Chiaro Mario
Tutela della biodiversità
2019/10, p. 29
“Imparare a guardare alla biodiversità, per prendercene cura”: in occasione della Giornata per la Custodia del Creato, la Chiesa italiana invita le comunità cristiane a conoscere il patrimonio dei nostri territori, a riconoscerne il valore e a promuoverne la custodia.

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Testimoni
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Messaggio della Chiesa italiana
TUTELA
DELLA BIODIVERSITÀ
“Imparare a guardare alla biodiversità, per prendercene cura”: in occasione della Giornata per la Custodia del Creato, la Chiesa italiana invita le comunità cristiane a conoscere il patrimonio dei nostri territori, a riconoscerne il valore e a promuoverne la custodia.
Il Messaggio per la 14ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre 2019) – proposto dalla Cei e curato dalla “Commissione per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace” insieme alla “Commissione per l’ecumenismo e il dialogo” – ha un focus di grande attualità: «Imparare a guardare alla biodiversità, per prendercene cura». Si tratta di uno dei richiami dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco: “risuona con forza anche nel documento preparatorio per il Sinodo che nell’ottobre del 2019 sarà dedicato all'Amazzonia, una regione che è “un polmone del pianeta e uno dei luoghi in cui si trova la maggior diversità nel mondo” (Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’Ecologia Integrale, n. 9)”. La biodiversità dunque non è un lusso, ma un pre-requisito fondamentale del benessere dei viventi e dell’uomo, che è il consumatore per eccellenza nella catena alimentare.
Una finestra
sulla biodiversità
Oggi le comunità cristiane sono dunque chiamate a conoscere e comprendere la realtà fragile e preziosa della biodiversità a partire dal nostro paese, segnato da ecosistemi che vanno dalle Alpi fino al Mare nostrum. L’Italia, grazie alla sua varietà geomorfologica, microclimatica e vegetazionale e grazie alla sua posizione centrale nel bacino del Mediterraneo (uno dei 33 punti caldi di biodiversità a livello mondiale), ha condizioni di sviluppo della biodiversità tra le più significative a livello europeo sia per il numero totale di specie, sia per l’alto tasso di ‘endemismi’(specie di piante e di animali esclusivi di limitati territori). Rispetto al totale di specie presenti in Europa, in Italia si contano oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, il tutto su una superficie di circa 1/30 di quella del continente.
La ricchezza della biodiversità italiana è seriamente minacciata da una serie ampia di fattori: la distruzione degli habitat (urbanizzazione e consumo di suolo) e la loro frammentazione e degrado, l’invasione di specie aliene invasive, le attività agricole, gli incendi, il bracconaggio, i cambiamenti climatici. La tutela della biodiversità è fortemente associata alla presenza del capitale naturale, spesso non considerato o sottovalutato nelle politiche di sviluppo economico. Le aree con regime speciale di conservazione del capitale naturale sono quelle comprese nella rete delle aree protette. In Italia esistono 871 aree protette per un totale di circa 3.163.590 ettari sulla terraferma e 2.853.033 ettari in mare, con uno sviluppo complessivo di circa 658 chilometri di costa. I Parchi nazionali sono 24 e coprono 1.465.681 ettari di terraferma e 71.812 in mare. Si tratta di un patrimonio molto significativo non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi a confronto di quello di altri paesi europei.
Sguardo contemplativo
e preoccupato
Il Messaggio della Cei si ispira essenzialmente alla sezione della Laudato si' (LS) dedicata proprio alla biodiversità (nn. 32-42) e sottolinea l’importanza di mantenere sempre uno“sguardo contemplativo” su alcune aree chiave del pianeta (Amazzonia e bacino fluviale del Congo, grandi falde acquifere e ghiacciai, barriere coralline ecc.), perché esse manifestano il “grande miracolo” di una ricchezza vitale, che si dispiega sul pianeta terra in forme splendidamente variegate. Quest’invito alla contemplazione della bellezza della creazione deve però saldarsi con la consapevolezza della minaccia che grava sempre più su tale biodiversità: «non basta pensare alle diverse specie solo come eventuali “risorse” sfruttabili, dimenticando che hanno un valore in se stesse. Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche attività umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto» (LS 33). Nella logica dell’ecologia integrale, in una creazione cioè in cui tutto è connesso, l’appello dei vescovi è quello di non distruggere realtà di grande valore anche dal punto di vista economico, con impatti che gravano soprattutto sui più fragili.
Attenzione ai poveri
e custodia della terra
Infatti, l’attenzione ai più poveri è oggi condizione di possibilità per una vera salvaguardia della biodiversità. Con tutta evidenza, la perdita di biodiversità è una delle espressioni più gravi della crisi socio-ambientale, che purtroppo coinvolge anche l’Italia: “con dinamiche che interessano sia il mondo vegetale che quello animale, depotenziando la bellezza e la sostenibilità delle nostre terre e rendendole meno vivibili”. In questa prospettiva, il documento invita a “convertirci facendoci custodi della terra e della biodiversità che la abita”.
Per concretizzare tale custodia, la prima indicazione è quella di favorire le pratiche di coltivazione realizzate secondo lo spirito con cui il monachesimo ha reso possibile la fertilità della terra senza modificarne l’equilibrio. A questo scopo, occorre utilizzare tecnologie che valorizzino il biologico e favorire istituzioni/enti di ricerca che studiano la biodiversità e operano per la conservazione di specie vegetali e animali in via di estinzione. La seconda indicazione è di tipo socio-politico: occorre opporsi a tante pratiche che degradano e distruggono la biodiversità. Vengono ricordati fenomeni quali il landgrabbing (accaparramento di terre a livello globale), la deforestazione, la proliferazione delle monocolture, il crescente consumo di suolo, l’inquinamento che avvelena, le dinamiche finanziarie ed economiche che cercano di monopolizzare la ricerca o si propongono di privatizzare alcune tecno-scienze collegate alla salvaguardia della biodiversità. L’ultima indicazione riguarda l’impegno ad assumere stili di vita sostenibili, per contrastare quei fenomeni che minacciano la biodiversità su scala globale (a partire dal mutamento climatico) e per potenziare le buone pratiche che la promuovono: “anche per l’Italia la sua valorizzazione contribuisce in molte aree al benessere e alla creazione di opportunità di lavoro, specie nel campo dell'agricoltura, così come nel comparto turistico”.
In questo scenario, il Messaggio sottolinea l’importanza che ogni comunità cristiana si impegni sul serio in una puntuale opera di discernimento e di riflessione, facendosi guidare da alcune domande: “Qual è la “nostra Amazzonia”? Qual è la realtà più preziosa – da un punto di vista ambientale e culturale – che è presente nei nostri territori e che oggi appare maggiormente minacciata? Come possiamo contribuire alla sua tutela?”. Per rispondere occorre conoscere il patrimonio dei nostri territori, riconoscerne il valore, promuoverne la custodia.
C’è un “Tempo del Creato”
La Giornata per la Custodia del Creato s’inserisce nella più ampia celebrazione denominata Tempo del Creato, promossa dal Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale. Si tratta di una celebrazione ecumenica di preghiera che ha esteso la ricorrenza della Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato del 1° settembre (proclamata dal patriarca Dimitrios I nel 1989 per gli ortodossi e fatta propria da Papa Francesco nel 2015) al 4 ottobre, festa di San Francesco, autore del “Cantico delle Creature”. Insieme al Movimento Cattolico Mondiale per il Clima e alla Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (Repam, organismo che sostiene la preparazione per il Sinodo sull’Amazzonia che inizierà il prossimo 6 ottobre, subito dopo la fine del Tempo del Creato), il Dicastero sta studiando idee per includere nella liturgia la cura del creato, formare comitati per promuovere l’ecologia integrale e partecipare ad attività di advocacy (processi che mirano ad influenzare le politiche pubbliche). Questa celebrazione mondiale avviene nel quarto anniversario del documento guida di papa Francesco, l’enciclica Laudato si’, attraverso il quale la Chiesa richiama gli abitanti dei cinque continenti a considerare la cura del creato come parte della propria “responsabilità di guida pastorale”. Il tema del Tempo nel 2019 è “La rete della vita” e rispecchia sia il ruolo degli uomini come custodi del creato sia l’urgente necessità di proteggere il ricco affresco di biodiversità che il Creatore ha tessuto. Mauricio Lopez, segretario esecutivo della Repam, ricordando che 87mila persone hanno partecipato alle discussioni per preparare il Sinodo e scoprire “il volto amazzonico della Chiesa”, sottolinea: «Il Tempo del Creato è un’opportunità per riflettere sui modi in cui amiamo le culture in tutta la loro diversità, specialmente la diversità delle comunità nell’Amazzonia. Possiamo occuparci dei nostri vicini più vulnerabili e del posto che occupano nel creato».
Mario Chiaro