Papa Francesco
Abusi, diaconato e ruolo della donna
2019/6, p. 4
In occasione della 21ma assemblea generale dell’UISG (Unione internazionale delle superiore generali) il Papa ha incontrato le 850 superiore (10 maggio). Lasciando da parte il testo scritto del discorso, ha avviato un prolungato dialogo diretto con queste parole che riproponiamo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Abusi, diaconato e ruolo della donna
In occasione della 21ma assemblea generale dell’UISG (Unione internazionale delle superiore generali) il Papa ha incontrato le 850 superiore (10 maggio). Lasciando da parte il testo scritto del discorso, ha avviato un prolungato dialogo diretto con queste parole che riproponiamo (ndr.)
«Grazie tante. Grazie per il cammino di aggiornamento che state facendo. È rischioso. Sempre. Sempre crescere è rischioso, ma più rischioso è spaventarsi e non crescere. Perché tu ora non vedi la crisi, il pericolo, ma alla fine rimarrai pusillanime, piccola. Non un bambino: un infante, è peggio. Grazie per il vostro lavoro.
Il problema degli abusi: il problema degli abusi non si risolve con le soluzioni della Chiesa da un giorno all’altro. Si è incominciato un processo. Ieri è uscito un altro documento e così, lentamente, stiamo facendo un processo. Perché è una cosa di cui da 20 anni ad adesso noi non avevamo coscienza e stiamo prendendo coscienza, con tanta vergogna, ma benedetta vergogna!, perché la vergogna è una grazia di Dio. E sì, è un processo ma dobbiamo andare avanti, avanti in un processo, passo dopo passo, per risolvere questo problema.
Alcune delle organizzazioni anti-abusi non sono rimaste contente dell’Incontro di febbraio [dei Presidenti delle Conferenze Episcopali]: “No, ma non hanno fatto nulla”. Io li capisco, perché c’è la sofferenza dentro. E ho detto che se avessimo impiccato cento preti abusatori in Piazza San Pietro sarebbero stati tutti contenti, ma il problema non si sarebbe risolto. I problemi nella vita si risolvono con i processi, non occupando spazi.
Poi, l’abuso delle religiose è un problema serio, è un problema grave, io ne sono cosciente. Anche qui a Roma sono cosciente dei problemi, delle informazioni che vengono. E non solo l’abuso sessuale della religiosa: anche l’abuso di potere, l’abuso di coscienza. Dobbiamo lottare contro questo. E anche il servizio delle religiose: per favore, servizio sì, servitù no. Tu non ti sei fatta religiosa per diventare la domestica di un chierico, no. Ma in questo, aiutiamoci a vicenda. Noi possiamo dire di no, ma se la superiora dice di sì… No, tutti insieme: servitù no, servizio sì. Tu lavori nei dicasteri, in questo, nell’altro, anche amministrando una nunziatura come amministratrice, un fenomeno, questo va bene. Ma domestica, no. Se vuoi fare la domestica, fa’ come facevano e come fanno le suore del padre Pernet, dell’Assomption, che fanno le infermiere, le domestiche nelle case degli ammalati: lì sì, perché è servizio. Ma servitù no. In questo, aiutiamoci.
Poi, il diaconato femminile. Quando voi mi avete suggerito di fare una commissione – perché l’idea è stata vostra – ho detto di sì, ho fatto la commissione, la commissione ha lavorato bene, erano tutti in gamba, uomini e donne teologi, e sono arrivati fino a un certo punto, tutti d’accordo. Poi, ognuno aveva la propria idea, così… io consegno alla Presidente – lo consegno ufficialmente oggi – il risultato del poco a cui sono arrivati tutti d’accordo. Poi, io ho con me la relatio di ognuno, personale, uno che va più avanti, uno che si ferma a un certo punto… E si deve studiare la cosa, perché io non posso fare un decreto sacramentale senza un fondamento teologico, storico. Ma si è lavorato abbastanza. Poco, è vero: il risultato non è un granché. Ma è un passo avanti. Certo, c’era una forma di diaconato femminile al principio, soprattutto in Siria, in quella zona; l’ho detto [nella conferenza stampa] sull’aereo [nel volo di ritorno dalla Macedonia]: aiutavano nel battesimo, in caso di scioglimento di matrimonio, queste cose … la forma di ordinazione non era una formula sacramentale, era per così dire – questo è quello che mi dice l’informazione, perché io non sono perito in questo – come oggi è la benedizione abbaziale di una abbadessa, una benedizione speciale per il diaconato alle diaconesse. Si andrà avanti, perché di qui a un po’ io potrei far chiamare i membri della commissione, vedere come sono andati avanti. Consegno ufficialmente la relazione comune; trattengo io – se qualcuna ha interesse, io posso in caso darla – l’opinione personale di ciascuno. Ma hanno fatto un bel lavoro, e grazie di questo.
Poi, sulla funzione nella Chiesa. Cercate… Dobbiamo andare avanti nella domanda: qual è il lavoro della suora nella Chiesa, della donna, e della donna consacrata? E non sbagliare pensando che sia solo un lavoro funzionale… Può darsi, sì, che lo sia, un capo dicastero… A Buenos Aires io avevo una cancelliera; tante donne cancelliere nei vescovadi ci sono… Sì, può darsi, anche funzionali; ma l’importante è una cosa che va oltre le funzioni, che ancora non è stata maturata, che ancora noi non abbiamo capito bene. Io dico “la Chiesa è femminile”, “la Chiesa è donna”, e qualcuno dice: “Sì, ma questa è un’immagine”. No, è la realtà. Nella Bibbia, nell’Apocalisse la chiamano “la sposa”, è la sposa di Gesù, è una donna. Ma su questa teologia della donna dobbiamo andare avanti».