Paolo e gli inizi della Chiesa
2019/9, p. 46
Gérard Rossé, ordinario di Teologia
biblica all’Istituto Universitario
Sophia a Figline Valdarno (FI),
docente di Esegesi biblica nelle
scuole di formazione del Movimento
dei Focolari, offre nel suo libro un
approfondito profilo biografico e
teologico di san Paolo apostolo. Le
lettere di Paolo, datate tra gli anni 50
e 55, costituiscono una testimonianza
fondamentale non solo del pensiero
dell’apostolo, ma anche della
vita, dei problemi e dell’organizzazione
delle comunità cristiane della
sua epoca e contengono un vero patrimonio
storico di formule liturgiche,
catechetiche e kerygmatiche degli
inizi della Chiesa.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
NOVITà LIBRARIA
Paolo
e GLI INIZI DELLA CHIESA
Gérard Rossé, ordinario di Teologia biblica all'Istituto Universitario Sophia a Figline Valdarno (FI), docente di Esegesi biblica nelle scuole di formazione del Movimento dei Focolari, offre nel suo libro un approfondito profilo biografico e teologico di san Paolo apostolo. Le lettere di Paolo, datate tra gli anni 50 e 55, costituiscono una testimonianza fondamentale non solo del pensiero dell'apostolo, ma anche della vita, dei problemi e dell'organizzazione delle comunità cristiane della sua epoca e contengono un vero patrimonio storico di formule liturgiche, catechetiche e kerygmatiche degli inizi della Chiesa. Il secondo volume dell'opera lucana, gli Atti degli apostoli, costituisce l'altra fonte importante di informazioni su Paolo. L’evangelista Luca è uno storiografo della sua epoca e un cristiano. Come tale presenta al lettore un ritratto dell'apostolo Paolo, ideale e funzionale.
Profilo biografico
Paolo viene riconosciuto dall’evangelista Luca come il promotore della missione in terra pagana, non colpevole di aver dato vita a una Chiesa etno-cristiana ormai staccata dal giudaismo. Luca, nella sua apologia, cerca di mostrare che lo stesso Risorto ha scelto Paolo come apostolo delle nazioni e lo ha personalmente inviato fuori dal centro religioso d'Israele, verso i lontani (At 22,17-21); che in questa missione egli è sempre stato guidato dallo Spirito Santo; che in tale compito è sempre rimasto fedele al suo passato religioso: «Circonciso all'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei, quanto alla Legge, fariseo; quanto a zelo, persecutore della chiesa» (Fil 3,5-6). L'apostolo, anche da cristiano, è fiero di essere ebreo, di appartenere alla discendenza di Abramo e alla tribù di Beniamino, una delle due tribù presenti in Palestina dopo l'esilio. Paolo non ha quindi mai rinunciato a essere un autentico israelita. In qualità di cristiano si stacca soltanto dal «giudaismo» inteso come sistema religioso basato sulla Legge di Mosè. Sempre da Luca impariamo che Paolo porta un doppio nome, come era abituale per un giudeo della diaspora: Saulo (nome ebraico), in ricordo del primo re d'Israele, il più illustre rappresentante della tribù di Beniamino, e Paulos, un nome latino grecizzato (dal latino paulus: «piccolo, di poco conto»), portato anche da personalità romane, come Sergio Paolo, che l'apostolo incontrerà a Pafo di Cipro. Sempre da Luca siamo informati che Paolo aveva una sorella che abitava a Gerusalemme ed era sposata con un figlio (At 23,16). Paolo stesso, da giovane, si recò nella città santa dove studiò alla scuola del famoso rabbi Gamaliele il Vecchio (At 22,3; cf. At 5,34). Altra interessante notizia che apprendiamo da Luca, e di cui l'apostolo non fa menzione nelle sue lettere, è che Paolo è cittadino romano, titolo che ereditò dal padre, ciò che gli permetterà di essere giudicato dal tribunale imperiale di Roma (At 16,37; 22,25-28; 25,11).
Teologia, etica,
ecclesiologia in Paolo
Le lettere di Paolo non sono trattati sistematici di teologia, ma generalmente una risposta a problemi nati in una determinata comunità. Si tratta sempre di un rapporto dialogico tra mittente e destinatari. Siamo davanti a una teologia applicata alla vita, che cerca di dare risposte concrete ai problemi concreti di una Chiesa concreta. Quando Paolo oppone nella vita cristiana la carne e lo spirito (Gal 5,16ss), non pensa a una qualche tensione morale o psicologica nell'intimo del credente, ma a due opposte scelte di vita dell'uomo. La risurrezione corporea non significa per Paolo il congiungimento dell'anima immortale al corpo, ma una ri-creazione dell'intera persona. Altre tematiche paoline importanti che l’A. approfondisce: la morte e la risurrezione di Gesù come evento di salvezza e di rivelazione di Dio; la salvezza stessa intesa come giustificazione mediante la fede e non mediante la Legge; l'etica cristiana come etica della libertà basata sull'agape; l'ecclesiologia nella sua formulazione originale di comunità, corpo di Cristo, tempio dello Spirito, popolo di Dio… Nel Crocifisso avviene l'incontro tra l'umano, quindi tra ciò che è limitato, provvisorio, mortale, e il divino, il definitivo, la vita eterna, il compimento, la pienezza: la sapienza nella stoltezza come rivelazione definitiva dell'agire divino, la potenza nella croce, la vita nella morte, la speranza che emerge in ciò che crolla, la forza nella debolezza, la prossimità di Dio nella lontananza dell'uomo, l'agape come essere nel non-essere del dono di sé, i più disprezzati nella comunità come i favoriti, il già nel non ancora come fondamento del paradosso nell'esistenza cristiana. Il Crocifisso che Dio ha risuscitato ha rivelato una logica che può apparire stoltezza, ma che è solo salvezza; una logica che Gesù tentava di spiegare alla folla e ai discepoli con parabole, una logica che non è di questo mondo, eppure è umanamente la più sapiente quando viene accolta nella rivelazione che Dio fa di sé nella fede.
Anna Maria Gellini