Cabra Piergiordano
Antivirus digitale
2019/6, p. 11
Se sono temibili i virus che entrano nel mondo digitale, ancora più temibile è il digitale quando entra in noi come virus. Leggo in Nice (lo scrivo come lo pronuncio, ma si dovrebbe scrivere Nietzsche): “Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare, ma si impara a parlare”. Il che vuol anche dire: “Chi chiacchiera molto, disimpara a parlare”. La chiacchiera scaccia la parola e toglie spazio alla Parola. Quando è usato con troppa disinvoltura, il digitale favorisce la chiacchiera, diventando, insensibilmente, un virus che varca le soglie dell’interiorità, intasando ulteriormente le già labirintiche vie di comunicazione con la Parola di Dio e con il Dio della Parola.

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ANTIVIRUS DIGITALE
Se sono temibili i virus che entrano nel mondo digitale, ancora più temibile è il digitale quando entra in noi come virus.
Leggo in Nice (lo scrivo come lo pronuncio, ma si dovrebbe scrivere Nietzsche): ‟Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare, ma si impara a parlare”. Il che vuol anche dire: ‟Chi chiacchiera molto, disimpara a parlare”. La chiacchiera scaccia la parola e toglie spazio alla Parola. Quando è usato con troppa disinvoltura, il digitale favorisce la chiacchiera, diventando, insensibilmente, un virus che varca le soglie dell’interiorità, intasando ulteriormente le già labirintiche vie di comunicazione con la Parola di Dio e con il Dio della Parola.
L’interiorità è il luogo ove dovrei dire: “Tacete chiacchiere mie, lasciate parlare la Parola”. L’interiorità va protetta, perché è il luogo delle comunicazioni più intime, delle decisioni più profonde, del discernimento più vitale, dove il cuore parla al cuore. E, specie nella vita religiosa, l’interiorità è sempre stata energicamente protetta con norme e mura e altro.
Ma oggi, quando il virus del digitale aggira le norme e vanifica le mura e abbatte i bastioni, occorre innalzare uno sbarramento antivirus, invisibile ma efficace, utilizzando parte del materiale già disponibile di quella sapienza spirituale che ha aiutato i grandi Santi della modernità ad essere moderni senza essere mondani, in grado di portare al mondo la Parola e non chiacchiere più o meno suadenti.
Chi scrive sa di appartenere alla classe dei reperti archeologici dell’era pre-digitale, ma appunto da questa posizione “privilegiata”, pensa sia opportuno segnalare un antivirus efficace anche nella nuova era.
Lo si può presentare come “l’antivirus Kempis”. Con le inevitabili espressioni promozionali “Un pillola di Kempis al giorno, ti libera dalla mondanità d’intorno”. “Da assumere in dosi omeopatiche (non più di dieci righe, non meno di tre), ma tutti i giorni”. “L’inossidabile antivirus del passato che ti garantisce un futuro di interiorità e di libertà”.
Si fa notare che un tempo si diceva Kempis per dire il libretto intitolato “Imitazione di Cristo”.
Tale libretto non è la Parola, ma un ruvido filtro, che rende difficile alle chiacchiere di farsi passare per la Parola. Non è tutto il Vangelo, ma lo smascheramento che “tutto è vanità null’altro che vanità, se non pongo il mio centro in Dio e non metto tutto al suo servizio”.
Perché non adotti anche tu l’antivirus Kempis, ponendo accanto al tuo digitale il suo “aureo libretto”?
Piergiordano Cabra