Un tempio dei mormoni a Roma
2019/3, p. 31
Il 14 gennaio scorso è stato inaugurato il primo tempio in
Italia dedicato ai seguaci del culto della “Chiesa di Gesù
Cristo dei santi degli ultimi giorni”, meglio conosciuti
come mormoni. Si tratta del 162° edificio di questo
gruppo religioso nel mondo, il dodicesimo in Europa.
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Il primo in Italia e il più grande in Europa
UN TEMPIO
DEI MORMONI A ROMA
Il 14 gennaio scorso è stato inaugurato il primo tempio in Italia dedicato ai seguaci del culto della “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”, meglio conosciuti come mormoni. Si tratta del 162° edificio di questo gruppo religioso nel mondo, il dodicesimo in Europa.
La costruzione del tempio, di oltre 18 metri di altezza, 40 se si considera la guglia più alta, per quasi 4.000 metri quadrati di cubatura, era iniziata il 23 ottobre 2010. Il 25 marzo 2017 sulla guglia est è stata collocata la statua del profeta Moroni. Il complesso copre circa 6 ettari di superficie ed è il più grande in Europa. Oltre al tempio comprende anche un complesso polifunzionale, un centro visitatori, una biblioteca e una foresteria, oltre a una grande piazza in marmo e travertino, concepita sul modello di un foro romano, con fontane e giochi d'acqua, aree verdi, aiuole fiorite e ulivi secolari.
I mormoni non vogliono più essere chiamati con questo nome, ma “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”. In tutto il mondo contano 15 milioni di seguaci, ma c’è molta gente che non conosce niente di loro. In Italia, la comunità dei mormoni conta 26 mila membri.
La loro storia – come racconta Christoph Paul Hartmann, in un servizio da Bonn per katholisch.de del 28 gennaio scorso – iniziò nel 19° secolo negli Stati Uniti d’America. Il fondatore, Joseph Smith, racconta che il 21 settembre 1823 gli apparve il profeta Moroni: “Mentre stavo invocando Dio, mi accorsi che nella mia stanza apparve una luce, che divenne più luminosa di quella del meriggio; subito dopo vidi sul mio letto una figura sospesa in aria, i cui piedi non toccavano terra”. Gli disse ancora che c’era “un libro inciso su tavole d’oro contenente il racconto dei primi abitanti di questa parte del mondo, e la loro origine” e che in esso “era contenuta la pienezza del Vangelo eterno che il salvatore aveva portato agli abitanti dei tempi antichi”.
Il libro
di Mormon
Inizia in questo momento la storia del Libro di Mormon e insieme la nascita della “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”. Moroni condusse Smith alle tavole d’oro che egli con l’aiuto di due cristalli tradusse in inglese. Ma non doveva mostrarle a nessuno, perciò le dettò ai suoi aiutanti attraverso una tenda. “Nella nostra autocoscienza, noi siamo la continuazione della Chiesa primitiva nei suoi insegnamenti e nel suo modello”, afferma il portavoce tedesco della comunità, Ralf Grünke. Si tratta quindi di ripristinare, sulla base del libro di Mormon, un cristianesimo “originario” che, secondo i seguaci di Smith, è andato perduto nel primo secolo. “Il libro di Mormon per noi non è tanto importante perché completa la Bibbia, ma perché rappresenta un’ulteriore testimonianza che Gesù Cristo è il Figlio di Dio”. (Nell’edizione inglese in copertina, sotto il titolo è scritto: “Un altro Testamento di Gesù Cristo”). Perciò, nella comunità è centrale l’esperienza di fede personale; per questo, per i membri il Libro di Mormon si pone sullo stesso livello della Bibbia.
Un altro importante punto di riferimento si coglie esaminando il contenuto del Libro di Mormon dove si dice che Gesù Cristo, dopo la sua ascensione, tornerà ancora una volta sulla terra – e precisamente in America. Questa idea entrò a far parte della mentalità della gente negli Stati Uniti a partire dai tempi del “Grande Risveglio”, afferma Johanes Lorenz, incaricato culturale della diocesi di Limburg: “Fu un tempo in cui tra il 1790 e il 1830 negli Stati Uniti sorsero molti movimenti di risveglio religioso; uno di questi fu appunto la “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni”. Fino ad oggi è una che, fra i tanti, ha avuto maggior successo – anche grazie al suo approccio americano: “Per l’autocoscienza degli Stati Uniti, che allora erano uno stato giovane, si trattò di una religione che faceva da fondamento a questo spirito di ottimismo storico e religioso”.
Una religione conforme
al modello americano
Questo modo di pensare la religione si ritrova in uno dei punti centrali della fede, ossia nella “Legge dell’eterno progresso” (Law of eternal progression). Come nel sogno americano secondo cui lo sguattero diventa milionario, i credenti “diventeranno sempre più vicini e simili a Dio” – afferma Ralf Günther – e questo percorso non termina con la morte, ma continua anche dopo.
Il fatto che quanto è cominciato sulla terra prosegua dopo la morte è espresso anche in alcuni riti: per esempio, nella singolarità del cosiddetto “Sigillo” delle nozze che non cessa con la morte, come nelle chiese cristiane, ma permane anche dopo. Così pure per quanto riguarda il battesimo. I membri della chiesa si ricollegano con i defunti attraverso i cosiddetti battesimi dei morti: essi, cioè, possono farsi battezzare in rappresentanza di coloro che li hanno preceduti e che sono morti da breve o lunga data. È una pratica non esente tuttavia da controversie: infatti i defunti non possono certo decidere se vogliono cambiare religione. Quando nel 2012 un gruppo volle battezzare Anna Frank, attraverso un sostituto, il fatto suscitò disappunto sul piano mondiale e la comunità promise di non battezzare più in seguito delle vittime dell’olocausto.
Siccome i defunti continuano ad avere un ruolo importante, i mormoni hanno effettuato delle ricerche genealogiche su larga scala: hanno raccolto infatti un’enorme banca dati, si dice di oltre due miliardi di voci, la più grande di questo genere sul piano mondiale. In questo modo i credenti possono trovare altri antenati che possono essere battezzati.
Tra Sigillo e
Battesimo dei morti
Questi battesimi si effettuano nei templi, luoghi che hanno un ruolo speciale nella Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni: la loro vita ordinaria si svolge nei centri della comunità; è qui che si celebrano gli atti di culto e qui i bambini vengono battezzati. I templi sono riservati ai riti come il battesimo dei morti e il “sigillo” quindi sono frequentati soprattutto in occasioni particolari. Possono entrarvi soltanto coloro che fanno parte della chiesa e sono spiritualmente preparati: a questo scopo la comunità distribuisce anche un certificato con cui un credente può chiedere di entrare.
I templi, diversamente dalle chiese, sinagoghe o moschee, non sono luoghi pubblici; coloro che non sono membri non possono entrarvi e sullo svolgimento dei riti i partecipanti devono osservare il silenzio assoluto. Di solito, quanti sono interessati, possono solo visitare un tempio di nuova costruzione o restaurato, prima che sia “consacrato”, come ora ad esempio il tempio di Roma.
L’importanza
della famiglia
Uno status di grande considerazione gode, tra i membri della chiesa, la famiglia. La formazione religiosa avviene soprattutto in questo ambito. Ciò significa, ha affermato Ralf Grünke, “che si apprende insieme la fede in quanto famiglia, luogo dove avvengono anche gli scambi, dove si legge insieme la Sacra Scrittura e dove si prega”. Questa condizione di alto livello della famiglia perdura anche dopo la morte. Infatti il vincolo famigliare permane per l’eternità.
Oltre alla vita riguardante la religione in famiglia, molti membri sono impegnati anche nella loro comunità. Ciò avviene senza che ci siano persone che stiano a capo. Ispirandosi al modello della Bibbia, la comunità è una chiesa laica; i laici presiedono alle celebrazioni del culto e guidano una comunità e sono autorizzati anche a predicare. Ogni membro che, a giudizio del direttivo, è pronto e in grado di farlo, può predicare durante gli atti di culto. Inoltre i membri si impegnano socialmente e visitano le persone anziane che sono sole.
Missione mondiale
L’aspetto pubblico più efficiente di questo impegno per ciascuna chiesa è il servizio missionario: i giovani devono compiere per la chiesa questo servizio, a proprie spese, per due anni, e le giovani per un anno e mezzo. Vengono inviati in un altro paese che è deciso dal direttivo. A questo scopo, per esempio, gli americani degli Stati Uniti vengono inviati in Germania e i giovani tedeschi si recano in Canada o in Inghilterra. Questo tempo ha per i giovani un carattere che si può paragonare al motto benedettino “Ora et Labora”: i missionari non devono organizzare festicciole, né indulgere ad altri piaceri, ma concentrarsi sulla loro fede e trasmetterla. Alcol, tè nero, tabacco e altre droghe devono per essi comunque costituire un tabù. Per quanto riguarda la missione, secondo Ralf Grünke, non si tratta di attirare le masse alla chiesa – né i missionari cercano di farlo. In Germania, per esempio, ci sono circa 40.000 membri e il loro numero da anni più o meno ristagna. La comunità invece cresce sul piano internazionale, “ma non in Europa”, afferma Johannes Lorenz. I maggiori successi si riscontrano piuttosto in Asia e in Africa”. Qui i risultati si riflettono anche nei numeri. Da un paio d’anni, ci sono più mormoni fuori degli Stati Uniti che non al loro interno.
Si può discutere su ciò che è realmente la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni: “Noi siamo cristiani”, afferma Ralf Grünke, mentre Johannes Lorenz parla di una nuova religione. In effetti, alcune idee dei mormoni sono incompatibili con quelle delle chiese cristiane: per esempio per i mormoni Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sono tre persone tra loro indipendenti. Essi sostengono che la legge del progresso senza fine si applica anche a Dio nel senso che anche lui un tempo era un uomo che attraverso un progressivo autosviluppo è diventato Dio – e questa possibilità è aperta anche a ciascun individuo. Ma Ralf Grünke lo rifiuta con una citazione dell’ex presidente della chiesa, Gordon B. Hinckley: “Una cosa del genere ci porta a interrogativi teologici piuttosto profondi, di cui non sappiamo molto”.
Un ecumenismo difficile
se non impossibile
Anche quando si tratta dell’ecumenismo tra la comunità dei mormoni e le chiese cristiane, il discorso diventa qualcosa di difficile: in effetti non esiste. Dopo che le due grandi chiese in Germania hanno inizialmente riconosciuto il battesimo della comunità, la chiesa evangelica nel 1991 e quella cattolica nel 2001, esse decisero di ritirare il riconoscimento “perché avevano notato che dietro a concetti che sembrano cristiani, si nascondono idee completamente diverse”, afferma Johannes Lorenz. Inoltre la “Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni” ritiene di essere l’unica via verso la salvezza. I dialoghi teologici non possono aver luogo su questa base. Nella teologia esiste anche un problema di fondo: “Qui – afferma Lorenz – c’è una tale distanza dalla nostra concezione da rendere difficile poter giungere a un dialogo ecumenico”. Ciò ha anche a che fare con l’esigenza di prendersi reciprocamente sul serio e di accettare la diversità della fede dell’altro. “È per questo perciò che, nonostante tutto, è bene parlarsi”.
Per Johannes Lorenz, l’Organizzazione dei mormoni non è una setta pericolosa: egli afferma di non aver mai sentito parlare di conflitti con gli ex membri della chiesa che hanno lasciato la comunità. Nell’antica città degli ugonotti di Friedrichsdorf, nella regione della diocesi di Limburg, sorge dagli anni ‘80 uno dei due templi gestiti dalla comunità. Se ciò ha incontrato dello scetticismo e delle resistenze nel periodo della costruzione, “la chiesa nel frattempo si è integrata molto bene”, afferma Johannes Lorenz. Adesso l’immagine del tempio circola anche nell’internet della città – come luogo di interesse da visitare. Solo su una cosa il Consiglio di amministrazione della città ha insistito durante la costruzione: “la torre doveva essere più bassa di quella della chiesa evangelica”.
(A.D.)