Una santità ordinaria vissuta con umiltà
2019/10, p. 12
La consacrata dell’Ordo è chiamata a essere nella Chiesa
lievito, disperso nella massa e a contatto diretto con tutte
le condizioni della vita per portare in esse il sapore del
Vangelo, per essere una sentinella della logica evangelica.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
31° Incontro nazionale dell’Ordo Virginum
UNA SANTITÀ ORDINARIA
VISSUTA CON UMILTÀ
La consacrata dell’Ordo è chiamata a essere nella Chiesa lievito, disperso nella massa e a contatto diretto con tutte le condizioni della vita per portare in esse il sapore del Vangelo, per essere una sentinella della logica evangelica.
Il trentunesimo Incontro nazionale dell’Ordo virginum si è tenuto ad Assisi, il 21-25 agosto, e ha visto la partecipazione di duecentosettanta consacrate e donne in formazione che, insieme a diversi delegati e vescovi, sono stati accolti dalle consacrate dell’Umbria e delle Marche. Erano presenti anche consacrate provenienti da Malta, dalla Finlandia e dall’Algeria.Vigili nello Spirito, per uno straordinario quotidiano: questo il tema dell’incontro che ha approfondito l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Papa Francesco, nel documento oggetto di studio, invita a una santità quotidiana, a essere donne che nella semplicità di una vita che non si impone, pur con tutti i limiti e le debolezze umane, sono conformi a Gesù, fino a essere con la propria vita un riflesso della sua presenza. Dunque una santità ordinaria, vissuta con umiltà, perseveranza e non in azioni straordinarie. Il cammino di santità, a cui sono chiamate le donne dell’Ordo, passa attraverso la testimonianza di una vita evangelica senza sconti. Si tratta di essere donne profondamente umane, capaci di leggere già nell’oggi i segni della risurrezione; donne che offrono la vita per costruire con il Signore e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà un mondo più umano, abitato dallo Spirito.
L’annuale appuntamento è stato aperto dalla celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi - Nocera Umbra - Gualdo Tadino, che ha spiegato: “Se avete scelto di consacrarvi al Signore nell’Ordo virginum è perché siete state scelte. La consacrazione non è mai un nostro progetto ma un sì al progetto di Dio. E allora tocca continuamente interrogarsi se con il progetto di Dio abbiamo fatto nostra anche la logica di Dio, e cioè la grammatica della generosità, del servizio, dell’amore che si sviluppa nel dono di sé e mette rigorosamente da parte ogni istanza di orgoglio, di primato, di competizione”.
La consacrata dell’Ordo è chiamata a essere nella Chiesa come lievito, disperso nella massa e a contatto diretto con tutte le condizioni della vita per portare in esse il sapore del Vangelo, per essere una sentinella della logica evangelica. “Il vostro modo di essere consacrate - ha chiarito mons. Sorrentino - non assomiglia a quello delle grandi comunità religiose, che sono più visibili e danno in qualche modo anche forma e colore all’abito ecclesiale. Voi con discrezione siete chiamate a essere segno di ciò che verrà. Un segno della gratuità di Dio, un segno della verità che Gesù è la pienezza della nostra umanità, che basta da solo a riempire il nostro cuore”.
Avvio e svolgimento
dei lavori
I lavori sono stati introdotti dal saluto del vescovo di Como, Oscar Cantoni, delegato Cei per l’Ordo Virginum, che ha portato “il saluto affettuoso e grato dei vescovi italiani per quello che siete e per la testimonianza di vita cristiana che offrite mediante la vostra consacrazione”. Mons. Cantoni ha invitato “ad approfondire e personalizzare i contenuti della Gaudete et exsultate, sorretti dalla testimonianza sempre viva e interrogante dei santi Francesco e Chiara, tanto amati e venerati dal popolo di Dio”. Ed ha ricordato che il Papa in questo documento “invita ciascuno a tendere alla santità cercando di scorgere quella parola speciale, quel messaggio originale e unico che Dio vuol far pervenire al mondo attraverso la vita di ognuno”.
Cuore dell’incontro è stato l’intervento del gesuita Marko Rupnik, direttore del centro Aletti e docente della Gregoriana, che ha fatto notare: “se il mondo ci applaude ma non ci segue è perché non riusciamo a trasmettere la bellezza di essere figli di Dio. Solo questa consapevolezza affascina, ci rende belli in quanto manifestiamo un Altro. E solo lo Spirito può donarci la vita di Dio che è amore, quell’amore nel quale si realizza la nostra vita”. Dunque se le opere non suscitano l’appetito di Dio non servono a nulla. Il luogo privilegiato della testimonianza e perciò della santificazione non sono le opere ma le relazioni. “La santificazione non è altro che la consapevolezza di una figliolanza accolta quotidianamente e trasmessa concretamente agli occhi e al cuore della gente. Ciò dice che la vergine consacrata, a immagine della Chiesa, nella storia della vocazione non cerca l’ordine della natura ma quello dello Spirito, che è comunione”.
Altro momento significativo è stato quello della relazione della professoressa Maria Pia Alberzoni, docente di storia medievale alla Cattolica di Milano, che ha tratteggiato “l’oggi profetico di Chiara d’Assisi” evidenziando come Chiara fosse attenta ai poveri e agli emarginati, perché ritrovava in loro l’immagine di Cristo. Viveva totalmente in Dio ma con i piedi aderenti alla terra abitata dall’umanità, nell’accoglienza incondizionata di ogni fratello e sorella. “Chiara ripropone oggi il valore dell’esistenza custodita da Dio e vissuta per amore”.
Pellegrinaggio
ai luoghi francescani
I partecipanti all’Incontro hanno anche vissuto una giornata di pellegrinaggio ai luoghi francescani, aperto dalla Messa sulla tomba di Francesco, presieduta dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, Giuseppe Piemontese.
È seguita la visita guidata dai frati alla Basilica di san Francesco e quella del vescovo di mons. Domenico Sorrentino al Santuario della Spogliazione, “dove otto secoli fa Francesco, davanti al vescovo Guido, si spogliò di tutto, per essere tutto di Dio e dei fratelli”. Per secoli questo luogo era stato lasciato piuttosto ai margini ma da alcuni anni è ricercato spazio di preghiera e discernimento, soprattutto per i giovani in ricerca.Le meditazioni di padre Guglielmo Spirito ofm, docente di Teologia spirituale presso l’Istituto teologico di Assisi, e di madre Agnese Acquadro, abbadessa del Monastero di santa Chiara, hanno aiutato a cogliere la passione e la speranza della santità feriale di Chiara e Francesco.
Padre Spirito ha parlato di “invisibilità” come “tratto della consacrata dell’Ordo Virginum”, che in un tempo in cui tutto sembra appiattito su un piano orizzontale e si è sempre più spinti verso una ricerca spasmodica di apparire, “sceglie di rinunciare a tutto: una propria famiglia, una propria opera, una propria struttura, … per stare con Cristo in ogni circostanza”. Se Gesù è l’alfa e l’omega della vita, questo basta per avere un’esistenza realizzata. Certo “la vocazione alla verginità consacrata è una forma di vita non scontata, che non ricompensa e non viene capita, ma se in questa condizione continuate a conservare la gioia della vocazione ricevuta, siete al posto giusto”.
Madre Acquadro confrontando l’Istruzione Ecclesiae sponsae imago con l’Istruzione Cor Orans ha evidenziato alcuni elementi comuni tra le due vocazioni: “La nostra vita claustrale e la vostra vocazione di consacrate nel mondo si incontrano alla sorgente: nell’essere totalmente di Cristo e nel testimoniare con la vita non solo che Dio esiste ed è il senso di tutto, ma che Dio è amore ed è un amore così smisurato da essere un amore sponsale, comunicabile, sperimentabile, capace di fare totalmente sua per sempre, e pienamente felice, una persona”. Non dobbiamo aver paura di dirlo, a credenti e non credenti: la vocazione ultima di ogni battezzato, come di ogni essere umano, è quella della comunione sponsale con Dio in Cristo. È questo il lieto annuncio di cui il mondo ha bisogno, un annuncio di senso e di speranza che la nostra vita può offrire con il suo stesso esserci.
Chiara giorno dopo giorno si è lasciata plasmare dalla vita di Gesù in lei ed è diventata un capolavoro di santità. “Radicate nell’appartenenza a Cristo, potete impegnarvi con tutte voi stesse nel servizio alla Chiesa e andare incontro a ogni fratello e sorella che Dio pone sul vostro cammino, senza timore di immergervi nel mistero dell’umanità spesso ferita e smarrita, per portare il lieto annuncio del Vangelo che salva. Essere totalmente e per sempre di Cristo non è facile, tante volte costa lacrime, e potrebbe costarci anche il sangue, ma è l’unico motivo per cui valga davvero la pena vivere e morire”.
Nel corso delle giornate i diversi momenti di preghiera sono stati presieduti anche da: mons. Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, mons. Gerardo Rocconi, vescovo di Jesi, mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, mons. Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni, mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo di Foggia – Bovino.
L’Incontro si è concluso nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ai piedi di Assisi, con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Oscar Cantoni che ha ricordato: “La verginità è un dono di Dio, di cui essere profondamente grati, un tesoro fragile da custodire con cura, promuovendo un’intimità sempre più profonda con Cristo sposo, una dedizione generosa e costosa a servizio della sua diletta Sposa, che è la Chiesa, una vicinanza piena di premure nei confronti di tutti, soprattutto dei poveri e degli ultimi, senza escludere nessuno perché amato da Dio”.Nessun privilegio, dunque, ma condivisione con quanti nel popolo di Dio percorrono altre vie di santità. “Legato al dono della verginità è il carisma profetico. La profezia non consiste nella capacità di predire il futuro, ma di leggere con gli occhi di Dio l’oggi che lui ci dona, pregustando, anzi anticipando, per la comunità cristiana e per l’intera nostra società, anche scelte innovative, che possono diventare paradigmatiche per tutti”.Per le vergini consacrate “il compito di passare per la porta stretta richiede l’impegno di ciascuna a vivere un’esistenza che susciti stupore, promuova la dignità delle persone, che stimoli non solo ammirazione, ma anche capacità di coinvolgersi per la promozione di famiglie sante, di giovani impegnati, di politici alla ricerca del vero bene comune, di anziani che sanno ancora sognare e aiutare i loro nipoti ad affrontare con coraggio le difficoltà”.L’Incontro nazionale del 2020 si terrà a Roma, sarà organizzato dalle consacrate della Puglia e avrà come oggetto di studio il Percorso formativo per l’Ordo Virginum cui un gruppo di consacrate, coordinate dal gruppo di collegamento nazionale, sta lavorando in modo sinodale da oltre due anni.Il testo, ancora in fase di preparazione, è frutto di un’attenta ermeneutica dell’esperienza vissuta dall’Ordo nei territori ecclesiali in Italia e sarà un aiuto soprattutto in quelle diocesi in cui l’Ordo ancora non esiste o è nato da poco, dove si attendono orientamenti da parte di chi da anni vive questa scelta ed è impegnata nella formazione a livello psicologico, biblico, teologico, sapienziale, spirituale, liturgico.
Giuseppina Avolio