Cabra Piergiordano
Luna
2019/9, p. 4
Sono una fonte inesauribile di ispirazione per poeti, sovente piuttosto malinconici, i quali mi dedicano poesie stupende e mi pongono domande insipide. Ma come non rispondere, anche se in forma prosaica, ai grandi versi: “Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?” Che faccio? Guardo la terra alla quale appartenevo e dalla quale sono stata strappata da un violento scontro con un satellite, quattro miliardi di anni fa, durante i quali ho assistito all’abbellimento della terra, con la formazione della sua atmosfera, dei suoi mari e le foreste, ma anche contemporaneamente alla devastazione del mio suolo indifeso, martoriato da corpi che vagano nel cosmo. La terra ringiovaniva ed io invecchiavo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
LUNA
Sono una fonte inesauribile di ispirazione per poeti, sovente piuttosto malinconici, i quali mi dedicano poesie stupende e mi pongono domande insipide. Ma come non rispondere, anche se in forma prosaica, ai grandi versi: “Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?”
Che faccio?
Guardo la terra alla quale appartenevo e dalla quale sono stata strappata da un violento scontro con un satellite, quattro miliardi di anni fa, durante i quali ho assistito all’abbellimento della terra, con la formazione della sua atmosfera, dei suoi mari e le foreste, ma anche contemporaneamente alla devastazione del mio suolo indifeso, martoriato da corpi che vagano nel cosmo. La terra ringiovaniva ed io invecchiavo.
La guardo con affetto e nostalgia, ma avendo bisogno di rifarmi, non posso restare sempre sulla scena, se voglio essere in grado di offrirle i miei umili servizi. E così mi considerano mutevole, incostante. È vero: sono silenziosa, ma suggerisco agli innamorati le più eloquenti, e talvolta sincere, parole d’amore.
Sono decisamente brutta (lo hanno divulgato anche gli astronauti), ma il mio chiarore nobilita e trasfigura la realtà, risvegliando nel contempo la nostalgia della bellezza.
Sono arida, ma aiuto a crescere colture, piante e fiori.
Non ho sorgenti di luce, ma illumino la notte.
Non ho una goccia d’acqua, ma muovo le maree.
Sono un piccolo satellite, ma ho ispirato il lunario, con il mese fatto di quattro settimane.
Date le mie fasi, mi considerano lunatica e ne sono lieta, dal momento che la vita ha bisogno di varietà, di mobilità, di novità. Che noia una vita sempre identica!
Potrei continuare, ma preferisco confidarvi il momento più emozionante della mia storia. Quel giorno di eclisse nel quale il Creatore ha consolato il sole (lo ricordate?), ha parlato pure con me: “Tu e il sole siete una grande coppia, perché indicate un grande mistero, attorno al quale ho ordinato ogni cosa: il mistero di Cristo e della sua Chiesa. Come di notte ti ho posta ad illuminare i miei figli, riflettendo la luce del sole, così ho posto la Chiesa ad illuminarli nel tempo dell’assenza di Cristo, non rifulgendo di luce propria ma col riflettere la luce di Cristo”… E concluse sorridendo: “Anche se siete una piccola cosa, vi ho affidato un magnifico compito”.
“Che fai tu luna in cielo?”
Ora posso rispondere, non senza orgoglio: “Ricordo ai mortali che hanno bisogno di una luce immortale, anche se questa viene riflessa da un astro, celeste o terrestre, segnato dal tempo”.
E se temete che io stia esagerando, lascio l’ultima parola al grande Ambrogio: “Veramente beata tu sei, o luna, perché sei stata degna di tanto onore”.
Piergiordano Cabra