Dall'Osto Antonio
Abusi sui minori da parte di religiosi/e
2020/10, p. 23
Da quasi vent’anni i superiori maggiori tedeschi si stanno occupando del problema degli abusi sessuali sui minori tra i religiosi. Nel 2019 hanno organizzato un’indagine conoscitiva e nel prossimo autunno è previsto un convegno su questo tema.

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INDAGINE DEI SUP. MAGGIORI TEDESCHI
Abusi sui minori
da parte di religiosi/e
Da quasi vent’anni i superiori maggiori tedeschi si stanno occupando del problema degli abusi sessuali sui minori tra i religiosi. Nel 2019 hanno organizzato un’indagine conoscitiva e nel prossimo autunno è previsto un convegno su questo tema.
Se uno segue la stampa cattolica tedesca noterà che il tema degli abusi sui minori è un argomento che ricorre di continuo, alimentato da interventi che provengono da varie diocesi e dai rispettivi pastori.
Ma il problema è vivo, e non da oggi, anche se più in sordina, tra i religiosi, tanto che la Conferenza tedesca dei superiori maggiori (Deutsche Ordensoberernkonferenz – DOK ) se ne era occupata già nel 2003 quando aveva emanato delle linee guida, su come regolarsi, dopo che erano stati resi noti casi di abusi da parte di religiosi sui minori.
All'inizio del 2010, i casi di abuso e violenza a carattere sessuale scoperti avevano suscitato un'ampia discussione. In stretto coordinamento con la Conferenza episcopale tedesca, la DOK aveva emanato linee guida e altre nel 2014, raccomandando ai superiori degli ordini religiosi di metterle in atto. Nello stesso tempo furono intensificati gli sforzi per rivedere e rafforzare le misure di prevenzione e a questo scopo erano stati presi dei contatti anche con i relativi ministeri federali.
Nell’autunno del 2018, all'indomani della pubblicazione dello "studio MHG" sul rilevamento di casi di abusi sessuali nell'area della Chiesa cattolica, la Conferenza episcopale tedesca aveva stabilito delle misure concrete per chiarire e affrontare la questione e anche la DOK ne era stata coinvolta.
Da parte sua, la Conferenza dei superiori maggiori, per avere un quadro più realistico della situazione, nel 2019 ha compiuto un’indagine sugli abusi sessuali sui minori e persone bisognose di protezione commessi da religiosi e collaboratori e collaboratrici, e sulla prevenzione. L’indagine è stata effettuata a seguito di una risoluzione dei superiori maggiori nell’assemblea plenaria del 2019 che si era occupata ancora una volta di questo problema. Lo scopo era di acquisire una conoscenza differenziata della situazione attuale nelle comunità religiose. Queste conoscenze erano necessarie per poter offrire alle comunità degli aiuti adeguati e poter sostenere al meglio le vittime degli abusi; inoltre per impedire nuovi atti ed essere anche in grado di fornire informazioni.
I risultati del sondaggio confermano che lo scandalo degli abusi che si è manifestato nella chiesa cattolica negli ultimi anni non riguarda solo la chiesa diocesana, ma in misura considerevole anche le comunità religiose. La Conferenza dei superiori maggiori riconosce la sua responsabilità al riguardo.
La presidente suor Katharina Kluitmann, presentando lo scorso 26 agosto i risultati dell’indagine, ha affermato: «Sì, alcuni fratelli e sorelle delle nostre comunità hanno commesso abusi sessuali nelle sue varie forme. Questi atti, non solo hanno provocato sofferenze indicibili alle vittime, ma anche il modo di trattarle con i loro racconti da parte dei leader e di altri membri degli ordini religiosi hanno ferito nuovamente persone che con la loro coraggiosa apertura avevano sperato di compiere insieme un passo sulla via della guarigione. Siamo molto dispiaciuti di questo e riconosciamo il nostro errore».
Il rapporto dell’indagine – riferendosi anche ai risultati dello studio MHG della Conferenza episcopale tedesca – parla di evidenti debolezze nelle misure finora adottate e del bisogno di ulteriori interventi. Le vittime di abusi sessuali si aspettavano giustamente l’ammissione dei crimini, e una riparazione e prevenzione. Qui in prima linea sono i responsabili delle comunità religiose. La DOK in quanto associazione dei superiori maggiori è chiamata infatti a promuovere la sensibilizzazione e ad adottare misure di sostegno. Per poter adempiere a questo dovere, scopo dell’indagine era di migliorare il grado di conoscenza della DOK. Essa non mirava a un utilizzo scientifico delle informazioni fornite.
I numeri dell’indagine
L’indagine tra i membri ha riguardato complessivamente 392 superiori religiosi. Hanno risposto ai questionari il 75%. 111 di tutte le comunità sono composte da meno di 10 membri. Tre quarti hanno fino a 50 membri (in gran parte molto anziani); Il 69% delle religiose e dei religiosi sono oltre i 75 anni.
Le comunità sono strutturate in maniera quanto mai diversa: ci sono infatti monasteri piccoli o molto piccoli con meno membri, ma ci sono anche province religiose con vari insediamenti e che hanno ancora diverse centinaia di membri. Tutto ciò esprime la diversità di forme in cui è plasmata la vita religiosa – dalle comunità di carattere contemplativo senza praticamente alcun punto di riferimento con il mondo esterno, alle comunità il cui fulcro è tuttora l’attività con i giovani – oppure l’assistenza ai disabili adulti o nelle istituzioni per anziani – e l’impegno per adulti bisognosi di assistenza.
L’indagine
ha raccolto dati sui seguenti punti:
• contatti passati e presenti con minori e disabili adulti;• riferimento di persone a cui rivolgersi in caso di abuso sessuale;
• numero di persone che hanno riferito di essere state vittime di violenza sessuale;• trasmissione al pubblico ministero;• risarcimenti in riconoscimento della sofferenza, con e senza richiesta, tramite l'Ufficio Centrale di Coordinamento (ZKS);• conservazione e revisione degli atti personali;
• incaricati della prevenzione / formazione alla prevenzione / concetti di protezione• vittime di abusi tra i religiosi;•pianificazione / conduzione di studi.
Il sondaggio si è concentrato sulle segnalazioni ricevute da ordini religiosi sulle violazioni dei confini, le aggressioni, e gli abusi sessuali senza definizione di un determinato limite di tempo.
La partecipazione è stata volontaria. Non sono stati raccolti dati personali sulle persone colpite o accusate. Secondo il rapporto, la percentuale delle comunità messe a confronto con accuse di abusi, nelle comunità femminili è del 22% e in quelle maschili del 68,8%. Complessivamente 1.412 sono le persone di comunità che hanno dichiarato di essere state vittime, indipendentemente dal fatto che le loro segnalazioni fossero classificate come plausibili o meno dalle comunità religiose. In totale sono stati accusati 654 membri. Circa l’80% di questi sono ormai deceduti, mentre 95 accusati sono tuttora membri delle comunità e 37 non lo sono più.
Il rapporto ricorda che sono già state prese delle misure, insieme alla Conferenza episcopale tedesca, per l’analisi dei fatti, il riconoscimento delle sofferenze e la prevenzione, allo scopo di mitigare le conseguenze dei crimini, prevenire nuove aggressioni e reati. Inoltre, facendo seguito all’indagine, è stata presa una serie di ulteriori misure. E il ruolo della conferenza dei superiori maggiori consiste soprattutto nell’imprimere impulsi, sostenere, promuovere e collegare.
Occorre pertanto creare uno staff di consulenza a cui le comunità religiose possono ricorrere.
Il rapporto chiede di giungere a forme di analisi, al di là di ciò che è accaduto, “che siano ritenute indipendenti senza esonerare i singoli istituti religiosi dalle loro rispettive responsabilità”.
La DOK offrirà laboratori
per essere di aiuto
In questo contesto, viene affrontato anche il problema della gestione degli archivi del personale. Il rapporto ricorda che l’appartenenza a una comunità religiosa è qualcosa di diverso rispetto a un “rapporto di lavoro”, per cui anche il carattere di questi atti è diverso da quello dei collaboratori. La DOK su questo sfondo preparerà delle linee guida per la gestione delle pratiche personali degli appartenenti alla comunità religiosa. Per quanto riguarda il problema del “riconoscimento della sofferenza”, il rapporto afferma che per le vittime si tratta di una componente importante per una rivalutazione personale. Ricorda la necessità di un’accoglienza e di un approccio aperto delle comunità religiose alle vittime.
Riguardo ai risarcimenti in riconoscimento delle sofferenze, la DOK intrattiene uno scambio intenso con la Conferenza episcopale tedesca in vista di un ulteriore sviluppo del procedimento finora attuato: “Tutte le parti sono interessate a un regolamento il più possibile uniforme nell’ambito della Chiesa. Le comunità religiose devono poter contare a questo riguardo su un sostegno”.
Nell’ambito della prevenzione ci sono sorelle e fratelli che lavorano presso enti esterni – come le diocesi – e prendono parte a corsi di prevenzione. Ciò è indicato nel contesto dell’indagine con informazioni complementari delle comunità che vi hanno preso parte. Tra le altre cose, la DOK offrirà dei laboratori per gli addetti alla prevenzione sul tema dei concetti di protezione istituzionale degli ordini religiosi.
La grande maggioranza degli ordini religiosi in quanto comunità – indipendentemente dal fatto che siano essi stessi confrontati con accuse di abusi – ha affrontato il tema relativo alla "violenza sessuale". Anche in relazione a questa forma di sensibilizzazione, la DOK potrà offrire nel caso il suo supporto.
Al di là dei risultati numerici dell’indagine, il rapporto annuncia che la DOK continuerà l’impegno di sensibilizzazione sull’abuso di potere, sotto forma di abuso spirituale. Per l’autunno del 2020 è previsto un convegno sul tema dei voti negli ordini religiosi in particolare quello di obbedienza – in relazione con i problemi del potere.
La presidente della DOK, Sr. Katharina, ha affermato: «I risultati dell’indagine costituiscono solo un ulteriore passo che mostra come davanti a noi ci sia ancora molto lavoro da fare. Siamo pronti ad affrontarlo con le possibilità che sono a nostra disposizione. Inoltre facciamo affidamento ancora su ulteriori suggerimenti e feedback, sulle critiche e di quando in quando sugli incoraggiamenti. Le risorse finanziarie e soprattutto personali sono così precarie per cui solo insieme con altri potremo compiere questo cammino.
Siamo grati – ha concluso sr. Katharina – a tutti coloro che finora ci hanno sostenuto, soprattutto alle vittime che con interrogativi giustamente scomodi e con i loro suggerimenti hanno cambiato la nostra vita e speriamo che non abbiano a cessare.
A.D.