Trasfigurati dalla Parola
2019/9, p. 38
S. Agostino è convinto che la Bibbia sia come un lungo
sguardo che Dio posa su di noi, e attraverso le sue
pagine il Verbo stesso ci osserva: «Nelle pagine oscure
è come se gli occhi di Dio si chiudessero, mentre nelle
pagine chiare essi si aprono, trattenendo o rivelando il
mistero in esse contenuto». La Bibbia, però, non solo
ha occhi, ma anche scruta il cuore del lettore, manifestando
la verità del
suo essere e del suo
agire: «il Signore ti
ha messo davanti la
sua Scrittura come
uno specchio...
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VOCE DELLO SPIRITO
TRASFIGURATI
DALLA PAROLA
S. Agostino è convinto che la Bibbia sia come un lungo sguardo che Dio posa su di noi, e attraverso le sue pagine il Verbo stesso ci osserva: «Nelle pagine oscure è come se gli occhi di Dio si chiudessero, mentre nelle pagine chiare essi si aprono, trattenendo o rivelando il mistero in esse contenuto». La Bibbia, però, non solo ha occhi, ma anche scruta il cuore del lettore, manifestando la verità del suo essere e del suo agire: «il Signore ti ha messo davanti la sua Scrittura come uno specchio. […] Sarà lo specchio a rivelarti il vero tuo volto, e come lo specchio non sarà per te un adulatore, così neanche tu dovrai lusingarti. Sarà la sua lucentezza a mostrare la tua verità: vedi dunque quello che sei e, se questa immagine non ti piace, procura di non essere così».
Perché lo specchio della Scrittura possa rivelare la verità della propria vita occorre però avere la pazienza di esporsi con perseveranza ai raggi benefici della sua Parola. Scopo della lectio divina è proprio di esporre il lettore all'azione trasformante del testo, il quale gli consente di percepire non solo l'immagine presente di sé, ma anche quella potenziale ancora nascosta. Il testo sacro, infatti, indicando il cammino verso questa trasformazione, ne indica con chiarezza anche la meta. Ogni lettore avverte la fatica di avanzare verso il senso profondo della pagina biblica e talvolta si sente come un cieco che brancola nel buio. Tale condizione lo costringe a cercare lungamente, a riprendere con pazienza le singole parole e a ruminarle, fino a che il cuore arderà nel petto, come era accaduto ai discepoli di Emmaus, quando il Risorto aveva aperto loro la mente e la Scrittura.
Accostarsi alla Parola significa accostarsi a una Persona, con tutti quei rischi e quelle sorprese che un incontro interpersonale riserva. La lettura della Scrittura è infatti orientata all'incontro con colui che in essa è presente e attraverso quelle pagine ancora ci raggiunge. O forse — come aveva intuito Agostino — «è, per così dire, il volto delle sante Scritture che invita coloro che le sanno contemplare».
La lectio divina non può dunque essere altro che una lettura gratuita: si legge per mettersi in ascolto, in attesa che qualcosa si risvegli dentro di sé. E tuttavia non è lettura passiva, perché richiede uno sforzo: esige soprattutto una frequentazione assidua e l'esercizio della memorizzazione. È infine lettura orante che modella il lettore. Esposto alla potenza del Logos, egli infatti si lascia trasfigurare nell'immagine contemplata, come afferma san Paolo: «Noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18). La «metamorfosi» di cui parlava Paolo in queste righe consiste dunque nell'accogliere la «forma» di Cristo in noi, nel permettergli di «imprimere» in noi l'unica vera immagine che ci rende figli. Solo così, colui che contempliamo attraverso la pagina biblica dispiega e sviluppa le sue conseguenze nella nostra vita. Se l'ascolto è vero, non siamo noi a tirare le conseguenze da ciò che abbiamo «visto» della Parola, ma paradossalmente è ciò che viene visto che tira le sue conseguenze in noi. Il nostro vedere è, come direbbe Paolo, un «essere visto» da Dio, come anche la nostra ricerca è già un essere stati trovati da sempre.
Antonio Montanari
da Accostarsi alla Parola
Fonti e prospettive della lectio divina
EDB, Bologna 2019