Credere e pregare nella vita quotidiana
2020/10, p. 36
«Allora domandò loro: “Ma voi, chi dite che io sia?” E
Pietro rispose: il Cristo di Dio”». Sappiamo dal
Vangelo stesso che la risposta di Pietro non è detta una
volta per sempre. Ci sarà il tempo della contestazione
dell’apostolo riguardo a ciò che il Maestro dice del suo futuro.
Ci sarà anche il tempo nel quale Pietro abbandona il
Maestro, nega ripetutamente di conoscerlo.
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Credere e pregare nella vita quotidiana
«Allora domandò loro: “Ma voi, chi dite che io sia?” E Pietro rispose: ‟il Cristo di Dio”». Sappiamo dal Vangelo stesso che la risposta di Pietro non è detta una volta per sempre. Ci sarà il tempo della contestazione dell’apostolo riguardo a ciò che il Maestro dice del suo futuro. Ci sarà anche il tempo nel quale Pietro abbandona il Maestro, nega ripetutamente di conoscerlo.
Allo stesso modo riconosciamo che, nella nostra vita di credenti, la risposta della nostra fede, che in maniera generale riconosce il Figlio donatoci dal Padre per la nostra salvezza, non ha la chiarezza e la forza per un assenso dell’intelligenza e del cuore tale per cui l’affermazione «Tu sei il Cristo di Dio» illumini le nostre scelte, consigli che parole dire, quale atteggiamento assumere in ogni momento della nostra esistenza.
Far emergere in ogni situazione in cui ci troviamo a vivere la verità affermata da Pietro, significa riconoscere che ogni vissuto nostro va considerato come legato alla vicenda di Gesù, e in particolare essere sostenuti dalla certezza che il Signore Gesù è all’opera in noi perché la nostra vicenda si uniformi alla sua.
L’esperienza ci ha fatto conoscere quali sono i momenti e le occasioni nelle quali siamo chiamati a fare esperienza della nostra scelta di fede. Non manca giorno nel quale la via della accettazione paziente e umile di una risposta di opposizione alle nostre idee o ai nostri progetti si presenti, esigendo una presa di posizione: accettare o reagire. Nella vita familiare, in ogni occasione di collaborazione, nel lavoro, si manifesta facilmente il contrasto; chi farà un passo indietro, chi accetterà di fare silenzio? Per un bene maggiore talvolta occorre fare una scelta che ti fa passare per un/una rinunciataria. Ma vedi con chiarezza che questo è l’unico modo che può risolvere un confronto non altrimenti appianabile.
Questo è un piccolo esempio di ciò che può incontrare il credente. Ebbene, bisogna, sull’esempio di Gesù, imparare a dire «Tu sei il Risorto, perché hai saputo morire per amore». E dunque anche la rinuncia che mi è imposta dalla vita, o anche soltanto da una persona concreta in una specifica circostanza, è bello imparare a viverla con il Signore, nella certezza che non vi è sofferenza che non possa essere occasione di approfondimento della fede, ed esperienza di amore, anche se costa sangue, in maniera metaforica, e talvolta anche in maniera reale.
Per vivere da credenti all’altezza di questa sfida, possiamo contare sull’aiuto potente dello Spirito Santo; come ci insegna san Paolo, solo nello Spirito siamo in grado di pregare. La nostra preghiera si inserisce nel dialogo continuo che, come sappiamo da numerose testimonianze del Vangelo, si svolge tra Gesù e il Padre.
Nell’orante occorre che vi sia la persuasione della trascendenza di Dio e del suo Regno. La persona sta di fronte agli avvenimenti, che possono essere i giudizi degli altri, scelte che non dipendono da noi e nelle quali siamo coinvolti, con una visione aperta al futuro, con la coscienza che siamo fatti per un mondo nel quale ogni aspetto della vita sarà definitivo, e sarà nella luce della verità di Dio.
È questa lettura che ci aiuta ad operare con pazienza e con dedizione sincera, nella nostra quotidianità, per conformarla al piano di Dio. Perché la nostra preghiera abbia l’accento di un vero riconoscimento che abbiamo sentito in Pietro: «Tu sei il Cristo di Dio», occorre evitare di affrontare le situazioni affidandoci alla foga o all’entusiasmo del momento.
È un aiuto decisivo imparare a frequentare le cose di questo mondo ponendo attenzione all’insegnamento delle Beatitudini e al Discorso della montagna; il passaggio, da fare continuamente, consiste proprio nel valutare le prospettive che Gesù ha mostrato di desiderare per i suoi discepoli, e che possiamo individuare, in maniera sintetica, nella così detta “regola d’oro”: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». (Matteo 7,12)
Quando operiamo nel vivere quotidiano, un importante punto di riferimento da non perdere di vista, sono quegli atteggiamenti che Paolo designa come “i frutti dello Spirito”: «… carità, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, dominio di sé.» (Galati 5,22)
Si tratta, come è evidente, di atteggiamenti considerati “deboli” o “perdenti” da tutte le persone ‘di buon senso’; ma alla luce della parola di Pietro «Tu sei il Cristo di Dio» si tratta di atteggiamenti adatti a tradurre in atto valori evangelici, e non uniformarsi ad un agire comunque ‘buono’ o ‘giusto’ secondo la mentalità corrente.
Illuminando le nostre giornate, i nostri pensieri e i nostri gesti con il richiamo alla fede in Gesù, «il Cristo di Dio», ci è più chiaro e immediato far riferimento all’amore per il fratello o la sorella, così come Dio li ama nella verità.
La signoria di Cristo si manifesta perché gli atteggiamenti che mettono al centro la fiducia nel Signore Gesù si diffondono nella società e l’attività di aggregazione sociale e politica, l’accettazione delle prove, delle sofferenze, e della morte diventano il luogo nel quale impariamo a dire: “il Signore mi aiuta a diventare partecipe della sua Pasqua”.
Giovanni Giudici