Cabra Piergiordano
Sempre in missione
2020/1, p. 5
Quando ero giovane e stavo per decidermi ad entrare in convento, mi sarebbe piaciuto diventare missionaria e partire per terre lontane per aiutare i missionari nella diffusione del Vangelo, servendo i poveri negretti e gli ammalati. Mi vedevo entrare ed uscire dalle capanne povere ma simpatiche, accolta con sorpresa e gratitudine. Fantasticavo molto su questa vita che rendeva presente la bontà del Signore tra i poveri pagani… Ma le mie Ancelle non avevano ancora missioni tra gli infedeli e di fronte al mio desiderio di partire, mi dicevano che gli infedeli erano più numerosi qui da noi che laggiù, che le missioni più difficili erano qui da noi, dove non si sapeva più né sorridere né sperare…

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SEMPRE IN MISSIONE
Quando ero giovane e stavo per decidermi ad entrare in convento, mi sarebbe piaciuto diventare missionaria e partire per terre lontane per aiutare i missionari nella diffusione del Vangelo, servendo i poveri negretti e gli ammalati. Mi vedevo entrare ed uscire dalle capanne povere ma simpatiche, accolta con sorpresa e gratitudine. Fantasticavo molto su questa vita che rendeva presente la bontà del Signore tra i poveri pagani…Ma le mie Ancelle non avevano ancora missioni tra gli infedeli e di fronte al mio desiderio di partire, mi dicevano che gli infedeli erano più numerosi qui da noi che laggiù, che le missioni più difficili erano qui da noi, dove non si sapeva più né sorridere né sperare… e che comunque le missioni le avremmo aperte presto anche noi e che ci sarebbe stato sempre un posto per chi voleva partire.
E così sono ancor qui, oramai fuori tempo massimo, per far parte della squadra in trasferta, in paesi che sembrano meno sconosciuti, anche per via della televisione e per le accese discussioni che accompagnano i migranti che sfuggono proprio da quei paesi, dove avvengono cose atroci, che , alla mia età, mi fanno più paura di un tempo e che forse non saprei affrontare con il dovuto coraggio.
Però il desiderio della missione mi ha sempre fatto compagnia assieme a una certa qual nostalgia di avere mancata un’occasione. Ma, se non sono stata nelle missioni, sento però di essere sempre stata in missione. E spero di esserlo ancora.
In questi anni infatti, se non il mio cuore pazzerello, almeno la mia mente si è rasserenata, nel rendermi conto che sono sempre in missione non solo perché i pagani li trovo appena apro la porta, ma perché, per il fatto stesso di essere religiosa, ricordo agli altri alcune cose dimenticate o rimosse o addirittura ripudiate.
La mia vita consacrata è già missione col semplice fatto di esistere. Il mio essere suora richiama alla mente di chi m‘incontra un mondo diverso da quello in cui vive abitualmente, un mondo magari antico e che può sembrare persino anacronistico, ma che evoca un rapporto con la presenza della tradizione cristiana.
Apparirò forse come una persona strana, fuori del tempo, ma non passerò inosservata, suscitando reazioni ora nostalgiche e ammirate, ora sfavorevoli e di ripulsa, ma sempre allusive al mio mondo in cui sono immersa, il mondo del mio Signore con il quale e per il quale vivo e che vorrei non fosse dimenticato neppure dagli altri.
E qui mi torna alla mente una affermazione che mi sorregge, mi rinfranca, mi restaura, mi illumina: “Veramente la vita consacrata costituisce una memoria vivente del modo di essere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli. Essa è vivente tradizione della vita e del messaggio del Salvatore” (Vita consecrata 22).
Io rendo presente il Signore Gesù non solo con le parole e con i fatti, ma anche e soprattutto facendo mia la forma di vita che ha assunto Lui quando è venuto in questo mondo; una vita verginale e orante che dice come Dio è l’unico Amore intramontabile; una vita povera e al servizio degli altri, per dire che Dio è l’unica ricchezza, il Tesoro nascosto per acquistare il quale vale la pena di disfarsi di tutto; una vita di obbedienza e di comunione fraterna, che dice che lascio la mia piena realizzazione nelle mani di Colui che mi ha creato e che conosce quello che occorre perché io sia felice.
La mia stessa presenza è dunque missione, tanto più provocante ed incisiva quanto più gioiosa e convinta.
Piergiordano Cabra