altro protagonista del festival è stato il card. Zuppi, che oltre ad aver assicurato la collaborazione dell’arcidiocesi di Bologna alla buona riuscita del festival, è intervenuto in tre momenti specifici. Nella prima giornata, in dialogo col sociologo Mauro Magatti ha sviluppato l’argomento della generatività. Questa dimensione umana non pone un freno al desiderio, ma lo orienta in senso più umano, rendendolo proporzionato ai bisogni e alle possibilità dell’uomo. La relazione fra madre e figlio ci insegna che il desiderio dell’altro non si compie nel possesso di un oggetto, ma nella relazione con un soggetto a cui si dà la vita perché diventi libero. Dobbiamo guardarci dal nuovo capitalismo della sorveglianza, che potrebbe utilizzare la sostenibilità come «cavallo di Troia» per limitare la libertà; per evitarlo occorre mantenere la sostenibilità strettamente legata alla persona e alla sua generatività. Dobbiamo, in sintesi, sovra-investire sulle persone e sulle comunità.
In un secondo intervento Zuppi ha ricordato il peso economico dei poveri e le gravi fragilità sociali che la pandemia ha tragicamente rivelato e accelerato. L’attuale crisi di speranza (che si concretizza soprattutto nella crisi demografica del Paese) si può combattere solo trasformando la paura in desiderio di cambiamento, di rinascita.
Infine nell’omelia della messa domenicale, il cardinale ha commentato la parabola dei due figli nella vigna (Mt 21,28-32): il Padre vuole dare a tutti un’opportunità, ma ci lascia liberi di coglierla. La nullafacenza ha un costo sia per la vigna, sia per le persone perché provoca depressioni, vizi, dipendenze varie; occorre lavorare affinché la vigna, cioè il mondo, sia per l’uomo evitando le speculazioni, le rivalità e l’odio.
I giovani come risorsa
Tra gli altri interessantissimi interventi segnaliamo Il futuro negli occhi del teologo Luigi M. Epicoco, sacerdote della diocesi dell’Aquila impegnato nella pastorale giovanile e nella ricostruzione post-terremoto. I giovani con le loro fragilità non vanno visti come un problema, bensì come una risorsa: se li lasciamo parlare e ci lasciamo scuotere dai loro interrogativi, anche dai loro errori, essi ci insegnano la bellezza della novità, dell’imprevisto da cui possono scaturire idee e proposte anche per l’economia. L’attuale crisi economica e sociale dovuta alla pandemia va affrontata con creatività, fiducia e significanza, perché la vera tragedia sarebbe non riuscire a dare più un senso alle nostre vite e al nostro futuro. Quanto, nelle nostre istituzioni civili ed ecclesiastiche, siamo capaci di dare spazio al dialogo con chi è portatore di una visione nuova e diversa?
Spunti di lavoro
Forse mai come in questa edizione extra del 2020 il festival francescano è stato ricchissimo di idee, visioni ampie e innovative. Il periodo di crisi mondiale impone, del resto, un’accelerazione nella riflessione economica, politica ed ecclesiale sia a livello locale che a livello mondiale. La vera sfida sta nel saper cogliere gli importanti spunti offerti, traducendoli in azioni sociali ed economiche concrete, programmi politici e pastorali, cambiamento nei comportamenti individuali e comunitari. La comunità cristiana dovrebbe in primo luogo applicare a se stessa i principi enunciati al festival di Bologna: sostenibilità, inclusione, apertura alle comunità locali, centralità della persona, generatività, speranza. Saremo capaci di mettere da parte le paure e l’egoismo che ci bloccano nella transizione verso un modello più umano e, in definitiva, più cristiano?
Elena Boni