Chiaro Mario
Il Papa teologo della misericordia
2019/7, p. 46
In un’epoca di rivolgimenti e rimescolamenti globali è decisivo accedere a interpretazioni di spessore e di apertura al cambiamento, a partire dallo sviluppo del pensiero cristiano sul mondo. Il volume, curato da Fabrizio Mandreoli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, indaga la proposta ecclesiale e umana di cui il Papa attuale è autorevole rappresentante.

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NOVITà LIBRARIA
Papa Francesco,
teologo della misericordia
In un’epoca di rivolgimenti e rimescolamenti globali è decisivo accedere a interpretazioni di spessore e di apertura al cambiamento, a partire dallo sviluppo del pensiero cristiano sul mondo. Il volume, curato da Fabrizio Mandreoli, docente presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, indaga la proposta ecclesiale e umana di cui il Papa attuale è autorevole rappresentante. Il lavoro a più voci fa emergere la sua riflessione: «La teologia sia espressione di una Chiesa che è “ospedale da campo”, che vive la sua missione di salvezza e guarigione del mondo. La misericordia non è solo un atteggiamento pastorale ma è la sostanza stessa del vangelo di Gesù… Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell’ideologia, che di natura sua vuole addomesticare il mistero» (p. 8). L’analisi condotta evidenzia la presenza di un metodo e di uno stile teologico-spirituale, utilizzato da Bergoglio per rileggere la Scrittura, il compito della Chiesa e delle comunità umane. Con sette contributi, il libro esplora una teologia ‘in uscita’, capace di diffondere semi di possibili e decisivi cambiamenti sociali e spirituali.
Radici europee
della teologia di Bergoglio
Venendo dopo il pontificato di Benedetto XVI (molto marcato sul piano intellettuale), lo stile pastorale del Papa “venuto dall’altro capo del mondo” è apparso a molti non adeguato alle sfide del mondo metropolitano e secolarizzato. In realtà, si può affermare che egli è un “creatore di cultura” non libresca ma vitale. La sua proposta si radica in una “cultura dell’incontro”, che è anche il modo di procedere di un “pensiero che cammina”, sempre aperto verso le periferie umane e culturali. Quest’apertura implica un ulteriore tratto specifico: la valorizzazione del sentire e del vissuto espressi con cuore umano e sensibilità evangelica. In tale contesto si colloca la valorizzazione del discernimento degli spiriti e della storia, strumento privilegiato per passare da una teologia deduttiva a una teologia induttiva e contestuale, capace di leggere e illuminare la vita.
Il pensiero di papa Francesco diventa in tal modo squisitamente ‘pastorale’ focalizzandosi sulla fede del “santo popolo di Dio”. Un ulteriore elemento della sua teologia è l’indicazione di un orizzonte che possa servire di orientamento e di valutazione: «C’è bisogno di una vera ermeneutica evangelica per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini, non di una sintesi ma di un’atmosfera spirituale di ricerca e certezza basata sulle verità di ragione e di fede» (p.40).
La proposta teologica di Bergoglio contiene dunque punti di orientamento che delineano il suddetto orizzonte. L’asse interpretativo fondamentale è dato dal principio della misericordia di Dio. La comprensione del cristianesimo è così vista come la tensione tra due modelli interpretativi: «la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti. Anche oggi accade, a volte, di trovarci all’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio. Queste due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare… La strada della Chiesa, dal concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione» (Omelia 15-2-2015, p. 42). Qui si coglie la rivelazione dell’eccesso dell’amore di Dio, l’essenziale del kerygma evangelico.
Un secondo punto orientativo situa l’esperienza di Dio-misericordia in un processo che riconosce tensioni e limiti della storia. Questo modo di procedere è emerso in maniera dirompente nell’esortazione post-sinodale sulla famiglia Amoris laetitia. Il pontefice afferma la necessità di mantenere uno sguardo non aggressivo ma contemplativo, attento a non emarginare aspetti di realtà, per poter riconoscere che Dio vive tra gli uomini e che «questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta e svelata» (EG 106). Un terzo punto prospettico riguarda dunque la Chiesa, creatura e luogo dell’amore eccessivo di Dio, che ha il compito di annunciare tale amore e di insegnare ad amare. Qui si apre il tema della necessaria riforma della Chiesa, chiamata anche a offrire il suo apporto alla rinascita di un’Europa affaticata. Il compito della Chiesa coincide con la sua missione: «l’annuncio del vangelo, che oggi più che mai si traduce soprattutto nell’andare incontro alle ferite dell’uomo, portando la presenza forte e semplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante» (p. 53). La misericordia è dunque un atteggiamento anche teologico-politico del modo con cui la Chiesa sta nel mondo, contribuendo ad avviare processi di umanizzazione senza l’ansia di occupare spazi o di rafforzare identità monolitiche.
Mario Chiaro