Gellini Anna Maria
Melodia ... biblica
2020/1, p. 46
«La musica prima di tutto» è un motto celebre del poeta francese Paul Verlaine (1844-1896), precursore del movimento simbolista, nella sua Arte Poetica. Secondo Verlaine, nella poesia conta innanzitutto la sonorità e il ritmo perché l’unità del poema è un’unità di tonalità. Jean-Louis Ska, gesuita belga, docente al Pontificio Istituto Biblico e direttore della sezione per l’A.T. della rivista scientifica Biblica, ritiene «essenziale individuare la tonalità di un brano biblico appena si inizia la lettura per sentirne tutta la melodia, con le sue variazioni, le sue sfaccettature e la sua complessità.

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NOVITà LIBRARIA
MELODIA … BIBLICA
«La musica prima di tutto» è un motto celebre del poeta francese Paul Verlaine (1844-1896), precursore del movimento simbolista, nella sua Arte Poetica. Secondo Verlaine, nella poesia conta innanzitutto la sonorità e il ritmo perché l'unità del poema è un'unità di tonalità.
Jean-Louis Ska, gesuita belga, docente al Pontificio Istituto Biblico e direttore della sezione per l'A.T. della rivista scientifica Biblica, ritiene «essenziale individuare la tonalità di un brano biblico appena si inizia la lettura per sentirne tutta la melodia, con le sue variazioni, le sue sfaccettature e la sua complessità. La musica non è solo una successione di note e di accordi, come una casa non è un accumulo di travi e di mattoni. Vi è un'idea, un soffio, un'anima, un'ispirazione che attraversa tutti gli elementi per dare alla costruzione una sua coerenza».
La lettura dei testi biblici suppone una attenzione a tutto questo. L'unità fondamentale del linguaggio non è la parola, non è neanche la frase, ma il «discorso», cioè il messaggio intero. Il messaggio può essere breve, e anche la parola isolata è però sempre pronunciata in un contesto e va sempre interpretata in questo contesto, sia storico che letterario.
Verità sinfonica della Bibbia
«La tradizione biblica procede per aggiunta e modifica. Non fa mai tabula rasa di quanto precede per imporre nuove concezioni. Per questo motivo, la verità della Bibbia è sinfonica».
L’A., nel primo capitolo, mostra che la Torah, il Pentateuco, è il fulcro della Bibbia ebraica e quindi anche del Nuovo Testamento. Due capitoli sono dedicati in seguito alla figura di Abramo, «amico di Dio». Nel quarto è presentata la storia di Giuseppe, dove si rovescia la logica del male. Il piano malevolo dei fratelli, pronti a uccidere Giuseppe, si rivela generatore di salvezza. Nel quinto capitolo, nel libro dell'Esodo, si evidenzia come Dio riveli il suo nome al suo popolo quando lo libera dalla schiavitù in Egitto. Si potrebbe dire che la prima vera patria d'Israele è la libertà regalata dal suo Signore quando fece uscire il suo popolo dall'Egitto. E così, nel capitolo seguente (Es 14), meglio si capisce la radice della schiavitù che sta nella paura del padrone, del potere. Il settimo capitolo affronta il tema della sovranità di Dio sul suo popolo, un tema centrale del libro dell'Esodo che narra come Israele passa dalla servitù in Egitto al servizio del suo Signore nel deserto. Servizio che permette l’esperienza della visione di Dio, di cui parla il cap. ottavo. Nel mondo biblico, la visione di Dio non è mai fine a se stessa. È sempre funzionale per la missione, perciò ogni visione di Mosè ha un ruolo nel suo incarico nei confronti del popolo. In particolare, Mosè potrà vedere il suo Signore solo «di spalle» e, secondo l'esegesi di Gregorio di Nissa, vedere Dio significa seguire Dio nel cammino verso la terra promessa e guidare il popolo verso questa meta.
Un popolo in cammino
Il capitolo 9 analizza gli aspetti principali del culto d'Israele. Sono testi fondamentali per la fede d’Israele e sono essenziali anche per la fede cristiana. L’idea fondamentale è quella del pellegrinaggio. Le grandi feste – la Pasqua, gli Azzimi, la festa delle Tende – ricordano al popolo la liberazione dalla schiavitù e la protezione di Dio durante i quarant’anni nel deserto.
Il capitolo 10, (Numeri 11) è dedicato al problema del desiderio. Il popolo che soffre la fame nel deserto rischia di dimenticare che «l’uomo non vive solo di pane» (Dt 8,3), rischia di dimenticare l’essenziale a causa del bisogno di sopravvivenza, e di mancare di un vero ideale, di un “progetto di vita”.
L'undicesimo contributo, fa riflettere sui cap.16-18 del Deuteronomio in una lettura dei diversi poteri in Israele: il re, i profeti e i sacerdoti. Le leggi insegnano che l’unità di Israele sarà più solida non se il re è più forte, ma se molti sono responsabili del bene comune e i poteri sono condivisi. Nel capitolo 12 incontriamo le figure di Davide e di suo figlio Assalonne, (2 Sam cap.11-18) la ragione di Stato e il cuore del padre, la mancanza di dialogo tra padre e figlio e l’assenza di qualsiasi “educazione” ai compiti futuri. Il capitolo 13 fa riflettere su come tutto sia grazia e come la gratuità di Dio nell’agire verso il suo popolo sia una costante nella storia della salvezza.
Armonia tra Scrittura e liturgia
La liturgia permette ai fedeli di appropriarsi dei testi biblici e di fare proprie le esperienze del passato. Alcuni testi biblici sono fondamentali, come Es 24,3-8 che descrive nei particolari tutte le operazioni, iniziando con la trasmissione delle parole divine a Mosè, per passare alla messa per iscritto, la lettura pubblica e la risposta del popolo, il tutto celebrato in una liturgia di alleanza. Abbiamo in questo testo gli elementi principali delle nostre liturgie: una liturgia della parola e una liturgia di alleanza che trasforma l’assemblea liturgica in una comunità di discepoli a servizio del vangelo.
Anna Maria Gellini