Matté Marcello
Una domenica della Parola (perchè la Parola non sia solo della domenica)
2019/11, p. 6
La domenica dedicata alla Parola possa far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture, così come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi: “Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Dt 30,14)». Chiude così il motu proprio Aperuit illis con il quale papa Francesco stabilisce che «la III domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio».

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Una Domenica della Parola(perché la Parola non sia solo della domenica)
«La domenica dedicata alla Parola possa far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture, così come l’autore sacro insegnava già nei tempi antichi: “Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (Dt 30,14)». Chiude così il motu proprio Aperuit illis con il quale papa Francesco stabilisce che «la III domenica del Tempo ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio».
Nel solco della Tradizione
La “Domenica della Parola” risponde alla richiesta avanzata nella Misericordia et misera (n. 7) a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia, «per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo». Le radici affondano nel Concilio Vaticano II, che con la costituzione Dei Verbum aveva restituito alla Parola di Dio la centralità dovuta, e si estendono fino all’esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI.
Duplice la direzione del titolo: se non è il Signore ad “aprirci alla comprensione” «è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo».
Nel cammino dell’anno liturgico
L’indicazione della III domenica del Tempo ordinario come Domenica della Parola la colloca «in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto, il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida».
Nella storia di popolo
Il popolo disperso nella deportazione babilonese – frutto amaro dell’oblio della Parola della Legge – si ritrova «radunato intorno alla Sacra Scrittura come fosse “un solo uomo” (Ne 8,1)». Si riscopre popolo e ritrova «il senso degli eventi vissuti». Il commovente racconto del Libro di Neemia conferma l’azione della Parola di Dio che ci costituisce popolo e, dall’altra, insegna che «la Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati. Essa appartiene, anzitutto, al popolo convocato per ascoltarla e riconoscersi in quella Parola. Spesso, si verificano tendenze che cercano di monopolizzare il testo sacro relegandolo ad alcuni circoli o a gruppi prescelti. Non può essere così. La Bibbia è il libro del popolo del Signore che nel suo ascolto passa dalla dispersione e dalla divisione all’unità. La Parola di Dio unisce i credenti e li rende un solo popolo».
Nella storia di fede personale
Poiché «la Bibbia non è una raccolta di libri di storia, né di cronaca, ma è interamente rivolta alla salvezza integrale della persona», la fede biblica si fonda su una Parola viva, non su un libro. La docilità alla Spirito Santo si esprime anzitutto nella docilità alla Parola. «Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cf. Rm 10,17), l’invito che ne scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali».
Per la sua intera estensione, il testo della Parola di Dio possiede una funzione critica, che invita alla conversione, e una funzione profetica: «essa non riguarda il futuro, ma l’oggi di chi si nutre di questa Parola. ... Chi si nutre ogni giorno della Parola di Dio si fa, come Gesù, contemporaneo delle persone che incontra; non è tentato di cadere in nostalgie sterili per il passato, né in utopie disincarnate verso il futuro».
Nelle vocazioni al ministero
Tutti coloro che sono chiamati a svolgere un ministero nella comunità, e i pastori in primo luogo, «hanno la grande responsabilità di spiegare e permettere a tutti di comprendere la Sacra Scrittura. Poiché essa è il libro del popolo, quanti hanno la vocazione di essere ministri della Parola devono sentire forte l’esigenza di renderla accessibile alla propria comunità».
Viene rinnovato l’appello di Evangelii gaudium a curare l’omelia perché possiede «un carattere quasi sacramentale» (142), tanto più che «per molti dei nostri fedeli questa è l’unica occasione per cogliere la bellezza della Parola di Dio e vederla riferita alla loro vita quotidiana».
Anche i catechisti trovino nella familiarità con la Parola di Dio la scuola di rinnovamento e di dialogo fruttuoso con quanti li ascoltano.
Nella celebrazione dell’eucaristia
«La frequentazione costante della Sacra Scrittura e la celebrazione dell’eucaristia rendono possibile il riconoscimento fra persone che si appartengono». È Parola che si fa pane per nutrire personalmente il singolo fedele e costituirci come popolo. Nel libro dell’Apocalisse viene insegnato che «il Signore sta alla porta e bussa. Se qualcuno ascolta la sua voce e gli apre, egli entra per cenare insieme (cf. 3,20). Cristo Gesù bussa alla nostra porta attraverso la Sacra Scrittura; se ascoltiamo e apriamo la porta della mente e del cuore, allora entra nella nostra vita e rimane con noi».
Nei gesti che l’accompagnano
Tra le forme che le comunità troveranno per dare espressione alla centralità della Parola di Dio in questa sua domenica, papa Francesco invita a individuare qualche espressione rituale di intronizzazione della Parola, a dare risalto alla sua proclamazione, ad «adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore»; potrà essere l’occasione per celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile; «i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».
La prospettiva di fondo nella quale l’indizione della Domenica della Parola si pone, vuole affrancarsi da ogni sospetto devozionale: «Il giorno dedicato alla Bibbia vuole essere non “una volta all’anno”, ma una volta per tutto l’anno, perché abbiamo urgente necessità di diventare familiari e intimi della Sacra Scrittura e del Risorto, che non cessa di spezzare la Parola e il Pane nella comunità dei credenti. Per questo abbiamo bisogno di entrare in confidenza costante con la Sacra Scrittura».
Marcello Matté