Costruendo il futuro dell'ospitalità
2019/3, p. 14
Ci siamo chiesti, come vuole oggi il Signore, “dove stiamo”
e “dove dovremmo stare”, “cosa facciamo” e “cosa
dovremmo fare”, per continuare a portare l’ospitalità di
san Giovanni di Dio nel nostro mondo?
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69° Capitolo Generale dei Fatebenefratelli
COSTRUENDO IL FUTURO
DELL’OSPITALITA’
Ci siamo chiesti, come vuole oggi il Signore, “dove stiamo” e “dove dovremmo stare”, “cosa facciamo” e “cosa dovremmo fare”, per continuare a portare l’ospitalità di san Giovanni di Dio nel nostro mondo?
È stato questo il tema che l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), ha scelto per il suo 69° Capitolo Generale. La celebrazione si è tenuta a Roma nel mese di gennaio ed ha riunito Confratelli provenienti da tutto il mondo.
Il Capitolo era stato preparato affinché fosse un avvenimento spirituale, uno spazio di incontro e di discernimento, un’opportunità che ci ha dato il Signore per costruire e preparare il futuro dell’ospitalità. È stato un Capitolo in cui cercare nuove strade e nuove espressioni per continuare ad essere fedeli nello sviluppo del nostro carisma; un tempo per scambiarci visioni ed esperienze, per dialogare, pregare e prendere decisioni.
Durante questi giorni, abbiamo implorato costantemente l’azione dello Spirito Santo. Abbiamo affrontato i temi inerenti alla nostra vita consacrata, e anche quelli attinenti le nostre opere apostoliche. Abbiamo ribadito che la nostra missione va ben oltre le nostre azioni di servizio e l’attenzione ai malati e alle persone bisognose. Oggi siamo consapevoli che missione è ciò che facciamo, ma è missione anche come lo facciamo e la stessa presenza dei consacrati nel mondo. Vogliamo che tutto sia missione e che a ciò contribuisca la vita di ogni persona dell’Ordine, confratelli e collaboratori, ciascuno con la propria vocazione e la propria opzione di vita.
La vita spirituale
dei confratelli e comunità
Il primo tema che è stato oggetto di riflessione e di deliberazione ha riguardato la vita spirituale dei confratelli e delle comunità. Pensiamo che la nostra società, e in particolare i giovani di oggi, siano alla ricerca di spazi di fraternità, di dialogo, rispetto ed accoglienza; spazi che siano veramente alternativi e radicati sugli atteggiamenti del Vangelo, in cui si respiri e si viva la fraternità e la presenza di Dio. Le nostre comunità sono invitate ad essere – così come esse desiderano – espressione di questa fraternità aperta ed accogliente, che le rende esempi di ospitalità. Vogliamo fare dei passi avanti in questo senso, per essere comunità in cui la diversità e la pluralità siano vissute come un dono e una ricchezza, integrando e valorizzando le persone indipendentemente dalle circostanze, dalle ideologie, dall’età o dal percorso già realizzato. Noi confratelli, chiamati dal Signore a vivere come consacrati nell’ospitalità, sappiamo – e lo abbiamo espresso – che potremo rispondere alla nostra vocazione soltanto se veramente curiamo scrupolosamente la nostra vita spirituale e di preghiera. Il Capitolo ha rafforzato e sottolineato la dimensione spirituale della nostra vita, la necessità e l’importanza dell’accompagnamento, e il ruolo dei Superiori delle comunità come animatori della vita spirituale dei confratelli.
Il problema
del discernimento
Nell’incontro con i Capitolari, papa Francesco ha indicato come primo tema il discernimento: “un atteggiamento fondamentale nella vita della Chiesa e nella vita consacrata”. Ci ha incoraggiati a fare un discernimento adeguato, per vivere con passione e allontanare così la routine e la mediocrità. Evidentemente nella vita consacrata corriamo il rischio di cadere nella lamentela o nella rassegnazione, di adeguarci ad un clima che potrebbe sembrare più di sopravvivenza che di passione nella sequela di Cristo. Dobbiamo ricordarci fraternamente che l’azione dello Spirito ci stimola ad uscire dalla nostra visione, talvolta troppo umana e centrata su noi stessi. La vocazione ci è stata donata proprio per uscire, per andare incontro all’altro e metterci all’ascolto di quanti si trovano nel bisogno perché stanno vivendo una malattia, una situazione di emarginazione, di inabilità, o altri tipi di fragilità. Vorrei sottolineare l’esortazione di papa Francesco nel suo discorso a creare “reti ‘samaritane’ a favore dei più deboli, con particolare attenzione ai malati poveri, e che le vostre case siano sempre comunità aperte e accoglienti per globalizzare una solidarietà compassionevole”.
La realtà delle nostre
comunità
I Capitolari hanno avuto anche l’opportunità di riflettere sulla realtà delle nostre comunità, un argomento per noi molto importante. La comunità deve essere lo spazio condiviso della presenza di Dio per i confratelli e per le persone che condividono la nostra missione, per quelle di cui ci prendiamo cura e che bussano alla nostra porta, ma anche per quanti si trovano fuori, e che siamo chiamati ad incontrare. Vogliamo far sì che le nostre siano comunità di vita, in cui si condivide tutto in un ambiente di comunione e si alimenta il dono dell’ospitalità. In questo senso, nel Capitolo Generale abbiamo deciso di fare dei passi avanti nel concetto e nelle espressioni di “Famiglia di San Giovanni di Dio”, prefiggendoci di rafforzare la missione condivisa, così che tutti noi che facciamo parte dell’Ordine, confratelli e collaboratori, viviamo in comunione i valori di San Giovanni di Dio e li trasmettiamo con la nostra vita e con il nostro agire. Anche papa Francesco ci ha parlato dell’urgenza della missione condivisa. Sono tante le persone legate all’Ordine, come operatori professionali e volontari, che dobbiamo accompagnare e formare affinché siano – e ci aiutino ad essere – formatori, presenza e maestri di ospitalità.
Formazione iniziale
e permanente
La formazione iniziale e permanente, per confratelli e collaboratori, è un aspetto fondamentale per percorrere, in modo adeguato, un cammino di ospitalità e affinché la nostra vita risponda ogni volta di più ai dettami del Vangelo e sia Buona Notizia nella nostra società. La formazione deve portarci a un cammino di trasformazione e di miglioramento continuo, ad essere per tutti i confratelli uno strumento di supporto per la conversione continua della nostra vita. Il Capitolo ha indicato l’importanza che i responsabili provinciali e locali sostengano e promuovano la formazione, insistendo nel contempo sul fatto che ogni confratello debba essere il primo responsabile del proprio percorso formativo, e corresponsabile nella formazione dei più giovani e dei nuovi candidati.
Allo stesso tempo, il Capitolo ha rivolto un appello a partecipare attivamente alle azioni formative intercongregazionali. Attualmente, in molti contesti, si offrono programmi e attività formative promosse da strutture intercongregazionali e della Chiesa. Oggi ci dobbiamo aiutare reciprocamente, religiosi e religiose, ad avanzare insieme come consacrati e consacrate, visto che tutti abbiamo ricevuto la stessa chiamata del Signore a vivere, seppur con carismi diversi, la stessa vocazione di seguire Gesù nel contesto della vita consacrata. In questo senso, il Capitolo ha esortato a consolidare gli incontri di formazione permanente a livello provinciale e regionale, così come il lavoro in rete tra province e comunità, e assieme ad altre congregazioni.
La prevenzione
degli abusi
Il Capitolo ha trattato anche il tema della prevenzione degli abusi, accogliendo con dolore questo momento difficile per tutti ma nel contempo impegnandosi a lavorare per formare nel campo della prevenzione, e affinché le opere dell’Ordine siano spazi sicuri per tutti, in particolare per le persone più vulnerabili. A tale proposito, è stata decisa la costituzione di una Commissione Generale, ma anche nelle Province, per esaminare questo tema e stabilire procedure di educazione, prevenzione e controllo.
Il nostro Ordine sta vivendo una diminuzione del numero dei religiosi, e nello stesso tempo un aumento costante delle opere apostoliche e dei collaboratori. Non è una cosa nuova, ma la continuità di una tendenza che è iniziata già da anni e che si sta facendo sempre più evidente. Questa constatazione ci porta a riformulare le nostre strutture, a riorganizzarci, non soltanto per rivitalizzare le nostre comunità, ma anche per rispondere e accompagnare in modo responsabile lo sviluppo dei nostri Centri. Abbiamo intrapreso un processo di riorganizzazione delle comunità e delle Province. Non è un cammino facile, ma condividiamo la convinzione che non possiamo rimanere passivi di fronte a una realtà che sta cambiando velocemente la configurazione del nostro Ordine. Discernere sulle nuove strutture e sulle nuove maniere di organizzarci deve essere qualcosa di più di un calcolo numerico delle persone o della loro efficienza. Con realismo, ma facendo affidamento sull’illuminazione e sull’impulso dello Spirito Santo, ci siamo proposti per questo nuovo sessennio di cercare nuove organizzazioni e strutture che rispondano alla realtà di oggi, rivitalizzandola, e che ci permettano di continuare a offrire la missione che ci è stata affidata. L’Ordine è presente nei cinque continenti; le realtà e le necessità sono diverse, e pertanto dovremo concentrarci sul lavoro ‘per regioni’. Il Capitolo ha indicato che, in questo processo di riorganizzazione, un grande aiuto potrà venire dall’animazione che realizzerà ciascun consigliere generale, nella regione che gli sarà affidata: Asia-Pacifico, Africa, Europa, America Latina e Oceania-America del Nord. Ci proponiamo inoltre di favorire il lavoro in rete, condividere le nostre esperienze e realtà e iniziare una maggiore dinamica di lavoro e di rapporti a livello interprovinciale.
Cooperazione
e solidarietà
Il tema della cooperazione internazionale e della solidarietà ha avuto un proprio spazio di confronto. Crediamo che l’ospitalità sia necessaria per contribuire ad attenuare gli effetti di un mondo che non cessa di ampliare le differenze e di segregare le persone. La fraternità cristiana, la Dottrina Sociale della Chiesa e l’esercizio dell’Ospitalità, ci esortano ad impegnarci per creare ponti che possano integrare, avvicinare, e che ci aiutino a vivere nella corresponsabilità la realtà dei diversi popoli e nazioni della terra.
In tutto il Capitolo è affiorata la preoccupazione e la chiamata ad impegnarci per un pianeta più pulito. Alla luce dell’esortazione “Laudato Si”, ci siamo impegnati a riflettere sul modo in cui l’Ordine può offrire una nuova ospitalità per rispondere al grido della Terra e dei poveri, su cosa può dire la nostra Ospitalità al pianeta che soffre e ai tanti nostri fratelli e sorelle che si trovano in una situazione di grande povertà a causa dei disastri ecologici sempre più gravi.
Un punto che ha richiamato l’attenzione è stato certamente come poter rispondere all’appello di papa Francesco a sradicare la schiavitù moderna, e tendere una mano alle sue vittime. In alcuni luoghi, il nostro Ordine, in collaborazione con altre istituzioni, sta già dando risposte concrete, ma crediamo che, data la nostra realtà universale, possiamo migliorare in questo senso e lavorare per prestare assistenza a quanti sono sfruttati, aiutandoli a ritrovare la propria dignità e andare avanti nella vita.
Mettiamo nelle mani del Signore tutto il lavoro di questi giorni, lo affidiamo allo Spirito Santo e lo condividiamo con l’Ordine e con la Chiesa. Ci sentiamo umili servitori e sappiamo che solo se ci lasceremo illuminare e guidare da Lui, il nostro lavoro sarà valido e porterà frutto. Soltanto con l’aiuto di Dio, con la preghiera della Chiesa e l’impegno di tutti, potremo dare risposta alle parole con le quali papa Francesco si è congedato da noi: portate la compassione e la misericordia di Gesù ai malati e ai più bisognosi. Uscite da voi stessi, dai vostri limiti, dai vostri problemi e difficoltà, per unirvi agli altri in una carovana di solidarietà. Che i vostri giovani profetizzino e i vostri anziani non cessino di sognare (cfr Gl 3,1).
Fr. Joaquim Erra Mas, O.H.
Consigliere Generale